25 aprile, Mattarella: guerra ingiustificabile, serve il coraggio della pace

Il capo dello Stato Mattarella, nel suo messaggio per il 25 aprile, lancia un appello alla pace. Alla pace - ha ribadito - non ad arrendersi di fronte alla prepotenza - chiedendo la fine del conflitto e la solidarietà coesa all'Ucraina.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,durante il suo intervento, in occasione dell'incontro con gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica).

«L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha alcuna giustificazione. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo. L’incendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini». Non usa mezzi termini il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in vista del 25 aprile, ricorrenza della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ha fermamente condannato l’attacco russo all’Ucraina, sottolineando l’importanza di fermarlo tempestivamente e l’obbligo di solidarietà nei confronti del Paese attaccato.

Parole chiarissime, che denunciano la violazione delle regole internazionali da parte della Russia, le migliaia di vittime e la distruzione di intere città ucraine: «Abbiamo assistito, in queste settimane, con un profondo senso di angoscia, a scene di violenza sui civili, anziani donne e bambini, all’uso di armi che devastano senza discrimine, senza alcuna pietà». Per tutte queste ragioni, ha aggiunto Mattarella, «la solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa. È possibile – ha sottolineato – che questo comporti alcuni sacrifici. Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito».

Il capo dello Stato, dunque, traccia la strada da seguire: un percorso non univoco, visti i tanti distinguo nel condannare una guerra che ha già fatto migliaia di morti. La stessa Associazione nazionale partigiani d’Italia era finita, nelle scorse settimane, al centro delle polemiche, tanto che in un messaggio rivolto ai suoi associati, la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, aveva affermato: «La guerra assurda e sanguinosa che all’improvviso è tornata a sconvolgere il cuore della nostra Europa provoca in me un orrore che non mi è facile descrivere: quelle bombe sulle case, quelle famiglie in fuga, quei padri che baciano i figli forse per l’ultima volta e tornano indietro per combattere… quanti ricordi di un terribile passato, che non avrei mai, mai immaginato di rivedere così vicino a tutti noi… Dunque, non è concepibile nessuna equidistanza; se vogliamo essere fedeli ai nostri valori, dobbiamo sostenere il popolo ucraino che lotta per non soccombere all’invasione, per non perdere la propria libertà. Questo sostegno non può e non deve significare inimicizia nei confronti del grande popolo russo, anzi. Anche questo popolo subisce le conseguenze nefaste delle scelte e della condotta disumana dei suoi governanti. Condotta che reca offesa alla memoria dei 20 milioni di caduti dell’Unione Sovietica – dunque russi e ucraini insieme – nella guerra vittoriosa contro il nazifascismo». Alle polemiche, il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo aveva risposto spiegando: «Non siamo mai stati equidistanti. Siamo dalla parte degli aggrediti contro gli aggressori».

Nel suo discorso per la Liberazione, comunque, Mattarella ha spiegato che dal “nostro” 25 aprile «viene un appello alla pace. Alla pace – ha ribadito – non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. A praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire. La straordinaria conquista della libertà, costata sacrifici e sangue ai popoli europei – e condivisa per molti decenni – non può essere rimossa né cancellata. Sappiamo anche che la libertà non è mai acquisita una volta per sempre e che, per essa, occorre sapersi impegnare senza riserve. Vale ovunque. In Europa, in Italia».

«Il convinto e incondizionato rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria, unitamente alla consapevolezza dell’importanza della democrazia, all’affermazione coraggiosa e intransigente del rispetto della dignità umana, al rifiuto di ogni razzismo, alla fedeltà ai propri ideali, sono – ha affermato Mattarella – i valori che ci sono stati affidati dalla Liberazione; e che avvertiamo di dover trasmettere ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai giovani europei perché si scongiuri l’atrocità inescusabile della guerra».

Parlando alle associazioni combattentistiche e d’armi, al Ministro della Difesa Guerini nonché ai capi di Stato maggiore della Difesa, dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dell’Arma del Carabinieri e della Guardia di Finanza, in occasione del 77simo anniversario della Liberazione, Mattarella ha sottolineato l’importanza di tramandare il ricordo di quanti, nel nostro Paese, hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà.

Si tiene così viva la memoria di uno dei periodi più drammatici della nostra storia, e si trasmettono i valori della Resistenza che consentirono la liberazione del nostro Paese dall’oppressione nazifascista. Lunedì 25 aprile, Mattarella andrà ad Acerra, nel napoletano: una città che fu profondamente segnata dai combattimenti e dalle rappresaglie delle truppe naziste. «Da Acerra – ha commentato Mattarella -, idealmente abbracceremo tutti gli altri luoghi che videro l’eroismo, la sofferenza e, troppo spesso, la morte di quanti si sacrificarono per consegnarci un Paese libero e democratico. Ricordiamo la rivolta in armi contro l’oppressore. Rivolta che fu morale, anzitutto, e poi difesa strenua del nostro popolo dalla violenza che veniva scatenata contro di esso».

Il 25 aprile, ha aggiunto il capo dello Stato, rappresenta la data fondativa della nostra democrazia, oltre che di ricomposizione dell’unità nazionale. Una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista. «A pagare furono, come non mai, le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie. Fu, quella, una crudele violenza contro l’umanità, con crimini incancellabili nel registro della storia, culminati nella Shoah. Un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli». Ecco perché, ha detto Mattarella, serve il rifiuto convinto di ogni totalitarismo. Il conflitto va fermato e la solidarietà all’Ucraina sempre assicurata.

(Leggi il discorso integrale del presidente Mattarella)

 

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