Un concerto per l’unità dei popoli

Daniel Barenboim e la sua West-Eastern Divan Orchestra entusiasmano il pubblico all'Accademia di Santa Cecilia a Roma
barenboim divan orchestra

Il 18 aprile a Roma, all’Accademia nazionale di Santa Cecilia, grande serata. Alla presenza di un applauditissimo Giorgio Napolitano, Daniel Baremboim ha presentato la sua creatura, nata nel 1999, cioè la West-Eastern Divan Orchestra. Sono un centinaio di bravi musicisti, giovani per lo più: metà israeliani – Barenboim è ebreo ed ha vissuto da ragazzo in Israele -, metà di vari Paesi arabi ed un piccolo gruppi di spagnoli, visto che l’Andalusia è stata per secoli una oasi di felice convivenza tra arabi ed ebrei. L’utopia del direttore è di far sì che la musica aiuti a superare le barriere fra popoli oggi in gravi difficoltà di rapporto, e sembra ci stia riuscendo, visto che sta creando una seconda orchestra, il cui rappresentante più giovane è un ragazzino di tredici anni da Nazareth.

 

Il programma comprendeva due brani: l’Andante-Adagio dalla incompiuta Decima Sinfonia di Mahler e la Sinfonia n. 3 di Beethoven.

 

L’orchestra è fresca e vitale, i musicisti sono affiatati e Barenboim si spreme a suscitare un suono compatto, di un fastoso bianco-e-nero. Così l’Eroica di Beethoven è tonante fra fortissimi e pianissimi, scarsi però di sfumature: un gigantismo di stampo wagneriano che piace soprattutto all’Europa del nord (e tanto al direttore). Il brano mahleriano evidenzia sussurri e grida di legni ed ottoni, ed è veramente un saggio di come la musica del primo Novecento viaggi su vie che aprono all’oggi, ossia alla polverizzazione di ogni forma per esprimere l’angoscia lancinante dell’umanità “spezzata”. Ossia, se si vuole, un urlo contro ogni separazione fra i popoli, così come Beethoven lancia un inno ad una umanità grande nel dolore come nella vittoria.

 

Ovazioni da parte del pubblico, suggestionato da un direttore -star che è di casa in Italia – è “direttore scaligero” a Milano – e nel mondo. Anche se ormai assorbito dall’attività direttoriale, vale la pena di ricordare che Barenboim, ex fanciullo prodigio, rimane uno dei massimi pianisti su scala internazionale.

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