Un gioiello a Belluno

Nella città dolomitica la chiesa di Santo Stefano riserva una sorpresa di fine’400 da scoprire
Bellunio- Di Massi illi - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/

Scoprire Belluno, alta sulla vallata attraversata dal Piave, circondata dalle Dolomiti leggere e forti. Città dove la dominazione veneziana è ben visibile nei palazzi e che conserva una tradizione antica di scultura in legno, la quale ha generato nelle chiese  dei lavori ”popolari” di livello molto suggestivo.

Capita di imbattersi per caso nella chiesa di Santo Stefano del’ 400, un edificio dalle arcate gotiche all’interno, silenzioso e pulito. C’è quell’aria di pulizia che è tipica del Bellunese, una armonia sobria, distesa, sana, che fa star bene.

Foto mdb

A fianco del presbiterio si apre la Cappella Cesa con un ciclo di affreschi ed una grande pala lignea sull’altare. L’impressione è di una solennità discreta  ma viva, e per questo affascinante. Sull’altare, il pittore e scultore bellunese Matteo Cesa fra il 1486 e il 1490 ha posto una pala lignea che  con evidenza è vicina alle tavole veneziane dei Vivarini, però se ne distacca per quel fare semplice, immediato, che rende  il gruppo dei santi sui gradini insieme all’angelo musico naturalmente simpatici come dei vicini di casa come pure il gruppo della Madonna col Bambino in trono.

Sono figure schiette, dai gesti essenziali, dipinte a bei colori forti non invadenti con un Eterno benedicente in alto dipinto sotto l’arcata del trono mariano. C’è una gran bella decorazione dorata nell’altare, che dà luce: se venisse pulita – l’ultimo restauro è del 1965!- risplenderebbe ancora di più. Un linguaggio divulgativo in definitiva, piacevole e “normale”. La bellezza delle cose semplici, spontanee.

Foto mdb

Tanto più che la volta e le pareti sono affrescate da un altro artista veneto poco noto come Jacopo da Montagnana nel 1486. Se in una parete si narra con fare corsivo la Caduta di san Paolo, sugli spicchi della volta si diffonde un catechismo sintetico: Natività, Crocifissione, Resurrezione, Giudizio, quest’ultimo con il Cristo nella mandorla,  i beati e i dannati ai lati in figurine svelte.

Tradizione bizantina, scoperte rinascimentali veneziane, sensibilità narrativa – ci sono pure i Padri della Chiesa  dipinti –  danno vita ad un piccolo capolavoro provinciale che ha una sua innata dignità nei bei colori, negli spazi, nello splendore diffuso della luce che però non è mai violenta.

Davvero Belluno è da visitare e da scoprire con le altre sue bellezze come il Palazzo Fulcis, sede del Museo, con i dipinti di Sebastiano Ricci il grande artista bellunese che aprì la strada ai pittori veneti viaggiatori per l’Europa come  Bellotto, Canaletto e Tiepolo.

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