Un film sul martire coreano Andrea Kim

"A Birth" del regista Park Heung-sik, in anteprima in Vaticano, racconta l'eroica vita del primo sacerdote e martire coreano: san Andrea Kim
Santi Andrea Kim Taegon e Paul Chong Asang

«Ci troviamo ancora nel periodo della pandemia anche se speriamo stia volgendo al termine. Abbiamo visto crescere egocentrismo, disuguaglianze, paura del futuro, mancanza di spiritualità. Andrea Kim ha aperto una strada. Ora, a distanza di 200 anni, la sua testimonianza ci induce a ripensare la nostra vita e chiederci quale strada siamo chiamati ad aprire per la rinascita della nostra epoca». È Park Heung-sik, il regista del film coreano A Birth (Una Nascita), che ha preso la parola, accolto da un lungo applauso quando si sono riaccese le luci dopo la toccante anteprima presentata in Vaticano nell’Aula del Sinodo, il 16 novembre scorso, precedendo di 15 giorni il lancio, a Seoul, nelle sale cinematografiche.

Il film narra la vita eroica di un santo Andrea Kim Taegon nel contesto del fiorire della fede cristiana nella penisola coreana, accesa per la prima volta nella storia, non dai missionari, ma dagli stessi laici coreani, pochi decenni prima della sua nascita, nel 1784.

Il regista ha voluto rivolgere il film particolarmente ai giovani. E giovane era Andrea Kim, martirizzato a soli 25 anni, poco dopo la sua consacrazione sacerdotale, la prima di un coreano durante i tempi duri di persecuzione dei cristiani. Era stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II nel 1984 nella cattedrale di Seoul con Paolo Chong Hasang, un laico, capofila di altri 103 cristiani tra cui 3 vescovi, otto sacerdoti europei e 92 laici coreani di tutte le età, uomini e donne, sposati e non dai 13 a 79 anni. Solo la punta di un iceberg. Dietro a loro altri 10mila martirizzati durante tre ondate di persecuzioni tra il 1939 e il 1867.

Il film coinvolge con grande forza in questo clima eroico. Ci si trova immersi e affascinati da questa forte tensione spirituale che da sempre segna i popoli orientali. L’idea del film era stata lanciata al produttore e finanziatore, presente all’anteprima, dal card. Lazzaro You Heung-sik, già arcivescovo di Daejeon, ora Prefetto del dicastero vaticano per il Clero, nei primi mesi del 2021, nel 200mo anniversario della nascita del giovane martire. Gli abbiamo chiesto che cosa ci si aspetta da questo film: «Attraverso la vita di san Andrea Kim Dio è passato nel nostro cuore. Non mancherà di diffondersi».

Ma chi era Andrea Kim Taegon? Nasce nel 1821 da una nobile famiglia profondamente cristiana. Il padre aveva trasformato la sua casa in una ‘chiesa domestica’ dove affluivano clandestinamente i neofiti della nuova fede per ricevere il battesimo. Scoperto, viene condannato a morte. Ha 44 anni. Andrea Kim è 15enne quando uno dei primi missionari francesi arrivati in Corea coglie in lui la vocazione al sacerdozio. Lo invia a Macao dove raggiunge il seminario dopo un viaggio denso di pericoli. Ritorna nella sua città come diacono nel 1844. Prepara segretamente l’ingresso del primo vescovo, affronta un mare in tempesta. Meta: la Cina, Shanghai dove il vescovo è giunto dalle Missioni estere di Parigi. Qui viene da lui ordinato sacerdote e insieme, sempre clandestinamente, dopo un nuovo viaggio avventuroso, fanno ritorno in Corea, dove svolgono la loro missione in un clima di continua persecuzione.

Nel 1846 il vescovo Ferréol lo incarica di far pervenire segretamente alcune lettere in Europa. Deve raggiungere il tramite: il vescovo di Pechino, ma in una breve sosta viene scoperto ed arrestato. Subisce pesanti interrogatori. Non esita a manifestare la fedeltà al suo Dio, nonostante le atroci torture. Viene decapitato il 16 settembre del 1846 a Seoul.

Poco prima riesce a far giungere alla sua comunità in Corea la sua ultima toccante lettera, un testamento, una consegna. Ricorda le sofferenze affrontate da Gesù Cristo che hanno generato la Chiesa. «Anche la nostra Chiesa– scrive – si deve sviluppare attraverso la croce e molte sofferenze». Chiede loro di non dimenticare l’amore: «Amatevi l’un l’altro, aiutatevi, condividete ogni cosa, sino ad essere un corpo solo, una sola mente». Li incoraggia a«non temere nulla», a «non tirarsi indietro», ma a «sopportare la persecuzione con forza». E dà loro appuntamento in Paradiso.

Di fronte alla fioritura della nuova fede il governo non tollera i nuovi riti che ritiene molto lontani da quelli tradizionali, sino a definire «perversa» la nuova religione e ordinare, nel 1802, lo sterminio dei cristiani. La libertà religiosa verrà decretata solo dopo quasi 100 anni, nel 1882. Per Papa Paolo VI la tragedia dei martiri coreani mostra una santità che «si radica in quei cuori coltivati da sentimenti umani e religiosi molto elevati e vi fiorisce subito con sorprendente vitalità». Tanto da intravedervi «un segno profetico», «capace di qualificare spiritualmente la sua storia futura».

Una ricchezza per tutto l’Occidente. Ora più che mai. In singolare consonanza, alla conferenza stampa di presentazione a Seoul, come informa l’agenzia Fides, il popolare attore che interpreta il santo, Yoon Shi Youn, ha dichiarato che sant’Andrea Kim impersona «tutti quei personaggi che hanno saputo rompere con il vecchio e aprire una nuova cultura e per questo sono venerati come eroi. Hanno sognato l’uguaglianza e la verità in un mondo nuovo e hanno cercato di cambiarlo. E questo è un seme anche per il presente».

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