Vox populi, vox Dei

Pubblichiamo la lettera della signora Luisa Guida, intervenuta al forum "Santi sì, ma come?"

Gentile Redazione,

sabato scorso (ndr. 9 maggio), sollecitata ed interessata da un invito giuntomi attraverso il Movimento dei Focolari che ho avuto la grazia di conoscere nel lontano 1972, ero presente all’incontro sul tema della riflessione sui criteri di valutazione e di visuali nuove riguardanti la santità ed ero, lo confesso, solo un pesce fuor d’acqua tra una moltitudine di importanti esperti ed addetti ai lavori di numerose Congregazioni e di diverse nazionalità.

Alla fine della sessione Fabio Ciardi, che aveva all’inizio detto di aver notato una sparuta presenza di persone sconosciute, ha invitato coloro che non avevano in chiusura avuto il tempo, o l’esperienza qualificata per porre domande o commentare, a lasciare, volendo, sul sito della rivista, un pensiero o un commento in merito a ciò che avevano udito.

Per natura, per cammino di fede, per studi teologici, per lunga attività catechistica con gli adulti e come oblata benedettina, mi interessava molto il tema in oggetto, e sabato scorso notavo che oscillava tra una visione spirituale e teologica della valutazione di santità insieme ad un proponimento di ampliamento dei criteri canonici finora usati, ed una parte più ristretta che rivendicava per gli esperti del settore un ruolo puramente tecnico, qualificato, denominato simile a quello "notarile".

Senza alcun diritto, né pratica conoscenza del non facile compito di coloro che devono accertare la santità di una vita umana, mi permetto di esprimere un pensiero personale.

Riprendendo una breve osservazione di Luigi Borriello, che ricordava come per molto tempo nel lontano passato la santità fosse frutto di una elezione per acclamazione secondo il principio "vox populi, vox Dei", credo, anche per esperienza, che ciascuno di noi, religiosi o laici che si sia, abbia avuto occasione di conoscere o avvicinare o essere spettatori almeno una volta e negli ambienti i più diversi, di creature eccezionali, anche di condizione e cultura semplicissime, religiose e laiche, che hanno vissuto e vivono anche oggi una esistenza del tutto oblativa e riservata nel nascondimento della quotidianeità.

Esse riescono, proprio perchè casi piuttosto rari, a lasciare nel loro passaggio terreno una forte scia di luce che apre spesso il "cammino" agli altri, un senso profondo di serenità e di pace nonostante i propri e gli altrui problemi che costoro condividono sempre e con gratuita generosità, da sembrare all’inizio quasi una realtà impossibile, ma che diviene via via poi l’esperienza della vera gioia della "reciprocità".

Quindi il vivere come prossimi di tutti senza discriminazione alcuna, con la convinzione che si debba "vivere per…e vivere con.." coinvolti e corresponsabili del bene e del male del mondo, è sostanzialmente lo sforzo non solo di dare e di darsi "per amore" ma di divenire "Amore" per l’altro,e in sostanza di vivere veramente il messaggio evangelico che svela fortemente la presenza di Gesù-Dio per chi dà e per chi riceve, e tutto questo mi trova vicina e concorde con l’impostazione iniziale delle persone che hanno avviato l’incontro.

Penso allora che sia augurabile in questi tempi presenti e complessi, che si accolgano e si ricerchino metodi e segnalazioni atte a studiare l’evolversi delle condizioni sociali e culturali come metro di giudizio morale e religioso nei confronti di individui unici ed irripetibili, e forse prima delle valutazioni canoniche tradizionali, si presti sincero ascolto ed attenzione a quella proclamata santità che il popolo di Dio ha nella storia sempre avvertito subito e da cui mostra anche oggi di sentirsi attratto e pronto a sostenere e proteggere, prima ancora che un insieme di carte venga a formare un corposo fascicolo da valutare religiosamente, teologicamente, tecnicamente e burocraticamente da una serie di validi esperti delle gerarchie ecclesiastiche.

Un cordiale saluto, un augurio di buon lavoro, e molti ringraziamenti.

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