Una sconfinata giovinezza

È il titolo dell’ultimo film di Pupi Avati. Storia d’amore di una coppia, oltre la malattia.
Francesca Neri e Fabrizio Bentivoglio

Avati, a quasi 72 anni,  è arrivato a quota trentasette. Tanti sono i film che ha girato dal lontano 1968. Ora torna con un’opera su una malattia temuta e diffusa, l’Alzheimer.

 

Il cinema italiano ne parla poco. Lei la racconta come parte di una storia d’amore.

«È la prima volta che giro un film su una storia d’amore. Ma l’intera mia vicenda personale ruota intorno al mio rapporto con la donna con cui vivo da quarantasei anni. In questo lungo periodo io – e credo anche mia moglie – ho percepito il grande mutamento che la parola “amore” è andata assumendo. Si è passati infatti dall’attrazione totalizzante a fasi più profonde, diverse, dove l’affetto e la trepidazione per l’altro hanno assunto un ruolo determinante.

«Nel film il dolore dei protagonisti, Lino, giornalista sportivo, e Chicca, professoressa romana, che non hanno figli, ha cementato la loro unione. Così, quando arriva l’Alzheimer – che prima si prende quasi con umorismo, poi diventa una tragedia per entrambi – l’evento certo li sconvolge, ma permette a loro di restare insieme. Anzi, Chicca accetta di “regredire” in qualche modo col marito, per far continuare la loro storia d’amore».

 

Nel film, oltre alla malattia, ci sono continui flashback sull’adolescenza del protagonista. Ricordi anche personali, immagino.

«Lino (il cui cognome, Settembre, è di per sé ricco di significato, ndr), alla fine ritorna nei luoghi dell’infanzia e della giovinezza, dove va a nascondersi e a cui nessuno riuscirà a sottrarlo. Io stesso sto facendo ancora i conti col ragazzino che vive in me, come tutti. Lo dobbiamo stanare dagli infiniti nascondimenti a cui la “ragionevolezza” e l’esperienza della vita ci hanno obbligato È come se, sentendomi vicino a quel “ritorno a casa” a cui tutti siamo destinati, mi sentissi più libero di “vedere oltre”, di fantasticare, come succede quando si è giovani.

«Lino, ormai torna in quella terra che è anche la mia, impregnata della stessa magia, dove ho imparato a conoscere il mondo. Di quel momento della vita mi è rimasto tutto il fulgore. Come per il protagonista, che ormai “tornato indietro”, se la va a ricercare».

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