Dopo il suo arrivo in Congo (RdC), il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, prevede di incontrare il presidente Félix Tshisekedi, membri del governo, nonché rappresentanti della Missione delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace (Monusco) e personalità della società civile.
La parte orientale della Repubblica Democratica del Congo è da anni oggetto di aggressione da parte del gruppo armato M23, sostenuto dall’esercito ruandese. Dopo aver preso la città di Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, i ribelli ora controllano anche la città di Bukavu, nella parte meridionale del lago Kivu.
Ricordiamo che autorità congolesi ed esperti, come il famoso giornalista franco-camerunese Charles Onana, hanno denunciato che la regione orientale del Congo RdC è stata saccheggiata dal Ruanda già 30 anni fa. E che il Ruanda è diventato negli anni il principale esportatore di oro, litio e altri minerali rari, nonostante il suo suolo ne sia privo. Il Ruanda nega tutto ciò, affermando che anzi la sua stessa sicurezza è minacciata da gruppi armati ostili presenti nella regione.
L’avanzata di truppe armate sanguinarie come l’M23 ha scosso la comunità internazionale fino ad invocare l’intervento della Corte penale internazionale. La visita del procuratore capo della Cpi, Karim Khan, non è quindi insignificante.
In una dichiarazione, il procuratore ha affermato di essere preoccupato per quanto sta accadendo in Congo, ed ha sottolineato l’urgenza di applicare il diritto internazionale. “Come in tutto il mondo, siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare nella parte orientale. Centinaia di persone sono morte e migliaia sono rimaste ferite. Il messaggio deve arrivare in modo chiaro: nessun gruppo armato, nessuna forza armata e nessun alleato di gruppi armati può avere carta bianca; devono tutti rispettare le leggi e gli standard internazionali”, ha avvertito il procuratore. Il popolo del Congo è “tanto prezioso quanto quello dell’Ucraina, di Israele o della Palestina, quanto le ragazze e le donne dell’Afghanistan”, ha aggiunto.
Londra ha annunciato che sospenderà la maggior parte dei suoi aiuti finanziari al Ruanda. Infatti, denunciando l’“inaccettabile violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della RdC”, il Regno Unito ha annunciato che avrebbe sospeso, finché non ci saranno “progressi significativi”, i suoi aiuti finanziari al Ruanda, ad eccezione dei programmi destinati ai “più poveri e vulnerabili”. Londra ha inoltre affermato di volersi “coordinare con i partner su possibili nuove sanzioni”.
Dall’inizio dell’anno, quattordici soldati sudafricani (del contingente Samidrc) sono stati uccisi nella parte orientale della RdC. Intanto le truppe burundesi si sono schierate da domenica 23 febbraio a circa 60 km a nord di Uvira, ad una decina di chilometri a sud delle posizioni dell’M23, che nei giorni scorsi sembrava aver fermato la sua avanzata in questa zona.
Venerdì 21 febbraio, per la prima volta, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato direttamente il Ruanda per il suo sostegno all’M23.
Da gennaio scorso, il conflitto nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo ha causato la morte di oltre 7 mila persone, molte delle quali civili, ha affermato lunedì a Ginevra il nuovo primo ministro congolese, Judith Suminwa Tuluka. “Non siamo ancora riusciti a identificare tutte queste persone, ormai è molto facile dire che queste vittime sono solo soldati”, ha affermato la premier durante una conferenza stampa a margine del Consiglio per i diritti umani. “La situazione umanitaria e di sicurezza nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo ha raggiunto livelli allarmanti”, aveva insistito in precedenza di fronte al Consiglio per i diritti umani.
I recenti scontri hanno fatto temere il ripetersi della cosiddetta Seconda Guerra del Congo (1998-2003), che coinvolse molti paesi africani e causò milioni di morti a causa di violenze, malattie e carestia.
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