Una tempesta su Parigi

Il caso Bettencourt si allarga fino a coinvolgere ministri e il presidente Sarkozy. Ma le questioni sollevate non sono solo francesi.
Sarkozy

Una tempesta si è abbattuta sulla classe politica francese. Un processo di famiglia tra la Bettencourt – la più ricca ereditiera di Francia – e la figlia si è trasformato in pochi giorni in un affare di Stato, fino a chiamare in causa anche un ministro e lo stesso presidente della Repubblica. A suscitare lo scandalo sono state inizialmente le rivelazioni di un giornale satirico e di un sito che hanno portato allo scoperto le pratiche poco corrette di alcuni ministri, specialmente in un momento in cui si parla di crisi e piani di austerità: l’uno ha messo in conto allo Stato 12 mila euro di sigari, l’altro ha usato un jet privato per un viaggio in Martinica al modico prezzo di 100 mila euro ed ha approfittato della sua posizione per ottenere una modifica nella concessione edilizia per la sua casa per le vacanze.

 

Il presidente della Repubblica ha reagito stabilendo nuove regole: dimissioni. Ma lo scalpore è cresciuto quando il fuoco si è diretto sul ministro del lavoro Éric Woerth, incaricato della riforma delle pensioni e soprattutto tesoriere del partito di maggioranza, l’Ump. Le rivelazioni si moltiplicano: la moglie del ministro è stata assunta nello studio che gestisce il patrimonio della Bettencourt; quest’ultima ha ammesso di aver depositato parte della sua fortuna in paradisi fiscali; il suo maggiordomo ha registrato delle conversazioni telefoniche in cui comparirebbe il nome di Woerth; l’ex contabile della Bettencourt afferma che questa avrebbe consegnato regolarmente bustarelle a Woerth per la campagna elettorale di Sarkozy… Per quanto la giustizia francese abbia deciso l’apertura di un’inchiesta in merito alle affermazioni dell’ex contabile, siamo davanti ad accuse ancora senza prove certe: tuttavia il principio della presunzione d’innocenza è sotto attacco, senza contare che la sinistra fa leva su questa vicenda in vista del ritiro del progetto di legge sulle pensioni.

 

Questa situazione e la sua vasta risonanza mediatica pongono due questioni fondamentali. Sin dai tempi dell’elezione di Sarkozy, diverse persone hanno denunciato le strette e ambigue connessioni tra l’ala politica liberale e il mondo della finanza, che ora esplodono in maniera eclatante. Ma certo questo non è un problema solo francese. La crisi economica e le sue conseguenze provocano un’inquietudine che getta discredito su un po’ tutti i politici ogni volta che vengono allo scoperto piccoli e grandi accordi fatti "tra amici", magari in maniera del tutto legale. Ci si dimentica così che la maggior parte degli eletti svolge il proprio lavoro in tutta onestà.

 

Seconda questione: il ruolo dei mezzi di comunicazione, in particolare dei nuovi media. A pubblicare il grosso delle rivelazioni sull’affaire è stato il giornale web Mediapart, fondato da giornalisti della carta stampata, che in due anni si è guadagnato grande fama grazie alla propria affidabilità. Ma, fanno notare sia politici che giornalisti, la rapidità con cui queste rivelazioni sono state fatte uscire, senza nemmeno essere verificate, impediscono una seria riflessione politica e morale: dov’è la verità allora?

 

La conseguenza immediata di tutto ciò è la crescita della popolarità di Marine Le Pen del Front Nationale e dell’estrema destra, e un’ulteriore allontanamento dal progetto europeo. Il presidente della Repubblica dovrebbe presto parlare in televisione (il 13 luglio, secondo alcuni media). Ma per il presidente l’entrata in porto per ripararsi dalla burrasca diventa sempre più difficile.

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