A un passo dal cielo

Scrive una mail e viene ricevuta in udienza da papa Francesco
Papa Francesco

Desideravo essere ricevuta da papa Francesco per ricevere una benedizione per la mia piccola Chiara, affetta dalla nascita da una rara patologia metabolica. La nostra partenza da Palermo per Roma, per un Day Hospital al Bambin Gesù, era prossima.

Non avevo il tempo di mandare al papa una lettera per posta ordinaria. Cosicché ho deciso d’inviare una mail senza alcuna certezza dell’indirizzo usato, se non in Dio. Tant’è che inserii in valigia dei vestiti bianchi per me e i figli e invitai il marito a mettere una camicia buona. L’indomani della partenza, quando già la mia bimba aveva fatto gli esami di routine previsti, ecco che ricevo una chiamata: era la Segreteria di Stato del Vaticano. Mi pareva d’essere a un passo dal cielo: non era solo il coronamento di un sogno, era di più, era la certezza che Dio ascolta ogni nostra preghiera e risponde sempre agli appelli dei suoi figli. Verso le 16, ricevetti la telefonata del papa, che con grande spontaneità mi disse: «Che impegni avete per il giorno 10, vi va di venirmi atrovare a Santa Marta verso le 9.00-9.30?». E così è stato. Che emozione vederlo arrivare… solo per noi, una famiglia numerosa di Palermo. Ed è stata un’ora specialissima: ha accettato i nostri doni (fra questi, il dado dell’amore di Chiara Lubich), facendocenelui a sua volta. Ha condiviso con noi la torta portata. Ha ascoltato la storia della nostra coppia e della nostra famiglia, l’avvento della malattia nella nostra bimba alla nascita e la nostra e sua “rinascita” da quando la nostra fede è divenuta più forte, la mia vocazione verso la teologia e l’evangelizzazione; si è parlato delle rivoluzioni che egli sta apportando, di come abbia fatto crescere il popolo di Dio. Prima delle sua benedizione, lo abbiamo abbracciato forte! In cerchio, abbiamo messo col pensiero e le parole non solo i presenti ma anche gli assenti e in particolare: gli uomini infelici e scontenti, le famiglie in disunione, i fratelli ultimi di strada, i bambini che soffrono di patologie varie.

Dinanzi a quella torta che abbiamo mangiato come fosse il “corpo di Cristo” abbiamo dunque pregato e ringraziato il Signore per la grazia di trovarci non solo riuniti nel “Suo nome” ma con la viva speranza di divenire presto tutti una cosa sola in Dio.

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