Vicky Cristina Barcelona

Leggerissimo, quasi inconsistente: l’ultimo film di Woody Allen è il tentativo di mettere in scena una vera e propria commedia morale sulle molte facce dell’amore. Ma se paragonato a film come Manhattan o Hannah e le sue sorelle, emerge un differenziale che non può essere certo colmato da quella sorta di eterea futilità, anzi di cinismo, che contraddistingue le ultime opere del regista newyorkese. La storia è ambientata a Barcellona, protagoniste due turiste americane, Vicky e Cristina, una in procinto di sposarsi con un rampante manager newyorkese, l’altra reduce dall’ennesima relazione e in perenne ricerca dell’amore della vita. Incontrano un bel pittore, Juan Antonio, con cui finiscono per amoreggiare, intrecciando anche una strana relazione a tre con l’ex moglie di lui, Maria Helena. Il film ha momenti felici, soprattutto grazie alla straordinaria coppia Bardem-Cruz, ma sconta una certa meccanicità di fondo e un approccio didascalico che fanno pensare a un Woody Allen svogliato e disattento. Come spiegare altrimenti l’invadente voce fuori campo che sottolinea i passaggi chiave della storia, la banalità dell’ambientazione barcellonese dall’impressionante serie di luoghi comuni da americano in gita: il vino, la chitarra, la passione latina. Anche l’erotismo programmatico del film si stempera in un vuoto voyerismo, senza mordente. Ma si sa, il regista newyorkese, alla sua trentottesima fatica dietro la macchina da presa, con il passare degli anni ha illanguidito il suo sguardo sul mondo e da qualche anno ci regala film dove il genio di un tempo affiora solo qua e là, come a rammentarci il tempo che fu. Regia di Woody Allen; con Scarlett Johansson, Javier Bardem, Rebecca Hall, Penelope Cruz.

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