Vaccini, il Veneto ha depositato il ricorso

Come annunciato dal governatore Luca Zaia, è stata formalizzata l'impugnazione davanti alla Consulta del decreto che introduce l'obbligo vaccinale. E se tutte le Regioni eccetto la Val d'Aosta hanno scelto una linea diversa, il Codacons dà invece manforte

Già era stato annunciato lo scorso giugno – ne avevamo scritto anche su Cittanuova.it in questo articolo – e alle parole sono seguiti i fatti: la Regione Veneto ha depositato il 15 luglio alla Corte Costituzionale il ricorso contro il decreto vaccini, i cui punti contestati sono ora noti. A nulla è quindi valso l’“ammorbidimento” della linea, sia sul fronte del numero dei vaccini che dell’entità delle sanzioni: il governatore Luca Zaia aveva infatti già confermato pochi giorni prima, in sede di Conferenza delle Regioni, la contrarietà del Veneto – insieme alla Valle d’Aosta, che però non farà ricorso – a questa misura, e l’intenzione quindi di procedere con l’impugnazione della norma.

Che cosa recita dunque il testo dell’impugnazione? Secondo il dirigente Ezio Zanon e il prof. Luca Antonini, che lo hanno curato, in primo luogo non c’erano i presupposti di necessità e urgenza per procedere con un decreto legge: «Ad oggi non esiste nella Regione Veneto alcuna emergenza di sanità pubblica», affermano, perché la soglia del 95 per cento di vaccinati è indicata come ottimale e non come “critica” da nessuna autorità nazionale e internazionale. «Le coperture vaccinali si sono attestate negli ultimi anni sopra il 90 per cento – proseguono –, per cui non esiste un’effettiva situazione epidemica di emergenza».

Di conseguenza, il decreto sacrificherebbe senza motivo la libertà e l’autodeterminazione degli individui senza che ci sia una condizione per cui la salute pubblica sia «non altrimenti tutelabile». Il Veneto dimostrerebbe infatti che, col suo metodo di di informazione capillare alle famiglie senza però forzarle, il risultato della copertura vaccinale sopra i livelli “critici” è comunque raggiunto: in base ai dati del 2016 le vaccinazioni antipolio, difterite e tetano sono al 92 per cento, l’epatite al 91,4 per cento, il morbillo all’89,2 per cento, la varicella all’85,5 per cento, meningococco C al 90,64 per cento, la parotite e la rosolia all’89 per cento. Quindi, si legge, la decisione dell’obbligo è «del tutto irragionevole e mancante di proporzionalità», e introduce «una sorta di grottesca “sperimentazione di massa” obbligatoria senza un adeguato consenso informato». Così facendo poi, sostengono, si costringono le Regioni a concentrare le risorse economiche sui vaccini «a danno degli altri livelli essenziali di assistenza». E qui sta l’ulteriore punto del ricorso: lo Stato sostiene che non ci sono spese ulteriori con l’obbligo di vaccinazione, ma «omette di considerare completamente la questione delle ingenti risorse necessarie per il recupero dei non vaccinati» (stimati da Venezia in minimo 12 milioni di euro). Infine, la Regione chiede la sospensione dell’efficacia del decreto, in attesa del giudizio (sulle cui tempistiche non ci sono ancora certezze).

Dati – come avevamo scritto nel precedente articolo – in parte contestati dall’Istituto Superiore di Sanità, ma che stanno comunque alla base del ricorso; a favore del quale si è schierato anche il Codacons, che dal 17 luglio ha attivato un servizio telefonico (a pagamento, attivo dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 16 all’8930398) per fornire alla famiglie assistenza e informazioni sul tema dei vaccini. «Si tratta di in forum telefonico che non è assolutamente contro i vaccini – ha spiegato a Veronasera il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi –, ma teso a fornire una corretta informazione alle famiglie su tutto ciò che riguarda le vaccinazioni e che non viene adeguatamente spiegato dal numero verde del Ministero della Salute. Legali ed esperti che collaborano con la nostra associazione risponderanno ai tanti quesiti che ogni giorno ci vengono posti dalle famiglie terrorizzate dai nuovi obblighi normativi, spiegando loro i diritti che possono far valere in tema di vaccini, le forme di tutela da adottare per i propri figli e gli obblighi in capo alle Asl e agli enti locali».

Decisamente diversa, invece, la reazione dei colleghi presidenti di Regione alle dichiarazioni di Zaia: «La regione Veneto continua a dire che è a favore delle vaccinazioni, ma dice che non è d’accordo sull’impostazione del governo […]. Insisto: è assolutamente legittima la posizione del Veneto, anche nel fare ricorso, ma risulta incomprensibile – ha detto il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, al Corriere della Sera -. Questa questione è troppo importante: non è tollerabile che nel 2017 si deve aver paura di ammalarsi o peggio di malattie di cui avevamo perduto memoria».

 

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