Un’avventura comune

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L’ambientazione delle due interviste divergono tanto quanto gli intervistati: Helmut Nicklas, 63 anni, uomo pieno di energia e di entusiasmo lo incontro al centro di una metropoli, nella sede dell’Ymca, a Monaco di Baviera. I locali sono pieni di gente, per un incontro aperto di amici e collaboratori: oltre 2 mila persone. Tanti conoscono personalmente Helmut Nicklas, per anni responsabile dell’associazione evangelica. Del tutto diverso l’ambiente a casa di Friedrich Aschoff, 64 anni, pastore luterano, uomo tranquillo e riflessivo. Pur essendo dal 1988 presidente del Movimento carismatico evangelico in Germania, non corrisponde per niente al cliché del carismatico estroverso e vivace. Da due anni ha lasciato il suo impegno di parroco ed abita con la moglie a Klosterlechfeld, un piccolo vilaggio a sud di Augsburg. Sotto la superficie, però, questi due uomini hanno tanto in comune: tutti e due manifestano una sensibilità particolare per l’agire dello Spirito Santo; tutti e due fanno parte del Convegno di responsabili, di cui scriveremo; e tutti e due sono protagonisti del processo di comunione tra movimenti evangelici e cattolici, che si esprimerà nella manifestazione europea dell’8 maggio 2004 a Stoccarda (cf. Città nuova n° 24/2003). Semplificando, si potrebbe riassumere tale processo in una frase: la storia della comunione crescente tra movimenti e gruppi delle Chiese evangeliche e di quella cattolica è caratterizzata da due sviluppi che ad un certo punto si sono incontrati. Ma dietro questa definizione c’è un’avventura. Il preludio va cercato negli anni Sessanta, ricorda Helmut Nicklas. Attraverso il Centro ecumenico di Ottmaring i responsabili di allora dell’Ymca di Monaco – tra cui lo stesso Nicklas – avevano conosciuto i Focolari. Già si capiva che avevamo in comune l’amore per Dio, per la Parola e per il prossimo. Gli stessi princìpi che oggi ci legano tra movimenti . Ben presto nacque un’intensa collaborazione: incontri, gruppi di lavoro e impegno sociale. Dopo cinque anni, però, ci si rese conto che i tempi non erano ancora maturi. Ma altre vie si dovevano aprire. Da parte evangelica, proprio in quegli anni nasceva in effetti un’iniziativa originale: il Convegno di responsabili, un incontro privato, con inviti personali, che ormai raduna circa 200 responsabili di opere, comunità, chiese libere, movimenti missionari e carismatici e gruppi terapeutici, in momenti di comunione che si alternano alla preghiera e alla riflessione. In un clima fraterno, si cerca di sostenersi reciprocamente, di completarsi a vicenda, di correggersi. Caratteristico è l’ascolto dei segni dei tempi, cioè della voce dello Spirito Santo. Attraverso questo convegno – spie- ga una partecipante – i singoli gruppi escono da un certo isolamento e si riconoscono parte dell’unico corpo di Cristo. Con gli anni, il convegno è diventato una fucina di esperienze di un’unità tra gruppi diversissimi. Trent’anni più tardi, Giovanni Paolo II ha radunato i movimenti e le nuove comunità cattolici per la Pentecoste 1998. Come si sa, all’appello del papa ai movimenti di curare il rapporto tra di loro, Chiara Lubich rispose: Essendo il nostro specifico carisma l’unità, ci impegneremo con tutte le nostre forze a contribuire a realizzarla pienamente. I primi a radunarsi con Chiara Lubich furono Andrea Riccardi (Comunità di Sant’Egidio) e Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito italiano). Ad essi si aggiunsero altri responsabili e fondatori, da Michael Marmann (Schönstatt) a Frances Ruppert (Cursillos) e tanti altri ancora, che ormai si incontrano regolarmente. Ne abbiamo già parlato ripetutamente su queste colonne. Scoperta dell’altro, rispetto e collaborazione sono le principali caratteristiche di questo convenire, nel profondo ascolto di quanto suggerisce lo Spirito. Preciso è il momento in cui queste due correnti – la comunione tra movimenti cattolici ed il Convegno di responsabili evangelico – si incontrano. Friedrich Aschoff lo ricorda bene: Eravamo nel marzo 1999. Una sera, durante il nostro convegno, viene proiettato un documentario dal titolo Sulle ali dello Spirito, che sintetizza gli