Mamme da Nord a Sud, esempio e proposta

Il primo maggio delle madri intervenute alla manifestazione di Taranto, che mette assieme la centralità del lavoro e la tutela dell’ambiente e della vita di tutti

A Taranto, su quel palco che, da alcuni anni, sempre più significativamente contende la scena al più tradizionale dei concerti del Primo Maggio, cioè quello di piazza San Giovanni a Roma, e che dà spazio ad artisti e protagonisti della vita sociale italiana, sono salite 3 donne tutte e tre appartenenti al gruppo delle “Mamme da Nord a Sud”: Daniela Spera di Taranto con Laura Ghiotto e Naike Scotton di Lonigo e Sarego, entrambe cittadine in provincia di Vicenza. Daniela è di Legamjonici mentre Laura e Naike sono del gruppo Mamme No Pfas del quale Città nuova ha già parlato in precedenti articoli.

Da appena un mese è nata una rete di coordinamento che attraversa lo stivale e unisce in modo capillare persone tra loro prima sconosciute, ma che man mano stanno tessendo tra loro contatti e convergenze sempre più fitte. “Le Mamme da Nord a Sud” hanno deciso di essere identificate ricorrendo al ruolo di madre che le caratterizza, anche se tra loro ci sono delle giovani donne e pure dei papà e degli uomini che partecipano in pieno agli obiettivi comuni.

Ma perché allora questo nome? Rispondono loro stesse nel testo preparato congiuntamente nella notte precedente l’evento del primo maggio: «Ci siamo unite perché abbiamo tutte lo stesso obiettivo. Il nostro non è solo un obiettivo da raggiungere, è qualcosa di più grande…. Abbiamo un tesoro da proteggere che non si chiama denaro, non si chiama potere. È qualcosa che non si può vendere né comprare. È un tesoro prezioso e meraviglioso. Questo tesoro lo abbiamo visto nascere, aprire gli occhi alla vita. Mai come in quell’ istante ci siamo sentite parte di un miracolo. Siamo diventate mamme. Quale dono ci è stato dato! E quale responsabilità!».

È proprio la responsabilità comune verso la salvaguardia delle vite umane che sono il futuro di tutti noi che ha fatto unire gruppi ed associazioni come detto da Nord a Sud.

Continuano le mamme nel loro messaggio: «Ci si preoccupa di garantire cibi sani, le migliori scuole, i genitori desiderano dare ai propri figli una buona educazione, si portano dai dentisti, dal pediatra, si impegnano in attività sportive, e in tutto quello ritiene favorisca il bene delle nuove generazioni, ma in molti luoghi tutto questo viene minacciato quando non vanificato da quello di dannoso che esce dal rubinetto di casa nostra, dall’aria insalubre che respiriamo, dal terreno inquinato che produce alimenti avvelenati».

È una costante la presenza di dannose molecole chimiche, di metalli pesanti e di sostanze cancerogene che uccidono ogni giorno. Tutta l’Italia è devastata.

Si è fatta strada la convinzione tra queste mamme sparse per l’Italia che era vitale unire e connettere le lotte e le storie comuni per dare un messaggio a tante altre persone.

Durante il concerto del primo maggio a Taranto, le due mamme di Vicenza, sono intervenute sia a nome delle Mamme no Pfas portando la testimonianza della contaminazione subita in Veneto, che a nome di tutte le altre. Queste madri sono convinte più che mai che: «Basta continuare a pensare ‘tanto è tutto inutile’, ‘tanto non cambia niente’ perché non è così! Noi possiamo e dobbiamo cambiare le cose, per noi e per i nostri figli. Uniamoci tutte!».

Quando è toccato a lei, Daniela, che a Taranto si occupa dello scempio ambientale che attanaglia la sua città dal 2009, ha voluto aprire dando una buona notizia: “Cari tarantini, pugliesi e cittadini italiani, il 24 gennaio scorso Taranto ha incassato una prima grande vittoria che apre la strada verso nuove iniziative in questa direzione non solo a Taranto ma anche in tutta Italia. La giustizia è arrivata da un’autorità sovranazionale. La sentenza è arrivata mentre è ancora in corso un processo, “Ambiente svenduto”. 8 giudici europei della Corte dei diritti dell’Uomo hanno deciso che avevamo ragione”. Ed ha tracciato il percorso che l’ha portata alla decisione del primo ricorso adito da un totale di 52 cittadini tra Taranto e provincia.  Nel 2015, dietro la spinta dell’azione iniziale, un altro gruppo di cittadini presenta analogo ricorso. Per un totale di 180.

Un atto di coraggio portato avanti con una incredibile determinazione. Motivata da anni di “soprusi industriali”.

Come detto, il 24 gennaio la Corte Europea ha riconosciuto la violazione da parte dell’Italia di due articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’articolo 8, nella parte in cui dispone che «ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio», e dell’articolo 13, nella parte in cui dispone che «ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella presente Convenzione siano stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo davanti a un’istanza nazionale».

La storia di Daniela è quella di una donna che insieme ad altre e ad altri non si è mai fermata né di fronte alle accuse di fare “allarmismo terroristico” né dopo aver preso “pugni nello stomaco”.

Con la forza di chi non si è arreso aggiunge: «Le abbiamo provate tutte. Abbiamo usato tutti i mezzi a nostra disposizione. Pacificamente. Facendo emergere informazioni, dati e notizie che c’erano già, ma che nessuna voce istituzionale rendeva noti. Per anni ci siamo sentiti soli, abbandonati dalle cosiddette istituzioni. Ma noi abbiamo resistito perché sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato il nostro momento di riscatto. E stava semplicemente a noi, alla nostra determinazione e alla forza delle nostre ragioni».

La determinazione, il coraggio e la tenacia espresse da Daniela, Laura e Naike sul palco di Taranto sono un segnale prezioso, conta per chi le ha potute ascoltare dal vivo o sui social, conta per tutte le altre Mamme da Nord a Sud che stanno sperimentando la forza che viene da una condivisione reale sullo stesso campo di battaglia. Una energia nuova viene dalla solidarietà e dalla determinazione comune. Soprattutto cresce la comune convinzione che non si è più appartenenti a singoli gruppi sparsi le cui istanze frammentate incontrano mille ostacoli, ma ormai si va verso la fusione in  un unico “grande gruppo”, in cui il coraggio e la creatività diventeranno contagiosi terreni di sviluppo collettivo e il sostegno reciproco faranno sì che – meglio di quanto avvenuto finora -, stanchezza e battute di arresto verranno ammortizzate e con pazienza e perseveranza saranno trovate soluzioni ai molti attuali problemi.

Dall’unione dei gruppi ambientalisti di tutta Italia, in cui le donne in prima linea combattono per l’ambiente, è nato appunto il progetto “Mamme da Nord a Sud” che ieri sul palco di Taranto ha avuto il suo battesimo pubblico….

La Mamme da Nord a Sud, stanno scoprendo che molte e molti hanno percorsi e situazioni analoghi, forse perché unico è il desiderio di difendere il comune presente e il futuro prossimo dallo scempio ambientale che affligge la nostra terra madre. È questione di DNA… la vita chiede e chiama vita.

 

 

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