Una carezzevole brezza leggera

Gli 80 anni di Francesco. Le spinte di un papa venuto dagli ultimi confini della terra, da un figlio della periferia del villaggio globale. A volte lontana, a volte dietro l’angolo

Jorge Mario Bergoglio compie 80 anni, di cui quasi tre spesi sul soglio di Pietro al timone della Chiesa. Fin dal suo discreto ed educato «buona sera», presentandosi alla cattolicità come semplice vescovo di Roma, si avvertì che una “brezza leggera” aveva preso a spirare dal balcone della basilica pietrina. Una brezza che annunciava tempi nuovi.

E le novità ci sono state, e tante. Perché se Wojtyla era il Papa venuto da lontano, Bergoglio è il papa venuto dai confini del mondo, da quel finis terrae di cui è figlio. Un argentino, figlio di emigranti italiani, come il 90 per cento dei suoi connazionali. Il grande Borges, alludendo a questa terra di immigrazione affermava: «gli argentini discendono… dalle navi».

Tra il parlare delle periferie, il conoscerle – anche profondamente – ed esserci nato c’è di mezzo lo stesso mare che separa il dire dal fare. E infatti si avverte nel discorso di Bergoglio una esperienza che illumina la premura per coloro che vivono ai margini geografici o sociali del villaggio globale. Sa bene cosa significa non avere né voce né voto nel consesso delle nazioni, essere sottomessi ai poteri fattici, dover subire decisioni altrui prese altrove da interessi foranei, dover tollerare un sistema economico che, come disse in Bolivia, «non lo si sopporta più».

Uomo di gesti concreti, che danno peso e coerenza alle sue parole (dalle scarpe bisunte, al portafogli stravecchio, dalla 500 usata a Washington al semplice appartamento a Santa Marta), Bergoglio non perde occasione per ricordare al mondo che una civiltà non si misura sulla resistenza dei suoi elementi più forti e stabili, ma da come ci si occupa degli ultimi: dei rifugiati, dei poveri, degli scartati che porta fino in Vaticano e ai quali offre un bagno e una doccia, gli anziani, i bambini, tutti coloro che per un motivo o un altro sono “in esubero”.

Quella di Bergoglio è una Chiesa che come il padre del figlio prodigo sale all’incontro degli altri. Chiara Lubich non avrebbe dubbi: una Chiesa che ama per prima. Che viaggia in Terra Santa per spendere una parola di pace, che va in Svezia a ricordare lo spirito riformatore di Lutero, che si unisce ai credenti di altre religioni e che abbraccia la cristianità. Che si interpone tra i litiganti: vedi il processo di normalizzazione tra Cuba e Stati Uniti, in Venezuela, in Colombia, l’azione sollecita della diplomazia vaticana per porre fine alle tante tragedie.

Spesso Bergoglio non ha ricette. Così come Teresa di Calcutta si portava a casa i bambini che nessuno voleva, pur di salvarli dall’aborto, Bergoglio si porta a casa i poveri, le famiglie siriane, chiama i governi in sintonia per farli ricevere (lo ha fatto con l’Uruguay).

Ma il dolore è la sofferenza non sono solo materiali, quanto anche e soprattutto spirituali. Anche in questo Bergoglio mostra di essere sollecito. Ha compreso che le condanne e le ricette teoriche servono a poco in una Chiesa che ha bisogno di pastori «con odore di pecora», come lui ama definire il servizio sacerdotale. Esperti in umanità ‒  come direbbe il grande Paolo VI ‒  ed esperti del confessionale. Ci sono tante ferite dell’anima da lenire, spiriti da consolare e da consigliare, distanze da colmare, ansie da calmare. C’è tutta una umanità «gementes et flentes» che attende l’annunzio della speranza, che il Cielo non è chiuso ma spalancato come le braccia di una madre che accoglie un figlio amato. Questa umanità ha bisogno di scoprire la ortoprassi cristiana ancor prima dell’ortodossia del pensiero. Perché prima ancora di sapere chi è Dio, occorre sperimentare che è Amore.

È per questi mari che il vegliardo timoniere della Chiesa sta conducendo la barca di Pietro. Ci siamo dentro tutti. Possiamo remare insieme a lui. Che alla sua età, ha bisogno di ridurre gli sforzi. E il più bel regalo che potremo fargli sarà quello di prenderci sulle spalle la fatica di condurla con lui. Tra una battuta spiritosa ed una storpiatura d’italiano, viaggiando insieme per le tante periferie che spesso sono dietro l’angolo. Buon compleanno santità.

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