Verso una psicologia in dialogo

Da più parti si avverte l’esigenza di una psicologia che sia sorretta da una visione dell’uomo aperta al mistero e alla trascendenza, che non si limiti a osservare e valutare la vita del credente come un qualsiasi oggetto di conoscenza, ma sia capace di esporsi ad un dialogo autentico con essa. Il delinearsi di una tale psicologia appare evidente nelle parole espresse da Chiara Lubich in occasione della sua laurea

honoris causa in Psicologia. Dalla lectio di Malta emergono per lo psicologo elementi di rilevante interesse: la possibilità di un rinnovato dialogo fra psicologia e pensiero credente; una originale riproposizione del rapporto individuazione-appartenenza (io-altro, individuo-società); l’insospettata scoperta della reciprocità come dimensione ulteriore della relazionalità; il dispiegarsi di una luce nuova sul significato della sofferenza e della finitudine umana. Dopo aver ribadito la necessità di un confronto aperto e accogliente tra sapere psicologico e sapere della fede, l’articolo propone una sintesi del dibattito che si è sviluppato in psicologia intorno al rapporto esistente fra individuo e società, fra istanza di individuazione e bisogno di appartenenza. Gli esiti di un tale dibattito vengono poi posti in connessione con la riflessione teologica scaturita dal carisma dell’unità di Chiara Lubich. Le analogie, le differenze e le possibili contiguità sono messe in luce seguendo un itinerario che affronta tre dimensioni esistenziali (il conflitto, la reciprocità, il limite) dalle complesse implicazioni antropologiche, il cui approfondimento esige, soprattutto da parte della psicologia, un significativo mutamento di prospettiva sul piano epistemologico. 

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