Un nuovo paradigma

A margine del 35esimo convegno per i vescovi amici del Movimento dei focolari, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi, ci ha rilasciato questa intervista
Card. Marc Ouellet

Il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi, si trova a Castelgandolfo per il 35esimo convegno dei vescovi amici del Movimento dei focolari. Lo abbiamo raggiunto per un’intervista

 

Il convegno sottolinea la necessità anche per i vescovi di una spiritualità di comunione.

«La spiritualità di comunione è anche un eco del Concilio Vaticano II che è tutto incentrato sulla Chiesa mistero di comunione, su Cristo che vuole la comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questa ispirazione è portata avanti dal Movimento dei focolari in modo carismatico e questo ci aiuta tutti a capire che la comunione nella Chiesa è opera di tutti. Condividendo la Parola di vita, per esempio, ognuno prende coscienza che un suo posto nella Chiesa, sia i più piccoli, sia quelli che hanno compiti più importanti. La radice è la meditazione della Parola di Dio, la lectio divina come suggerisce l’esortazione apostolica Verbum Domini, cheè un modo di coltivare la spiritualità di comunione e sviluppare il senso che nella Chiesa tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri: i vescovi dei preti, i preti dei religiosi e dei laici. Tutti formiamo una sola famiglia nell’amore di Dio condiviso. Questa mentalità deve andare avanti perché così la Chiesa diventa più attraente nel mondo per testimoniare il Vangelo».

 

Cosa pensa il papa di questo tipo di convegni?

«Il papa si rallegra molto ed è molto attento alla vita dei vescovi. Ciò che ho potuto osservare è che lui consacra tempo ai vescovi, suoi primi collaboratori, e li incoraggia. È un ministero non facile ed è un ministero di unità. È molto importante coltivare l’amore del successore di Pietro e di ascoltarlo perché è un maestro e un dottore della Chiesa che ci insegna molto. Noi vescovi attorno a lui formiamo anche una famiglia e questa unità è anche una ricchezza per tutta la Chiesa anche per l’annuncio del Vangelo».

 

Il ricordo più bello che ha di Chiara Lubich.

«È il viaggio fatto insieme verso Assisi, il 24 gennaio del 2002, per la preghiera per la pace per rispondere agli eventi dell’11 settembre. Abbiamo potuto stare insieme ed ho un ricordo straordinario di Chiara e di tutto l’evento».

 

Chi è il vescovo oggi?

«Il vescovo è innanzitutto un testimone della parola di Dio vivente che è Cristo. Il suo ministero, nella luce del Cristo Risorto, è un ministero di unità, di riconciliazione e di annuncio con fiducia nella potenza della Parola di Dio che effonde lo spirito di comunione della Santissima Trinità. In questa nuova stagione, in cui la Verbum Domini parla di un nuovo paradigma nel rapporto tra la Chiesa e la Parola in senso mariano, più contemplativo, più aperto al dono di Dio, se la Chiesa con l’aiuto dei vescovi va nella direzione di questo nuovo paradigma ci sarà una nuova primavera spirituale».

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