Un “sì” a più voci

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L’oratore parla con voce calma, che però tradisce la commozione: “In un momento come questo, Maria ha trovato la parola giusta. Il suo “sì””. E continua: “Noi tutti sappiamo che cosa è nato da questo “sì”: una storia non ancora finita. Facciamo bene allora a esprimere anche noi, ora, il nostro “sì””. Il discorso sembrerebbe portarci al cuore di un avvenimento cattolico, così come il luogo e il momento suggeriscono: è in effetti l’8 dicembre, festa dell’Immacolata, e siamo nella Frauenkirche dedicata a Maria, duomo di Monaco in Baviera. Ma l’oratore è un luterano che risponde al nome di Helmut Nicklas, presidente dell’Associazione cristiana dei giovani a Monaco. I suoi uditori sono membri di movimenti evangelici e cattolici, radunatisi in un primo incontro comune. L’invito di Helmut Nicklas a “rischiare” l’avventura con Dio come ha fatto Maria è una risposta immediata al discorso di Chiara Lubich che l’ha preceduto. La fondatrice dei Focolari ha parlato con passione della vocazione dei cristiani all’amore e ad una nuova evangelizzazione. Con gioia, aveva sottolineato quanto tutti i movimenti – siano evangelici o cattolici – corrispondano già a tale chiamata. “Come, se non insieme?”: ecco il motto della giornata, conclusione di un doppio percorso di avvicinamento. Il primo trova la sua origine nel mondo evangelico: già dal 1969, i responsabili di oltre 120 comunità, movimenti e chiese libere evangeliche si incontrano annualmente per uno scambio fraterno, una comune preghiera e un incoraggiamento reciproco. Tra i movimenti cattolici, invece, una simile collaborazione è abbastanza nuova, trovando il suo punto di partenza nella veglia di Pentecoste del 1998, quando – su invito del papa – si erano incontrati oltre 300 mila aderenti di cinquanta movimenti cattolici, in piazza San Pietro. Avendo saputo di questo evento, alcuni responsabili di movimenti evangelici avevano espresso il desiderio di entrare anch’essi in questo processo. Ed ecco, appena un anno e mezzo più tardi, il 31 ottobre 1999, giorno in cui le Chiese cattolica e luterana avevano firmato la “Dichiarazione congiunta circa la dottrina della giustificazione”, si era svolto il primo incontro tra responsabili di movimenti cattolici ed evangelici, tra cui Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio e Chiara Lubich. La giornata a Monaco vuole ora approfondire questo cammino comune, e allargarne la base. Così sono rappresentati circa cinquanta tra movimenti, comunità, opere dal mondo evangelico, da quello delle chiese libere e dal mondo cattolico. Solo per questo motivo, l’appuntamento meriterebbe di essere definito una première. Già nella mattinata, 800 responsabili dei gruppi presenti si erano riuniti per preparare spiritualmente la giornata. Anche a loro Chiara Lubich aveva rivolto la parola, presentando i fondamenti di una “spiritualità di comunione” che sarebbe – così Chiara – “la base per una vera comunione tra i movimenti”. Il comandamento dell’amore reciproco non vale soltanto per il singolo cristiano, “ma anche per il rapporto tra i movimenti “. Il desiderio dell’unità porta per forza al cuore della fede cristiana: l’abbandono di Gesù sulla croce. “Egli soffre questo tremendo senso di abbandono, di separazione dal Padre, proprio per riunire tutti gli uomini a Dio e… fra loro”. Chiara non nasconde di offrire la “sua” spiritualità, ma sottolinea come essa non sia “un monopolio dei Focolari”. La spiritualità dell’unità da lei iniziata risponde a quanto Giovanni Paolo II scrive nella sua lettera Novo Millennio Ineunte riguardo alla spiritualità di comunione. Il messaggio di Chiara colpisce nel segno. “Gesù, ti ringrazio del fatto di poter vivere anche noi il carisma di Chiara”, commenta una signora evangelica alla fine del mattino, nel corso di una preghiera spontanea. E già qui – come poi un’altra voce dirà più tardi – è lo stesso Helmut Nicklas a reagire con prontezza di spirito: insieme ad altri responsabili, come Frances Ruppert del segretariato mondiale dei Cursillos, come il pastore Friedrich Aschoff del Movimento carismatico evangelico o come padre Michael Marmann di Schönstatt, che raccoglie l’invito di Chiara espresso alla fine del suo discorso: “Non lasciamoci questa mattina senza aver formulato nel nostro cuore un patto d’amore evangelico reciproco. Il Padre celeste sarà consolato e si sentirà incoraggiato ad aprire presto altre fruttuosissime strade verso l’unità”. Nicklas propone di realizzare questa “alleanza dei cuori”, così lo chiama, anche in modo visibile con una stretta di mano, e sigillando il tutto con una preghiera. È un momento di una solennità eccezionale, che fa intravedere la profondità dell’unità già possibile adesso. “Per la prima volta ho sentito una gioia in vista del paradiso – commenta in giovane pastore luterano -, perché lì l’unità sarà ancora più bella”. È la stessa “qualità” dell’unità che si avverte qualche ora dopo tra i cinquemila del duomo cattolico di Monaco quando, con un lungo applauso, i presenti hanno espresso la loro adesione al “sì” di Helmut Nicklas. È un’adesione non solo dei singoli, ma anche delle comunità presenti; un “sì” a un comune patrimonio di fede cristiana nel quale si trova la figura di Gesù crocifisso e abbandonato. Un “sì” a un amore tra i movimenti “rispettoso”; un “sì”, infine, al progetto di allargare e approfondire la comunione tra di essi. La comunione tra i movimenti non vuole livellare o, peggio, distruggere i singoli carismi, anziché essere una base per renderli ancora più fecondi. Sono pochi i gruppi che possono presentarsi in una sola giornata. Nell’insieme, però, rendono l’idea della multiforme presenza del cristianesimo: Cursillos, Carismatici, Comunità di Sant’Egidio, Équipes Notre-Dame e Fraternità di Selbitz (luterana) dimostrano di non volere invitare soltanto a una buona e pia vita cristiana. Il loro “sì” alla chiamata di Dio porta inevitabilmente a una testimonianza e al servizio dell’umanità: dei poveri, della famiglia, delle comunità parrocchiali, della “città”. Un altro messaggio è uscito da “Come, se non insieme?”: la testimonianza dei movimenti va data sempre nella e con la chiesa. Per sottolineare questo aspetto, gli organizzatori avevano deciso di scegliere come luogo d’incontro proprio le due chiese vescovili: la mattina San Matteo, sede del vescovo luterano, il pomeriggio il duomo cattolico. La presenza dei due vescovi ha confermato questa linea. “Le chiese hanno bisogno dei movimenti – ha detto Johannes Friedrich, vescovo luterano della Baviera -, e voi avete bisogno della chiesa”. E il cardinale Friedrich Wetter ha aggiunto: “Insieme saremo in grado di collaborare ad una civilizzazione dell’amore”. In diversi posti della città, i partecipanti al convegno hanno ancora la possibilità di incontrarsi, conoscersi e comunicare la propria esperienza della giornata. Ovunque si ritrova la stessa scena: I colloqui nei piccoli gruppi non finiscono mai; troppo grande è la gioia di essersi incontrati e conosciuti. Eppure lo spirito che li ha riuniti spinge già a intravedere i prossimi passi. Già il giorno dopo, in effetti, alcuni responsabili programmano i prossimi appuntamenti per capire le tappe successive: come, se non insieme?

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