Viene meno il lavoro delle Procure

Il Senato ha approvato, ieri, le norme sulle intercettazioni. Il provvedimento viene ora rimandato alla Camera per la terza lettura e la definitiva approvazione. Intervista a Marco Bisogni, sostituto procuratore a Siracusa.
intercettazioni

Marco Bisogni, romano, è da alcuni anni sostituto procuratore a Siracusa. Componente della giunta distrettuale di Catania dell’Associazione nazionale magistrati, ha svolto un accurato studio per ricostruire gli effetti che la legge sulle intercettazioni, approvata ieri dal Senato, produce sulle indagini. Prima di tutto però sono i numeri a parlare.

 

La percentuale delle persone intercettate è molto bassa: le 119.000 utenze ‘spiate’ nel 2009 corrispondono a meno di 40.000 persone, tenendo conto che gli indagati cambiano anche 9/10 schede telefoniche nel corso di un’indagine. In percentuale quindi parliamo dello 0,07 della popolazione italiana. I costi delle intercettazioni sono effettivamente elevati: nel 2009 sono stati superati complessivamente i 270 milioni di euro. Eppure – incredibile! – si potrebbe fare lo stesso lavoro a costo quasi zero se l’Amministrazione provvedesse non ad affittare ma ad acquistare (per una cifra di poco superiore) le attrezzature necessarie e se i gestori di rete fornissero gratuitamente le linee utilizzate per le indagini così come avviene in Francia ed in Germania.

 

«Le procure ordinarie vengono private dello strumento delle intercettazioni – spiega il sostituto Bisogni. I numerosi paletti che questa legge ci pone portano a depotenziare uno strumento che per noi è essenziale. Basta pensare al limite temporale massimo di 75 giorni. Oppure alle proroghe rinnovabili ogni tre giorni. Per noi che siamo a Siracusa, o per i colleghi di altre procure,- questo significa ogni tre giorni fare un viaggio sino a Catania dove si trova il Giudice collegiale del distretto, l’unico che può autorizzare questo brevissimo rinnovo, che in ogni caso poi è limitato».

 

Possiamo almeno ritenere che la legge, dopo anni di lavoro, sia il risultato di un dialogo tra le parti interessate alla disciplina della materia? «Dipende da quale è l’obiettivo che si persegue con un confronto», prosegue Bisogni. «Se il confronto tende a migliorare un testo di legge che ha come priorità quella di enfatizzare l’importanza dello strumento investigativo, allora direi di no, perché nessuna delle osservazioni poste dagli interlocutori e dai fruitori delle intercettazioni (polizia, magistrati, avvocati) è stato considerato. L’idea che mi sono fatto è che c’era l’intenzione di eliminare lo strumento e si è dovuto limitare l’obiettivo per le reazioni contrastanti, ma onestamente non parlerei di dialogo. Inoltre ho l’impressione che per i cittadini, per i non addetti ai lavori, non sia chiara l’importanza di questo provvedimento. Pochi sanno che noi lavoriamo in maniera essenziale e fondamentale con le intercettazioni ambientali. Dopo un omicidio predispongo intercettazioni nelle vetture delle persone offese, oppure nell’ospedale in cui è ricoverata la vittima di un reato e solo così riesco a scoprire o comunque a visionare l’attività criminosa che c’è dietro. Tutto il modo di lavorare che abbiamo costruito sino ad ora nelle Procure viene meno».

 

«Di recente ho evidenziato anche che con il nuovo testo di legge non sarebbero mai potute partire alcune indagini rilevanti nel nostri distretto. L’opinione pubblica quindi non ha chiaro il vero danno che si realizza con questa legge, che è enorme per le nostre indagini». Con questa legge quindi cambieranno molte cose nelle procure ordinarie così come nelle redazioni dei giornali. Purtroppo prevediamo che i risultati non saranno molto positivi. I criminali di certo stanno più tranquilli. Tutti gli altri ci sentiamo meno protetti e meno informati.

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