Un’agenda per il Paese

Si apre l'appuntamento annuale dei cattolici italiani a Reggio Calabria. Intervista a Franco Pasquali, presidente di Retinopera e componente del comitato scientifico.
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A Reggio Calabria inizia la 46ma edizione delle settimane sociali dei cattolici. “Un’agenda di speranza per il Paese” il tema scelto quest’anno che si articolerà in cinque gruppi di lavoro. Abbiamo sentito Franco Pasquali, presidente di Reti in opera e componente del comitato scientifico.

 

Quale è il significato di quest’appuntamento?

Questo momento di riflessione avviene in un momento di grande difficoltà del Paese e quindi catalizza l’attenzione di cattolici e non. E poi avviene al Sud e anche questo richiama i temi dell’agenda dove sono declinate le traiettorie del bene comune, almeno alcune. E tra queste in primis il lavoro. In qualità di coordinatore della 18 associazioni che fanno riferimento a Retinopera, sento indispensabile il contributo che queste realtà associative possono dare alle Settimane sociali sia in termini di contenuti che di metodo.

 

Specifichi meglio questo contributo…

Alla fine di settembre abbiamo dato vita ad Assisi ad un seminario nazionale su “Moralità pubblica e passione civile” per una rigenerazione del Paese. I temi sotto certi aspetti anticipavano le Settimane sociali. Ci sono state letture stimolanti e non usuali ad esempio sul problema Sud. Gli economisti e gli studiosi concordavano che il differenziale con il resto della nazione non è il dato economico, ma il distacco civico e questo strappo interessa tutti e non solo una parte della nostra nazione. E’ questo strappo a separare anche la nostra identità. Questo seminario ha aperto indubbiamente tante piste di lavoro anche con i rappresentanti delle associazioni che hanno aderito al progetto di Retinopera.

 

Quali sono le vostre proposte?

Vorremmo istituire un luogo dove abbiano casa i principi sottolineati dalla Dottrina sociale ma anche un lessico e una formazione condivisa che ci dia poi la possibilità di operare concretamente. Da qui l’idea di un osservatorio del bene comune che declina in termini misurabili il bene comune nelle varie situazioni e le sappia misurare. Il metodo sarà quello di  coinvolgere le esperienze di ricerca del campo cattolico. Le associazioni e le università del mondo cattolico hanno centri di ricerca particolari e ognuno può portare quel pezzetto di ricchezza che gli è proprio e metterlo in relazione. Nessuna sovrastruttura ma uno stimolo.

 

Da dove inizierete il percorso?

Retinopera si pone come un laboratorio, dicevo. Ora i due primi esperimenti sono da concentrare su giovani e famiglie: sono loro i nostri punti forza, la reale vitalità del Paese. Quindi se vogliamo dare una svolta, dobbiamo ridare dignità al lavoro dei giovani e al reddito delle famiglie. Dagli studi effettuati ad esempio è emerso, nei giovani, una forte prevalenza dell’ anima tecnocratica e l’abbandono del sogno e questo sentiamo che indebolisce la visione di un paese e di una comunità e per noi è stimolo a lavorare anche sugli stili di vita.

 

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