Umbria: da isola felice a centro di spaccio di droghe pesanti

Allarme per i morti da overdose, soprattutto a Perugia. Lo spaccio a cielo aperto nelle città della regione. L'aumento dei tossicodipendenti pendolari e il conseguente calo del turismo
Perugia

L'Umbria viene spesso dipinta come il cuore verde d'Italia, un luogo dove le antiche tradizioni si coniugano a un'alta qualità della vita, tranquillità e un basso numero di reati; eppure, stando alle statistiche, c'è almeno un campo nel quale la piccola regione del centro Italia eccelle in negativo: quello dei morti per overdose da sostanze stupefacenti, soprattutto eroina. Il dato è sorprendente in primo luogo per gli stessi umbri, ma negli ultimi anni la situazione si è aggravata soprattutto nel capoluogo Perugia, una città che ha subito un duro colpo alla propria immagine.

 

Nel corso dei primi anni Duemila, in Umbria si è infatti registrata una vera e propria epidemia: stando ai numeri del bollettino del DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) e del Ministero dell'Interno si è avuta una media di 25 decessi culminati nei 38 del 2007, vero e proprio annus horribilis. In rapporto alla popolazione residente, la relazione annuale del Parlamento sulla droga ha messo in evidenza come il tasso in rapporto alla popolazione abbia superato i 3 morti ogni centomila abitanti contro gli 0,9 della media nazionale fra il 2010 e il 2013; in questa triste classifica, dietro l'Umbria troviamo Valle d'Aosta, Marche e Sardegna. A partire dal 2013 si è registrato un calo sensibile e nel 2015 si sono avuti solo 5 decessi, tuttavia lo spaccio a cielo aperto continua a essere praticato nei quartieri più a rischio delle principali città della regione.

 

Le motivazioni che hanno condotto a un tale stato di cose sono molteplici; nel dossier antologico del 2014 “La droga in Umbria” realizzato con la collaborazione della Regione si parla dell'alto numero di  tossicodipendenti pendolari da fuori regione che si recano a Perugia: non è certo un caso che una percentuale rilevante di deceduti sia costituito da residenti fuori regione oppure stranieri. Le conseguenze di questo triste fenomeno hanno avuto effetti negativi sul turismo e sulle immatricolazioni degli atenei perugini: gli iscritti all'Università di Perugia sono crollati dai trentacinquemila del 2003 ai ventiduemila del 2015 e quelli dell'Università per stranieri sono ormai sotto le mille unità, complice la cattiva pubblicità dopo l'omicidio di Meredith Kercher del 2007. Se il turismo ultimamente pare essersi ripreso grazie ad eventi volano come Umbriajazz, il Festival Internazionale del giornalismo, Eurochocolate, l'università sta faticando molto a riprendere il proprio cammino.

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