Una città aperta al mondo

Da una parte il Gran Sasso che dall’alto dei suoi 2914 metri domina il paesaggio. In mezzo dolci colline, tipiche della regione. Sullo sfondo il mare, a meno di trenta chilometri. Siamo a Teramo, una delle quattro province abruzzesi, la più a nord, al confine con le Marche. Interamnia si chiamava anticamente, tra due fiumi cioè, il Tordino e il Vezzola, che attraversano il territorio della provincia. Una cittadina ricca di storia, di arte (tante le testimonianze di epoca romana e medievale), di cultura antica e moderna. Una città con una popolazione di poco superiore alle 50 mila unità, capoluogo di una provincia che non va oltre i 290 mila abitanti distribuiti in 47 comuni. Una provincia che vanta un patrimonio di tutto rilievo: montagne d’alta quota, parchi e riserve naturali; santuari, chiese e città d’arte; larghe spiagge e tradizioni gastronomiche. Un discorso a sé merita poi il Parco nazionale Gran Sasso-Monti della Laga. La montagna più elevata dell’Appennino ed il ghiacciaio più meridionale d’Europa, il Gran Sasso, concorre in maniera determinante ad attrarre flussi di visitatori. E a valle ci pensa la riviera adriatica con i suoi 47 chilometri di costa e località balneari che possiedono la certificazione europea della bandiera blu, ad incrementare l’arrivo di turisti. Tutela delle risorse ambientali, maggiore attenzione di investitori esterni alla provincia, contenimento dell’urbanizzazione. Si spiega così l’arrivo in provincia del 60 per cento degli afflussi turistici dell’intera regione Abruzzo. In quanto all’industria, si registra una forte presenza nel comparto manifatturiero di piccole e medie imprese che operano nei settori tradizionali, tessile, abbigliamento, mobili, ma anche in settori innovativi come l’agroalimentare, il meccanico, il chimico, l’elettronico, con aziende leader che hanno ridisegnato la locale struttura produttiva. Una città in ricerca Dalla provincia alla città. Incontriamo il sindaco Gianni Chiodi, che ci parla di una Teramo dai tanti volti, che necessita di un rilancio economico, di una maggiore attenzione al mondo della famiglia, di incrementare il saldo demografico. Questo e tanto altro ancora, come vedremo più avanti. Teramo deve recuperare una sua centralità rispetto alle altre province abruzzesi che dominano sul piano dell’economia e dello sviluppo, e sono sedi di assessorati regionali, ma, grazie alla sua vivacità, è in grado di far fronte ai problemi con decisione, ci racconta Gino Mecca, direttore dell’Araldo abruzzese, il settimanale diocesano, e dell’Ufficio comunicazioni sociali. L’associazionismo è molto forte – continua -, è abbastanza diffuso il volontariato soprattutto nei confronti dei diversamente abili, ci sono vari centri di riabilitazione. In quanto alla vita della Chiesa bisogna dire che è una diocesi tanto dinamica, con una presenza di movimenti e associazioni articolata, dai Neocatecumenali al Rinnovamento nello Spirito, dai Focolari a Comunione e liberazione, ad altri più piccoli che collaborano nella Consulta dei laici. E non manca certo l’Azione cattolica. Il clero è anziano, ma in questi anni diversi giovani provenienti dai movimenti stanno preparandosi al sacerdozio. E ci sono sacerdoti di altre nazioni a darci una mano. Intanto uno di questi sacerdoti, don Gianfranco De Luca, neanche tanto avanti negli anni, è stato nominato vescovo della vicina diocesi di Termoli-Larino. Una grande gioia ed un vanto per l’intera comunità teramana. Ma da dove dovrebbe ripartire la città? Secondo il direttore dell’Araldo dovrebbe riscoprire la propria identità culturale. Teramo è una città che rischia di perdersi nella post modernità, invece occorre conoscere la propria storia per proiettarsi in avanti, essere aperti i tutti i sensi, a partire dalle coscienze, altrimenti rischiamo di subire le trasformazioni, la modernità e non di gestirla. Città aperta alla diversità Insomma una città che ha bisogno di aprirsi. E che già si è aperta, a onor del vero. Teramo, città aperta al mondo è infatti un riconoscimento che l’Unicef ha attribuito alla città nel 1989 per meriti sportivi e culturali. Il fatto è che questo