Un fiocchetto lilla contro i disturbi alimentari

Si celebra il 15 marzo la "Giornata del fiocchetto lilla", contro disturbi come anoressia, bulimia e binge eating. Secondo Laura Dalla Ragione, direttrice della rete pubblica umbra sui disturbi del comportamento alimentare, «la giornata deve essere un’ occasione in più per riflettere su un fenomeno in drammatico aumento in Italia. C’è ancora molta strada da fare per garantire una assistenza diffusa in tutte le regioni italiane».
Manifestazione degli studenti e associazioni donne manifestano in piazza Castello per chiedere l'attuazione della legge sui disturbi alimentari. Torino 19 gennaio 2024 ANSA/TINO ROMANO

«La XII Giornata nazionale contro i disturbi alimentari deve essere l’occasione per riflettere su un fenomeno in drammatico aumento in Italia e agire concretamente per prevenire e sostenere i pazienti e le loro famiglie. Forse non tutti sanno che esiste un numero verde nazionale, lo 800180969, servizio anonimo e gratuito, a disposizione di tutti». A dirlo è Laura Dalla Ragione, psichiatra direttrice della Rete Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) Usl1 dell’ Umbria, docente del Campus Biomedico di Roma e direttrice del numero verde “SOS Disturbi alimentari” istituito a Todi dalla Presidenza del Consiglio e dall’Istituto Superiore di Sanità.

«Nei primi anni 2000 le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300 mila, oggi sono oltre 3 milioni – continua Dalla Ragione – Un fenomeno in aumento soprattutto tra gli adolescenti, per i quali le diagnosi correlate ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione rappresentano in Italia la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Un fenomeno drammatico che si è aggravato ulteriormente durante la pandemia e i lockdown: i dati del ministero della salute ci dicono che c’è stato un aumento del 30 per cento di casi, soprattutto tra i giovanissimi. Il numero verde nazionale “SOS disturbi alimentari” segnala un drastico aumento di richieste di aiuto, che sono raddoppiate nel 2020 e triplicate nel 2023».

Il sito www.piattaformadisturbialimentari.iss.it riporta una mappa dell’assistenza disponibile in Italia per i disturbi dell’alimentazione. I centri specializzati sono 135, di cui 115 afferenti al Servizio Sanitario Nazionale e 20 al privato accreditato. C’è però una forte disparità territoriale dato che 68 sono al Nord, 26 al Centro e 41 tra Sud e Isole. Vi lavorano 1652 professionisti (per l’81 per cento strutturati), tra psicologi (23 per cento), psichiatri o neuropsichiatri infantili (16 per cento), infermieri (14 per cento), dietisti (12 per cento), educatori professionali (8 per cento), medici specialisti in nutrizione clinica e scienza dell’alimentazione (6 per cento), medici di area internistica e pediatri (4 per cento), tecnici della riabilitazione psichiatrica (4 per cento), assistenti sociali (3 per cento), fisioterapisti e operatori della riabilitazione motoria (2 per cento) e altre figure professionali (8 per cento). La terapia ambulatoriale specialistica viene offerta nell’84 per cento dei centri, quella semiresidenziale nel 59 per cento e quella residenziale nel 26 per cento.

«In Italia solo nel 2023 i decessi per malattie legate ai disturbi dell’alimentazione sono stati 3.780, sono ormai la prima causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali e ogni anno si intercettano sempre più casi nuovi: secondo i dati del ministero della Salute, nel 2019 erano 680.569 e sono progressivamente cresciuti fino ad arrivare, nel 2023, a quota 1.680.456 – aggiunge Dalla Ragione -. Le conseguenze dei dca sono depressione, limitazione della vita sociale e lavorativa, compromissione di apparati cardiaco e gastrointestinale, osteoporosi, morte per arresto cardiaco o suicidio. Le cause di morte sono collegate alle complicanze mediche e all’alto tasso di suicidio. I dati sulla mortalità sono in aumento, ma molto disomogenei sul territorio: si muore di più nelle regioni dove non ci sono strutture specializzate. La rete degli ambulatori multidisciplinari in Italia ha costituito un importante passo in avanti, ma è ancora presente in modo troppo disomogeneo sul territorio: delle 126 strutture censite nel 2023 dall’Istituto Superiore di Sanità, il maggior numero dei centri (63) si trova nelle regioni del Nord (20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia), al Centro se ne trovano 23 (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). Per fortuna il governo ha deciso di rifinanziare per il 2025 il Fondo nazionale per il contrasto dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, ma attendiamo ancora di vedere i Dca inseriti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea)».

Per Dalla Ragione, «chi lavora nel campo dei disturbi alimentari si è trovato negli ultimi anni a dover combattere contro un potentissimo fattore di diffusione del disturbo: i social media. Oggi i canali attraverso cui ragazzi e ragazze possono attingere a informazioni riguardo a metodi pericolosi per perdere peso sono moltiplicati a dismisura. E non solo: sono a portata di tutti app per il conteggio calorico o il dispendio energetico, e anche il semplice utilizzo dei social media ha un’influenza sull’autostima e contribuisce a cambiare l’immagine corporea di chi ne fa uso, determinando un aumento di sintomi depressivi, l’interiorizzazione di ideali di magrezza, pratiche di monitoraggio del corpo. Il tempo trascorso sui social media e lo sviluppo di disturbi alimentari appaiono quindi fortemente correlati».

La Giornata del fiocchetto lilla vuole quindi innanzitutto aumentare la consapevolezza su questi disturbi. È nata su iniziativa di Stefano Tavilla, presidente dell’associazione “Mi nutro di vita”, la cui figlia è morta a causa di complicanze legate alla bulimia proprio il 15 marzo. Da allora molte altre associazioni in tutto il mondo si sono unite a questa iniziativa, ora riconosciuta anche a livello istituzionale (in Italia lo è dal 2018) in molti Paesi.

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