Un futuribile inquietante

La quarta edizione della rassegna Trend, le nuove frontiere della scena britannica, affronta temi d’attualità anche scottanti, come la clonazione. Nel significativo testo di Caryl Churchill Number (Più di uno), messo in scena da Valter Malosti, c’è un padre che vende alla scienza – forse per degli esperimenti – il proprio figlio naturale segnato da qualche disturbo, per ottenerne un altro clonato, ma geneticamente senza imperfezioni. Il problema sorgerà quando questi, richiamato in ospedale per dei test, scoprirà di non essere l’unico figlio, ma uno di molti altri (sembra venti). Sulla scena rivivranno in tre: cattivo e violento il primo, insicuro e rimasto ancora adolescente il secondo, tranquillo e sereno il terzo. Sviluppata come un thriller psicologico, la paradossale vicenda suscita inevitabili riflessioni su uno degli scenari più inquietanti del nostro futuro umano e scientifico. Sulla scarna e buia scena – spazio mentale e dell’anima – con solo un letto e una poltrona spostate per una diversa angolazione nei cinque quadri della piéce, tutto è affidato alla parola: tenera, reticente, utilitaristica, dubbiosa, di un genitore – l’ottimo Andrea Giordana -, anch’egli malato nella psiche, che si incontra/scontra con quella paurosa, laconica, violenta, dei tre diversi figli interpretati da un unico attore: il poliedrico e bravissimo Michele Di Mauro. L’unico sopravvissuto dei tre, nel chiamare il padre mentre esce di scena, lascia un senso di speranza: perché è impossibile cancellare il bisogno, inscritto nell’uomo, dell’amore filiale che rende unica e insostituibile una persona per l’altra.

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