Uomini alla ricerca di un re

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Se dovessi attribuire allo scrittore Shusaku Endo una parola del vangelo emblematica del personaggio, non esiterei a scegliere: Guarderanno a Colui che hanno trafitto. Lo scandalo del Cristo morente sul patibolo della croce, infatti, più ancora che per Claudel,Mauriac, Greene o Bernanos, ha rappresentato un arduo interrogativo per questo giapponese convertitosi da giovane al cattolicesimo, e una sfida affascinante per uno come lui che appartiene ad una cultura apparentemente inaccessibile alla comprensione di questo evento centrale nel cristianesimo. Non a caso la soluzione di tale problema è diventata il tema costante dell’intera opera narrativa di un autore che ha provato a lungo il tormento di sentirsi straniero nella Chiesa cattolica: dai romanzi Vulcano, Il vecchio nemico e Scandalo, alla Vita di Gesù, ai capolavori Il silenzio e Il samurai, quest’ultimo appena riproposto da Luni Editrice. Il romanzo è ambientato all’inizio del XVII secolo in un Giappone al centro degli interessi di varie nazioni europee – le protestanti Inghilterra e Olanda, e le cattoliche Portogallo e Spagna – determinate ad estendere la loro influenza asiatica anche in quel remoto Arcipelago. Questi conflitti non si limitavano a battaglie politiche e commerciali, ma includevano anche dispute religiose e feroci persecuzioni. Il sovrano giapponese Tokugawa Ieyasu, fervente buddhista, cercò con ogni mezzo di proteggere il suo popolo dalle invadenti potenze europee, avendo individuato nell’opera dei missionari cattolici – principalmente gesuiti – una sorta di avanguardia dei conquistatori che sarebbero arrivati in seguito. Perseguendo il suo disegno politico decise tuttavia di entrare anch’egli nel conflitto militare-commerciale in atto nelle acque del Pacifico: di qui l’invio in missione diplomatica nella Nueva España (l’odierno Messico) di quattro samurai di rango inferiore, vassalli del più potente daimyo delle province nordorientali, assieme ad un francescano spagnolo emblema di una Chiesa trionfalistica, in quanto unisce lo zelo per Cristo alla volontà di potenza. La storia di questo singolare assortimento di uomini impermeabili gli uni agli altri, storia ispirata a vicende e personaggi reali, prende una piega tragica allorché, mutato lo scenario politico-religioso in Giappone durante il loro lungo vagabondare dall’America fino in Europa, Hasekura Rokuemon (il samurai) e padre Velasco (il frate ambizioso) sperimenteranno il fallimento dei rispettivi scopi, dopo aver incontrato i potenti del mondo ciascuno a suo modo deludente. Nel martirio finale invece, iden- tificati con l’unico vero Re, entrambi troveranno la risposta sempre cercata nel fondo del proprio cuore. È lui, il Cristo sofferente, disprezzato e pieno d’amore per l’uomo, il punto di impatto e di contatto – sembra indicare Endo – tra l’Oriente e l’Occidente. Sarebbe limitante considerare Il samurai soltanto un superbo romanzo storico, che al suo apparire nel 1980 ottenne in patria un grande successo di pubblico insieme ad un prestigioso premio letterario. In realtà per Endo il Giappone del XVII secolo costituisce solo il pretesto per esplorare il misterioso intrecciarsi e interagire dei progetti e casi umani con le vie e i disegni divini, fino ad attingere – al di là della sconfitta terrena – la redenzione che viene dalla Croce. È comunque la sua opera più personale, come lo stesso autore ebbe a dichiarare: Io fui il primo giapponese a compiere gli studi all’estero dopo la guerra, il primo a recarmi in Europa. I trentacinque giorni di traversata furono un incubo. Le descrizioni dell’oceano che si trovano nel romanzo si basano sulle mie esperienze di allora. Nella vita di Hasekura, come nella sua morte, ho espresso il mio attuale stato interiore…. Ma il romanzo – commenta Van C. Gessel, il suo traduttore inglese – non è autobiografico soltanto per il particolare marginale di un viaggio per mare in Europa. I sentimenti di incomprensione, e persino di disgusto, provati da Hasekura davanti al crocifisso che sembra inseguirlo da un capo all’altro del globo non sono diversi dai sentimenti giovanili dichiarati da Endo. La scena del battesimo madrileno di Hasekura è una descrizione fedele, se pur sublimata, della cerimonia a cui assistette Endo all’età di undici anni. Al pari di Hakesura, Endo non scelse il cristianesimo di propria spontanea volontà, e per qualche tempo lo sentì estraneo. Soltanto quando le vicissitudini del suo viaggio terreno lo portarono al punto in cui poté incontrare un re, egli, come il protagonista del romanzo, si riconciliò con una religione non più remota, ma intensamente personale. In certo senso, questo romanzo è il racconto di un viaggio verso la fede. Opera vigorosa di magistrale scrittura, che affronta di petto temi e problematiche cruciali in questo nostro tempo nel quale l’impatto fra culture diverse e l’inculturazione del messaggio evangelico sono all’ordine del giorno. SHUSAKU ENDO nasce a Tokyo nel 1923, ma trascorre la sua giovinezza in Cina. Sofferta e graduale la sua adesione al cristianesimo (è la madre che, dopo la conversione, fa battezzare anche i figli): decisivo, in tal senso, il suo soggiorno in Francia, dove all’università di Lione ha come maestri Mauriac e Bernanos. Successivamente lo troviamo in Terrasanta a ripercorrere i luoghi di Cristo. Muore a Tokyo nel 1996. Oltre a quelli citati, la sua produzione comprende i romanzi (non tradotti in italiano) L’uomo bianco, L’uomo giallo, Il mare e il veleno, Fiume profondo, opere teatrali e racconti vari (edita da Piemme una raccolta di questi, dal titolo Una donna chiamata Shizu). Meno nota, da noi, la sua felice vena umoristica mai disgiunta però dalla riflessione, come in Quella meraviglia di sciocco. Definito il Graham Greene giapponese a causa delle affinità stilistiche ed anche biografiche con questo autore inglese, Endo è stato uno dei più affermati e letti scrittori giapponesi cattolici – ciò che può sorprendere – nella sua stessa patria, dove i cristiani sono una trascurabile minoranza.

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