grazioso capoluogo ospita da più di trent’anni una manifestazione molto particolare: la Coppa Interamnia (vedi box). Ma Teramo è aperta anche alla diversità. È arrivato all’ottava edizione un concorso letterario che nel titolo dice il suo significato: Diversi… ma uno. Rivolto agli studenti della scuole superiori della provincia, agli stranieri e ai detenuti della casa circondariale, è un appuntamento atteso in città. A promuoverlo sono diverse realtà: il movimento Umanità nuova, la Comunità islamica abruzzese, la Cooperativa culturale Spartaco Lucarini e l’Anolf (Associazione nazionale oltre le frontiere). Diversi ma uno siamo prima di tutto noi che lo promuoviamo – dicono Donato e Simona Fazzini, tra gli organizzatori – perché siamo giovani e adulti, cristiani e musulmani, di diversi continenti. Questo premio letterario è un’opportunità per la città perché il discorso dell’integrazione è molto sentito. È vero che non ci sono grossi problemi, però una cosa è convivere, altra il condividere. Il concorso è, come dicevamo, letterario, per cui ad ogni partecipante è chiesto di elaborare, nella propria lingua di origine, un componimento, attenendosi ad una traccia. Quest’anno si ispirava ad una frase del filosofo spagnolo Panikkar: Quando intraprendi un dialogo cerca di rimuovere i tuoi pregiudizi prima di rimuovere i pregiudizi dell’altro. Tante le esperienze nel corso del progetto. Importante ad esempio l’incontro con gli immigrati invitati dall’imam Mustapha Batzami, presidente delle comunità islamiche in Abruzzo, impegnato personalmente nell’organizzazione del concorso. Oppure quello realizzato all’interno del carcere, che ha portato oltre le sbarre, una ventata di aria nuova. Per voi le porte del carcere sono sempre aperte, ha detto alla fine l’ispettrice agli organizzatori del concorso. E alla fine la serata conclusiva con la premiazione da parte di una giuria di professionisti e l’esecuzione di tante performances dei ragazzi delle scuole. Il tutto all’insegna della condivisione, giacché tutti contribuiscono in prima persona a progetti di solidarietà. Quest’anno c’è stato un salto di qualità nel rapporto con le istituzioni, vissuto all’insegna di un progetto comune, afferma Peppe Riccio, un altro degli organizzatori. Forse è di questa capacità di mettere in rete che la città ha bisogno. Perché di positivo, sparso qua e là ce n’è tanto. E i risultati sarebbero sicuramente migliori se i tanti attori sociali come le istituzioni fossero ancora di più… diversi ma uno! Col presidente della provincia Ernino D’Agostino è stato consigliere comunale e assessore provinciale prima di diventare presidente della Provincia nel 2004. Ci accoglie con una copia di Città nuova in mano e formula per noi i suoi auguri: Città nuova potrà dare sicuramente un contributo rilevante – dice -, essere una voce importante nel contesto culturale nazionale ed internazionale partendo dall’ispirazione che ha fatto nascere quest’esperienza editoriale. Nelle precedenti legislature si è occupato della programmazione negoziata che ha favorito lo sviluppo economico del territorio. Presidente, vedo che lei in questi anni si è impegnato particolarmente a promuovere tanti patti per il territorio… Sì, in effetti è così e questo ha consentito di attenuare nella nostra provincia gli effetti di una situazione congiunturale negativa che è tale e livello regionale come anche nazionale. Il patto territoriale si basa su iniziative volte ad agevolare gli investimenti produttivi delle imprese ed anche investimenti infrastrutturali per migliorare la viabilità ed è stato giudicato dallo stesso ministero delle attività produttive una delle migliori esperienze di programmazione negoziata nel contesto del centro sud. Logicamente non mancano i problemi per sostenere la nostra economia e riconvertire il nostro sistema produttivo. E come va dal punto di vista sociale? Nel corso degli ultimi anni, anche a causa delle difficoltà economiche, abbiamo visto crescere fenomeni di disagio. I dati ci dicono infatti che l’area della povertà si è accresciuta. Nonostante i tagli, comunque, siamo riusciti non solo a non ridurre, ma ad incrementare le spese