Una seconda possibilità

La si può dare a tutti, anche a chi ha ucciso l’amore della tua vita. È il film Una donna chiamata Maixabel della regista Icìar Bollani.
Blanca Portillo premiata come miglior attrice protagonista per l'interpretazione di 'Maixabel' ai Goya Awards a Valencia, Spagna. (AP Photo/Jose Breton)

Non perdete film come questo. Siamo nei Paesi Baschi, oggi tranquilli, ma dove la lotta armata dell’ETA che ha seminato terrore per 50 anni – oltre 800 morti – è ancora fresca nella memoria. I ricordi dolorosi non sono spenti. E Maixabel, oggi anziana, ha partecipato alla sceneggiatura di questo lavoro, ripercorrendo ferite ormai cicatrizzate, ma reali. Undici anni dopo l’assassinio del marito – il politico socialista Juan Marìa Jaùregui – nel 2000 ricevette la richiesta da parte di uno dei responsabili dell’omicidio di incontrarla. Nonostante l’immenso dolore, la donna si recò nel carcere «per dare a ciascuno una seconda possibilità». Il “pentito” parlò, lei lo ascoltò, nonostante il parere contrario della figlia e degli amici. Si lasciarono da esseri umani. Su questo esempio, anche un altro ex assassino la volle incontrare: e nacque qualcosa di oltre la disperazione comune (di lui che si sentiva un mostro e di lei carica di dolore) che si chiama, in qualche misura, capacità di andare oltre e di darsi a tutti, vittime e aggressori, una “seconda possibilità” di vita.

Non è certo un film documentario questa storia abbastanza nota in Spagna – non da noi – che ha vinto i Premi Goya nel 2022 ed anche ha premiato l’incredibilmente brava protagonista Blanca Portillo (nella foto). Naturalmente si tratta di un film e quindi alcuni compromessi narrativi risultano indispensabili ai fini della resa espressiva, ma il fulcro della storia è assolutamente autentico.

Il paesaggio e gli ambienti scabri, i dialoghi sostanziosi si alternano in scene di drammatica grandiosità. Il primo colloquio nella stanza del carcere è di dolore struggente: un dialogo essenziale, faticoso, dove ciascuno dei due non teme di rivelare il dolore, il rimorso, la follia della morte e lo strazio delle ferite: ma si “incontrano”. Ed il secondo colloquio della donna con l’esecutore materiale dell’assassinio è ancor più duro: lei immobile, fiera, commossa e bruciata dal dolore ma dignitosa e lui ossessionato dalla colpa. Sarà questa sofferenza reciproca a farli incontrare e in un certo modo a far vincere non la dimenticanza ma il perdono. Nonostante i giovani non capiscano e nemmeno gli adulti, la donna è la vera rivoluzionaria.

Imperdibile.

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