Tutto bianco, anche la notte

Indimenticabile, questa Notte Bianca. Notte di luce, di festa, di sogni, di arte, di musica. Ma soprattutto di voglia di incontrarsi per strada spensierati, di uscire di casa senza paura, di guardarsi negli occhi così, per dirsi solo che è bello stare insieme. Roma intera, dal centro alle periferie più precarie, si è trasformata, come toccata da una bacchetta magica, in un immenso palcoscenico, in un museo a cielo aperto e in uno sconfinato caffè. È un segnale contro la barbarie, una risposta di speranza, commenta il sindaco Veltroni, legittimamente fiero del successo di una capitale colta e solidale. Due milioni di persone ad intasare le vie della città, trecentocinquanta eventi artistici d’ogni genere a ricordare che la bellezza è il miglior antidoto sì alla bruttezza, ma anche e soprattutto alla malvagità. Dopo anni di propositi bellicosi e di minacce terroristiche, con un immenso scrollone di spalle la capitale dei cesari e dei papi ha voluto in questo modo ricordare che la storia la fanno i sentimenti più nobili, la costruiscono le folle riunite nella gioia. Qualcuno obietterà che la Notte Bianca è stata in qualche modo la fiera dell’effimero. Forse. Ma non lo erano le carrozzelle spinte dai genitori in un lastricato riconquistato al vivere sociale, e neppure l’assenza quasi totale di vandalismi o di atti d’inciviltà. Quando le note della tromba di Enrico Rava hanno salutato dal Pincio il sorgere dell’alba, Roma si è risvegliata più luminosa

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