Un’Europa che rinasca dalla Parola

La Parola di Dio vissuta e la necessità di riscoprire una missione per il continente sono stati i temi degli interventi di Salvatore Martinez del Rinovamento nello Spirito, Maria Voce del Movimento dei focolari e Marco Impagliazzo della Comunità di Sant'Egidio.
Nel secondo giorno di “Insieme per l’Europa”, lo sguardo si allarga: dalla dimensione della famiglia si passa a quella del continente intero, della sua storia, del suo presente e futuro.
La giornata si è aperta con l’intervento di Salvatore Martinez, del Rinnovamento nello Spirito: «Sono gli uomini e le donne di preghiera – ha ricordato –  veri difensori dei valori più autentici dell’umanità, perché è nella preghiera che la coscienza fa della terra un vero spazio di fraternità».

L’Europa è dunque chiamata ad unirsi sulle fondamenta del Vangelo: Maria Voce, ripercorrendo la storia del Movimento dei focolari, ha sottolineato come sia stata e sia ancora la Parola vissuta a generare la comunità. Dal primo focolare trentino alle odierne esperienze di cittadinanza attiva, sono sempre il Vangelo vivente e le esperienze di vita condivise il motore di tutto. «Come non vedere anche in tutto il cammino di “Insieme per l’Europa – ha notato – un frutto della Parola vissuta? La vita del Vangelo fiorita in ogni Movimento e la condivisione di questa vita ci ha portati ad unificare strategie e forze per ridare vitalità alle radici cristiane dell’Europa».

Una comunione che dai Movimenti deve estendersi ai popoli. Marco Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio, ha osservato come, mentre vent’anni fa la caduta del muro di Berlino veniva salutata con entusiasmo, oggi molti si chiedono a cosa serva l’Europa. «Qusta domanda – nota – nasce quando si restringe lo sguardo al proprio Paese o al proprio gruppo». Ecco così nascere l’euroscetticismo, la xenofobia, le leggi vessatorie contro gli stranieri, un nuovo nazionalismo, che scaturiscono «non tanto da una volontà di dominio sugli altri, quanto dal desiderio di vivere per sé».

L’Europa è quindi chiamata a ripensare la sua missione riscoprendo la propria storia: «Sessant’anni di pace e unità nella diversità: è un’utopia realizzata, un messaggio per il mondo». Per questo gli europei devono «ritrovare l’orgoglio e la fierezza della loro appartenenza. L’orgoglio umile e non arrogante di chi ha una missione da compiere».

La vocazione all’unità dei cristiani va quindi di pari passo col processo di integrazione europea: «Il cristianesimo può forzare le porte della paura e della chiusura, e far rinascere un nuovo ideale di umanesimo».

Il processo di superamento delle frontiere tra i movimenti, che è già iniziato, può così essere il seme del superamento di quelle tra i popoli. Perché “Insieme per l’Europa” non è una bella manifestazione, ma l’espressione di un destino che sentiamo come vocazione e dono al mondo intero.

 

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