68,5 milioni di persone in cerca di casa

È la cifra da capogiro delle donne e degli uomini che migrano verso un Paese che possa accoglierli. I bambini sono circa 28 milioni. Un’emergenza che non accenna a diminuire
L’odissea dei Rohingya

L’ultima notizia è veramente raccapricciante: si parla di almeno 13 mila profughi deportati con la forza e abbandonati nel Sahara, nel deserto tra Libia e Algeria. Un atto da tribunale dei crimini contro l’umanità. Lo ha denunciato al-Jazeera, con tanto di video e testimonianze. Ed è sotto gli occhi di tutti l’odissea senza fine dei profughi nel Mediterraneo, ma non solo.

In Myanmar, si parla ormai di 1,2 milioni di rohingya nei campi profughi e la situazione sta diventando un’emergenza, per i monsoni che sono alle porte. Ormai manca poco alle piogge torrenziali con relative inondazioni e sarà un disastro umanitario sopra un altro: fango fino alle ginocchia, la febbre dengue che decimerà i vecchi e i bambini e quant’altre malattie ci possano essere, le troveremo tra i rohingya. Per non parlare poi di quei popoli che, sulle montagne del Vietnam, non hanno accesso all’acqua, come i Ba Na: si lavano ormai nelle pozzanghere.

Sulla sua coscienza, ufficialmente, l’umanità ha 68,5 milioni di persone, tra cui 28 milioni circa di bambini, che vagano, soffrono, sono oggetto di angherie, soprusi, stupri e traffico di organi. Dalla fine del 2017 ad oggi, si sono registrati oltre 3 milioni di profughi in più rispetto al 2016 e da 10 anni a questa parte è da registrare un incremento complessivo del 50%. Siamo passati dai 42,7 milioni del 2008 alla cifra di oggi, incredibilmente alta. Come se la Thailandia intera dovesse migrare, oppure tutti gli italiani fossero messi fuori di case e cacciati.

Bambino siriano rifugiato in Libano
Bambino siriano rifugiato in Libano

L’agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati, l’Unhcr, ha stimato che lo scorso anno circa 44.500 persone ogni giorno siano state cacciate dai loro luoghi di nascita: per la precisione, ogni 2 secondi segnati dal nostro orologio, c’è un nuovo profugo. «Siamo arrivati al punto che, per far fronte a quest’emergenza umanitaria a livello mondiale, c’è bisogno di un approccio diverso da parte dei governi e delle comunità, in modo che queste non si sentono abbandonate e lasciate da sole», ha affermato il commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, Filippo Grandi. «Dobbiamo anche pensare che il 70% del totale dei profughi proviene soltanto da 10 Paesi», haaggiunto. E primi i 6 sono Sud Sudan, Siria, Myanmar, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Iraq e Somalia.

Domenica 17 giugno, il papa, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato indetta dalle Nazioni Unite per mercoledì 20, ha fatto un appello all’Angelus, affinché si arrivi ad un “patto mondiale sui rifugiati”, che si vorrebbe adottare entro l’anno, per poter assicurare un’emigrazione sicura e regolare. Il papa ha inoltra affermato: «Auspico che gli Stati coinvolti raggiungano un’intesa per assicurare con responsabilità e umanità l’assistenza e la protezione a chi è forzato a lasciare il proprio Paese». Continuando, Bergoglio ha incitato tutti a: «Essere vicini ai rifugiati, a trovare con loro momenti d’incontro, a valorizzare il loro contributo, affinché possano anch’essi inserirsi nella comunità che li ospita».

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