Tutti responsabili di tutti

L’invito del Cardinale Tettamanzi a guardare agli altri senza rinchiudersi nell'individualismo, nell'egoismo, in politica come nella famiglia, nel sindacato, nell'impresa, nella società.
Milano

 

L’egoismo e l’individualismo sono "gravi" e "devastanti" quando vengono da chi dovrebbe "dare un contributo decisivo alla costruzione del bene comune". A Milano il Cardinale Tettamanzi celebra la solennità dell’Assunta e nell’omelia invita a guardare agli altri senza rinchiudersi nell’individualismo, nell’egoismo, nell’io diffuso nella politica come nella famiglia, nel sindacato, nell’impresa, nella società "Il rischio che tutti corriamo – ha detto – è di guardare in basso, solo in basso, imprigionati e rovinati come siamo dal nostro io". "Un io che ripiegandosi su se stesso tende ad assolutizzarsi, a configurarsi come un idolo da adorare e per il quale si è disposti a sacrificare tutto. Ma un io così inquina il rapporto essenziale che ciascuno di noi ha con gli altri: siamo fatti per l’incontro e la relazione. Quando però prevale l’affermazione del proprio io, la sensibilità verso l’altro diviene indifferenza, l’impegno verso l’altro non è più percepito e vissuto come responsabilità".

 

E’ necessario secondo Tettamanzi ricostruire il rapporto con Dio è questa “la strada maestra da seguire per ricostruire il legame autentico con gli altri". E quindi, paradossalmente, solo lo sguardo in alto rende possibile lo sguardo verso gli altri e verso il basso, verso la terra e i suoi problemi".   L’arcivescovo ha voluto nuovamente intervenire – senza farne specifico riferimento – riguardo alla fine atroce della settimana scorsa di Emlou Aversu, la colf filippina da anni a Milano, che ha trovato la morte in viale Abruzzi, aggredita da un cittadino ucraino con la passione per la boxe. La morte della donna, scelta a caso dal suo assassino e picchiata selvaggiamente, senza che nessuno dei passanti le prestasse soccorso, aveva colpito l’arcivescovo per la sua brutalità. "Accorgersi e intervenire per aiutare una persona che per strada subisce violenza, non è mai intromissione in vicende private, ma segno di legami sociali veri e forti".

 

Tettamanzi aveva voluto una messa di suffragio a cui personalmente ha invitato tutti i milanesi "perché la violenza omicida sia vinta da un tessuto sociale che sa esprimere e vivere legami di sincera compassione, di vera comunione, di solidarietà e di integrazione". Inoltre aveva scritto personalmente una lettera  "alla famiglia di Emlou, ai fedeli e alla città", in cui elogiava "l’esempio di laboriosità di questa signora venuta per cercare lavoro a Milano" e che "ci testimonia la presenza operosa, discreta e onesta di tanti immigrati nella nostra città, impegnati spesso nei lavori più umili e insostituibili a beneficio di tante persone". E un pensiero il cardinale l’aveva anche inviato all’assassino: "Giunga ad esprimere con sincerità il proprio pentimento".

 

Ma il monito è rivolto soprattutto ai milanesi: "Tutti si sentano responsabili di tutti. Esprimere la propria solidarietà a chi è nel dolore, non è atto superfluo ma indice di appartenenza condivisa alla Città". Una lode alla compostezza della famiglia e della comunità filippina che non chiede vendetta, ma giustizia: "Reagire a una barbara uccisione con i più alti, ragionati e pacati sentimenti non è sinonimo di indifferenza, ma germe di una città che vuole sanare le ferite provocate dalla violenza ricorrendo alla forza della giustizia, della solidarietà e della carità. Letizia Moratti, sindaco di Milano in una Lettera aperta ai cittadini riguardo alla donna uccisa scrive: "Ho riflettuto a lungo sulle parole del cardinale  e nella chiesa gremita di gente sentivo riempirmi il cuore. Non è facile raccogliere il suo invito, ma è ciò che dobbiamo fare tutti, ognuno nel proprio ruolo e con lo stesso senso di responsabilità perché il rispetto prevalga sull’incomprensione, la tolleranza sulla violenza, l’amore sull’odio, la condivisione sull’indifferenza".

 

 

 

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