Un inizio ricco di storia

A Chiang Mai, nel nord della Thailandia, si sono aperti i lavori del quarto Simposio buddista-cristiano.
Simposio

Qui a Chiang Mai, nel nord della Thailandia, è accaduto qualcosa di inatteso. Nel pomeriggio di ieri si sono aperti i lavori del quarto Simposio buddista-cristiano, il primo in questa terra di gente accogliente, in una giornata di caldo sole dall’intensa luce. Nella vecchia Europa le cerimonie d’apertura costituiscono molto spesso una fase preliminare in cui è importante esserci, ma si sa che le ritualità e gli interventi sono di circostanza.

 

Niente di tutto questo è avvenuto nell’Aula sacra del tempio Wat Pathat Sri Chomthong alla presenza di oltre 200 delegati provenienti da 20 Paesi asiatici ed europei. L’abate del monastero, Phra Thammankalajarn, conosciuto anche come Ajahn Tohng Sirimankalo, non si è limitato ad augurare che il tempio sia la casa di tutti i partecipanti. <Se c’è qualcosa che non va tra noi, chiediamoci scusa e rimediamo>, ha precisato con indubbia chiarezza, lasciando intendere subito che, allo stesso modo dei precedenti simposi, pure adesso parole e vita devono procedere assieme. <Mi sento arricchito – ha voluto sottolineare – dall’incontro con le persone del Movimento dei focolari e, a suo tempo, dal saluto con Giovanni Paolo II>.

 

Parole soppesate, le sue, che scendevano lente e solenni dall’alto dei suoi 85 anni di saggezza e di umiltà. <Quanto ho ricevuto da “mamma” Chiara è da sempre nel mio cuore e nella mia mente>, ricordando incontri e colloqui con la fondatrice dei Focolari, compresa la venuta della Lubich qui nel 1997.

 

L’icona di questo appuntamento è un fiore di loto con al centro la croce, i simboli delle due religioni. Ma nessuna commistione, tanto meno confusione negli interventi. E lo si coglieva da certi passaggi di alcune personalità, dove le espressioni di stima e di benevolenza poggiavano su una conoscenza reciproca che i precedenti simposi avevano favorito e alimentato. <Come “focolare” significa in italiano “caminetto” – ha spiegato Nichiko Niwano, giapponese, presidente della Rissho Kosei-kai -, così le persone si radunano proprio dove c’è vivacità e calore umano, superando le differenze di Paese, razza e religione, e si realizza l’armonia>. E da qui un impegno: <Anche noi della Rkk desideriamo diventare come un focolare in modo che le persone possano percepire la vera vivacità, il vero calore>.

 

Gli ha fatto eco l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Thailandia, che ha indicato la principale caratteristica del Simposio: <Trovare una base comune condividendo, in uno spirito di fraterna comunione, esperienze di valore nel contesto delle sfide del mondo globalizzato>. Ha così citato Benedetto XVI, che, nell’incontro del maggio 2008 con i vescovi thailandesi, aveva suggerito: <Insieme al Buddismo, voi potete promuovere la mutua comprensione riguardo alla trasmissione delle tradizioni alle generazioni future, i valori etici, il rispetto del trascendente, la preghiera e la contemplazione. Così facendo si può servire il bene comune della società>.

 

E’ proprio in questa prospettiva che intende procedere questo convegno. Se infatti il tema scelto è Dharma, Compassione ed Agape nel mondo contemporaneo”, il sottotitolo esplicita le intenzioni degli organizzatori: “La risposta delle religioni alle sfide del mondo globabilizzato”.

 

Da qui il convinto sostegno del sottosegretario del Potnificio consiglio per il dialogo interreligioso, mons. Andrew Vissanu Thaya-anan, thailandese: <Insieme, buddisti e cristiani possono collaborare e contribuire alle esigenze odierne riguardanti la religiosità e una convivenza armoniosa tra vari gruppi religiosi ed etnici. Il Simposio può arricchire la qualità del dialogo interreligioso tra buddisti e cattolici e altre Chiese cristiane>.

 

L’esigenza, anzi, l’urgenza di dialogare e collaborare tra persone di fede diversa è stata posta in evidenza anche dal monaco Phra Sudhivorayan, vice rettore dell’università buddista di Bangkok, e dal direttore dell’Ufficio per le relazioni con religioni e culture del Consiglio mondiale delle Chiese di Ginevra, Shanta Premawardhane. L’ha testimoniata Pakorn Kob-hiran, musulmano, presidente del Consiglio interreligioso del luogo tra fedeli del buddismo, cristianesimo, Islam, sikh e bramanesimo che <favorisce la conoscenza reciproca e influisce con il bene nella vita della società>. Sembra proprio che le sfide del mondo globalizzato costringano ad accelerare tanto la reciproca comprensione e la cooperazione tra le grandi fedi, quanto il dialogo e la concordia all’interno delle singole religioni.

 

Già nel 1946 Chiara Lubich aveva indicato le basi e la finalità del dialogo tra credenti, invitando a <puntare sempre lo sguardo nell’unico Padre di tanti figli e poi guardare le creature tutte, come figli dell’unico Padre>. Lo hanno ricordato nel saluto iniziale Roberto Catalano e Cristina Lee, responsabili del Centro del dialogo interreligioso dei Focolari, che hanno ripercorso le tappe e il senso dei simposi precedenti. La strada è stata aperta e un tratto significativo di cammino è stato compiuto. Ecco perché la cerimonia d’apertura è risultata inusuale: aveva alle spalle una storia.

Paolo Lòriga

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