avvenimenti della Pentecoste precedente, a Roma. Già il titolo elettrizza il carismatico Aschoff, che quasi non vuole credere a quanto vede: una grandissima manifestazione dei doni dello Spirito a livello mondiale. Alcune frasi del discorso del papa lo colpiscono: Non dimenticate che ogni carisma è stato dato da Dio per il bene della chiesa intera” Desidero gridare a tutti gli uomini: apritevi ai doni dello Spirito Santo” La chiesa si aspetta da voi frutti maturi di comunione e di impegno” I movimenti sono la risposta dello Spirito alla drammatica sfida del nostro tempo: la secolarizzazione” L’aspetto istituzionale e quello carismatico sono coessenziali alla costituzione della chiesa. In Friedrich Aschoff e in altri presenti nasce la convinzione di dover partecipare a tale processo. La prima occasione per esprimerla viene offerta dalla storica firma della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, ad Augsburg, il 31 ot- Centro S.Chiara tobre 1999, cerimonia alla quale sono invitati anche Riccardi e la Lubich. Una cinquantina tra responsabili e rappresentanti di 15 comunità evangeliche – tra cui anche Aschoff e Nicklas – chiedono un incontro con i due fondatori. Al termine, Nicklas pone la domanda: come proseguire nella comunione? La risposta di Chiara è programmatica: Non facciamo programmi. Lo spartito è scritto in cielo. Ascoltiamo lo Spirito Santo e facciamo quello che egli ci dice. Sulla linea già intrapresa dai movimenti cattolici si susseguono vari contatti: incontri, inviti, visite… Chiara Lubich è invitata a parlare al seguente Convegno di responsabili, a Rothenburg, nel 2000. Friedrich Aschoff, ad esempio, organizza un viaggio a Roma per incontrare i fratelli carismatici cattolici, la comunità di Sant’Egidio e i Focolari. L’8 dicembre 2001, poi, ecco un primo incontro aperto a Monaco in Baviera. La mattina si radunano 800 animatori dei movimenti, cattolici ed evangelici, e stringono un patto di amore reciproco. Nel pomeriggio, alla presenza dei vescovi locali, l’evangelico- luterano della Baviera Johannes Friedrich e il card. Wetter, oltre 5 mila aderenti si stipano nel duomo. Come se non insieme? è il titolo della manifestazione. I commenti commenti dei partecipanti non lasciano dubbi: Ci siamo trovati fratelli; Nella varietà di espressioni abbiamo avvertito la presenza di Dio; Ci siamo riconosciuti a vicenda come strumenti di Dio. Spetta ad Helmut Nicklas trovare la sintesi della giornata: un semplice ma incisivo ed irreversibile sì all’avventura del camino comune. Nasce così un piccolo gruppo di responsabili di movimenti che vogliono approfondire la comunione. Si capisce chiaramente che non conta la grandezza di un movimento, ma il fatto che porti un carisma. Nel maggio 2002, durante un incontro a Roma, nasce così l’idea di organizzare nel 2004 un’incontro aperto, in Germania, dei membri di chiese diverse provenienti da tutta l’Europa. Anche quest’idea nasce dallo stesso metodo di comunione: non si cerca di inventare un’iniziativa particolare, ma insieme si cerca di leggere quanto Dio sta già operando. Alcuni segni sono chiari: Dio vuole raccogliere il suo popolo, e questo popolo deve rendersi visibile anche attraverso la comunione tra i movimenti. Pensando poi al processo di integrazione europea, si ha l’impressione che il continente stia per dimenticare le sue radici, la sua anima cristiana; tutti i movimenti avvertono la sfida di contrastare tale tendenza, anche perché la loro stessa comunione ne è una testimonianza: i movimenti, cattolici ed evangelici, formano già una rete su scala continentale, con aderenti impegnati in tutti i campi della vita sociale, civile ed ecclesiale. Infine, si intuisce che la nuova evangelizzazione è più efficace se fatta insieme, rispetto a quella di gruppi singoli. Friedrich Aschoff conclude: Siamo testimoni di una comune avventura promossa dalla base, anche se sotto la spinta dello Spirito Santo. Spetta a noi far vedere all’Europa che l’unità nella diversità non va soltanto tollerata, ma che va cercata attivamente. A una condizione: dobbiamo mostrare agli altri i nostri cuori e cercare i cuori degli altri. E conclude: Io ci sto.

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