destinate alle politiche sociali. È una scelta pre- cisa, abbiamo tagliato in molti altri settori, ma abbiamo incrementato questa voce di spesa. Nella nostra provincia c’è una comunità di immigrati molto ampia, dal nordafrica, dall’area balcanica, cinesi con la conseguente questione dell’ integrazione. Abbiamo due progetti di frontiera: uno riguardante i detenuti immigrati per le cui famiglie abbiamo aperto uno sportello; l’altro è volto a contrastare il fenomeno della tratta delle immigrate ai fini della prostituzione, un fenomeno consistente in alcuni centri costieri. Non facciamo solo opera di contrasto ma ci adoperiamo per il reinserimento sociale delle persone interessate. Mi permetta la domanda: lei è di centrosinistra e il sindaco è di centrodestra. Come sono i vostri rapporti? Abbiamo cercato di ispirare i nostri rapporti ad un clima di collaborazione, di confronto trasparente, partendo dal presupposto che le politiche di sviluppo riguardanti il capoluogo sono magna pars delle politiche territoriali. Per alcuni progetti c’è stata massima collaborazione. Naturalmente in qualche caso, alla luce dei diversi programmi di governo e delle diverse ispirazioni culturali e politiche, possono esserci anche dei contrasti. Con il sindaco Gianni Chiodi, una laurea in economia e commercio alla Luiss di Roma, ha una grande esperienza professionale in materia. Prima di diventare sindaco di Teramo nel 2004, si era occupato, tra l’altro, della redazione del documento di programmazione economica e finanziaria della regione Abruzzo. Uno abituato a programmare. Tant’è che tra le prime iniziative del suo mandato sta elaborando un piano strategico per Teramo 2020 all’insegna della partecipazione. Il piano strategico nasce dalla constatazione che l’azione dei politici in genere è calibrata sulla durata del mandato elettorale – dice -. Questa è una grave limitazione perché io ho visto tanti sindaci che progettando in questo modo si sono ridotti a fare marciapiedi, aiuole, tutte quelle cosette che magari si riescono a vedere, che fanno ottenere consensi, ma poi si rinuncia ad azioni più ambiziose. Certo, è un grande sforzo di programmazione, ma la condivisione è un valore aggiunto che ne faciliterà poi l’attuazione. Il piano strategico è cominciato con una fase di ascolto e durerà ancora un anno, è un metodo, un fatto culturale. Non è un piano del sindaco perché non è detto che il sindaco ne veda la realizzazione, ma della collettività che vuole darsi degli obiettivi. Cosa caratterizza la città di Teramo? Teramo ha una vivacità culturale che non è ancora tanto conosciuta. Ha un patrimonio storico, monumentale, archeologico abbastanza rilevante che, sviluppato nell’ottica di un turismo di nicchia potrebbe col tempo dare benessere, generare occupazione. Ha attività locali musicali e teatrali. È importante anche la presenza di alcune facoltà universitarie con 11 mila studenti per i quali stiamo cercando di rendere la città più accogliente, con maggiori opportunità per il tempo libero, lo sport, il divertimento… Vorremmo favorire tre cose: attrarre funzioni, servizi, investimenti . Lei ha partecipato alla serata finale del concorso Diversi… ma uno. Che contributo possono dare alla città iniziative simili? Diversi… ma uno ha un significato profondo che intanto parte dal presupposto di riconoscere le differenze. La diversità esiste, può essere vista in positivo, come dato inevitabile e arricchimento della crescita umana; è negativa se ti mette in un confronto non sereno con l’altro. Il messaggio che viene dato è straordinario: diritti e regole comuni a tutte le culture possono favorire l’incontro fra i diversi. Un altro appuntamento importante è la celebrazione del 50ennale di Città nuova che avverrà il prossimo 8 luglio. Siamo onorati della scelta che è stata fatta di far celebrare a Teramo per l’Abruzzo e il Molise questo compleanno. Noi vorremmo far librare da Teramo un messaggio di fratellanza. Una città dove ci si incontra, Teramo, dove le persone, senza frenesia, ancora si salutano trovandosi per strada, dove la gente vive bene. A misura d’uomo.

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