Una cura per la società

Curare le radici profonde della persona per risolvere conflitti armati: un metodo collaudato in Colombia. Ecco come sono nate le "Scuole di perdono e riconciliazione".
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Amazzonia colombiana, 1990. Negoziati tra la guerriglia delle Farc e il governo. Al tavolo, tra colonnelli in tuta mimetica, funzionari incravattati e alcuni tra i massimi esperti in mediazione a livello mondiale, siede padre Leonel, un missionario della Consolata, sociologo, reduce da oltre vent’anni di missione tra tribù nomadi del Kenya. Laggiù si è fatto le ossa in quanto a risoluzione di tensioni.

 

1993: i negoziati falliscono. «Perché? – si chiede padre Leonel, con un forte senso di impotenza –. Abbiamo sviscerato e analizzato tutti gli “scogli” possibili…». Poi l’intuizione: ciò che non è stato messo sul tavolo sono stati i sentimenti. Rancori, frustrazioni, rabbia e disperazione. Personali, familiari, del clan, del villaggio. Quello che ha impedito l’avanzare dei negoziati è stata la mutua diffidenza. Padre Leonel comprende che è necessario lavorare sui conflitti personali, risanare le lacerazioni interne che provocano la violenza – o quantomeno un pericoloso accumulo di rancore e diffidenza – e che rendono impraticabile qualsiasi cammino di dialogo.

 

È l’eureka che da un nuovo entusiasmo a padre Leonel nella sua attività di ricerca, ripresa con rinnovato impeto presso le università americane del Wisconsin, di Harvard e di Cambridge (Massachussets), centri accademici che poi lo aiuteranno a elaborare la sua metodologia. Di nuovo in Colombia, insieme a un gruppo di amici volontari (che poi formeranno la Fondazione per la riconciliazione), tra cui alcuni psicologi, inizia nei villaggi della stessa enclave guerrigliera – controllata militarmente e civilmente dalle Farc – un lavoro paziente, di villaggio in villaggio, parlando e ascoltando, molto e ovunque (in aule scolastiche, negozi, chiese, e persino sui marciapiedi). Sono le storie di dolore di chi ha perso i propri cari nei combattimenti, o si è visto rapire i figli per essere arruolati nella guerriglia come pegno per la “pace”. Si va a fondo, in gruppo, con ciascuno. In fondo al cuore, fino a scovare i germi del rancore, della rabbia o dell’impotenza, e risanarli, partendo dal perdono senza condizione e unidirezionale, che libera “dal di dentro”. Poi, come in un rito, si formulano patti solenni, di fronte al gruppo, per non tornare indietro, e si dichiara quel pezzetto di mondo “territorio di pace”. E questo con costanza e dedizione, sino a conquistare tutta la regione (44 mila km quadrati), che sarà dichiarata dal governo zona smilitarizzata e territorio di pace. Anche grazie a questo percorso, oltre agli incentivi del governo, oltre 40 mila guerriglieri in tutto il Paese depongono le armi.

 

Per sconfiggere la rabbia e la paura, le due pulsioni generatrici della violenza secondo padre Leonel, nascono le Scuole di perdono e riconciliazione (Es.Pe.Re. è la sigla in spagnolo), gruppi di 10 – 20 persone che decidono di vivere una forte esperienza di cura delle ferite interiori e di scegliere la riconciliazione come via per la ricostruzione personale, familiare e sociale. Si tratta di una terapia di gruppo in due fasi (perdono e riconciliazione) e in cinque livelli (cognitivo, emozionale, comportamentale, comunicativo e spirituale).

Le Es.Pe.Re. si moltiplicheranno poi in tutta la Colombia e in altri paesi dell’America del Sud, del Nord, in Paesi europei ed africani e in Israele. Perché la ricetta non funziona solo per le vittime e gli ex combattenti della guerriglia colombiana. Davanti a ferite profonde, le cure devono essere localizzate ed adeguate come avviene nei Centri di riconciliazione, che affratellano quasi miracolosamente vittime, ex combattenti e comunità.

Altre pratiche di pacificazione, come il progetto “Leaders di pace” e la “Pedagogia della cura”, sono state sperimentate con successo in Colombia meritando importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali, fra cui la menzione d’onore del premio Unesco per l’educazione alla pace 2006. Senza dimenticare il diploma superiore di gestore di riconciliazione e convivenza conseguito da molti ex guerriglieri che lavorano nell’assistenza psicosociale e per il reinserimento di ex combattenti: più di mezzo milione di ex tra militari e guerriglieri.

 

I “Leaders di pace” sono ex guerriglieri arruolati nella promozione della pace in quartieri e scuole, dove animano, insieme a specialisti e attraverso un programma specifico, la “Pedagogia della cura”. In ogni Paese, in ogni società – secondo la psicologa Paula Monroy della Fondazione per la riconciliazione – ci sono ferite sociali che necessitano di questo tipo di cura, che in effetti si sta applicando nel mondo carcerario, giudiziario, della famiglia,contesti di violenza domestica e in comunità le più varie. Secondo la Monroy «occorre recuperare le cause soggettive dei conflitti, che sono nascoste nel piano emozionale. Ora che la Colombia attraversa un periodo di relativa tranquillità occorre stare all’erta, perché il rancore e i desideri di vendetta si possono lentamente e silenziosamente trasformare in radici di nuovi conflitti». «Il perdono e la riconciliazione si possono imparare» dice padre Leonel, che parla di «tecnología dell’anima» di cui dovremmo essere esperti, se vogliamo essere anche noi agenti di pace.

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