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Cultura > Musica

Tremila coristi a Ravenna per un canto di pace

di Annamaria Carobella

- Fonte: Città Nuova

Iniziativa promossa da Riccardo Muti come segno di speranza «in questo momento drammatico in cui il mondo è una polveriera accesa»

Muti a Ravenna
Muti al Festival della Pace di Ravenna (ANSA/Ravenna festival)

Tremila coristi invitati dal maestro Riccardo Muti per esibirsi in un Concerto all’interno del Festival della Pace di Ravenna i primi giorni di giugno 2025, hanno dato vita ad un emozionante evento.

Il primo il 2 giugno al pala De André di Ravenna sono arrivati migliaia di cantanti non professionisti! A loro è stato richiesto un solo requisito per partecipare: la passione per il canto corale.

Da sempre convinto sostenitore che la musica colta vale perché capace di farsi popolare come nei cori amatoriali, il maestro Riccardo Muti ha voluto realizzare il sogno di riunire tremila voci partendo da una frase agostiniana: “cantare amantis est” (cantare è proprio di chi ama).

Le risposte non si sono fatte attendere superando ogni più rosea previsione: sono arrivati cantori esperti e principianti, cori di dopolavoro, cori scolastici e cori di piccoli paesi, anche quello amatoriale “Tizzano Incanto” diretto da Elsa Manzini dell’ omonimo paesino Tizzano Val Parma.

In tanti hanno risposto a questo insolito invito provenienti da tutte le parti d’ Italia senza distinzione di età, di sesso, di cultura, di professione, di religione.

Tutti desiderosi di mettersi in gioco per cantare insieme tre pezzi, di non facile esecuzione, tratti dal repertorio di Giuseppe Verdi dal Nabucco “Va’ pensiero” – dai Lombardi “Jerusalem, Jerusalem – dal Macbeth “Patria oppressa”.

Si tratta di brani ad alto tasso emotivo, che creano legami forti per chi li intona e chi li ascolta.

Sono stati accompagnati dall’ orchestra Cherubini, dal violinista Giuseppe Gibboni e magistralmente diretti dal maestro Muti, che realizza così il suo desiderio di lanciare attraverso un’unica voce, un messaggio di pacifica convivenza e di armonia come soltanto la musica sa fare in un’epoca di prevaricazione e di conflitti.

Dal 1997 anno del primo concerto a Sarajevo, la città di Ravenna si è trovata a costruire legami con città ferite da odio e guerre all’interno del progetto “Le vie dell’Amicizia” voluto da Muti, grazie al quale la musica porta un messaggio di fratellanza e di speranza.

Le voci bianche, quelle di 100 bambini, in prima fila, accanto al maestro, le altre voci distinte dal colore delle magliette (soprani, bassi e contralti) hanno trovato posto nelle ampie gradinate, ma attraverso maxi schermi ciascun corista è riuscito a vivere e ad apprezzare ogni singolo momento.

Senza conoscersi, grazie alla potenza emotiva del canto, i partecipanti sono stati capaci di sintonizzarsi ed accordarsi tra loro.

A dei perfetti sconosciuti é stato chiesto di imparare ad intonare ed unificare le proprie voci per dare tutti insieme un messaggio di unità e di speranza ad un mondo pieno di divisioni e di disperazione. In fondo cantare in coro è una forma di nutrimento: ci si nutre delle vibrazioni e delle energie altrui in una condivisione di respiri e di emozioni.

È crescere nel rispettare gli altri, nell’amalgamare la propria voce a quella degli altri, nell’aiutarsi, nel migliorarsi e nel sostenersi a vicenda.

Il maestro Muti è riuscito nell’arduo compito di dare una forte motivazione ed un’intonazione comune a questo mega, ma straordinario e indimenticabile concerto attraverso queste sue parole:
«In questo momento drammatico in cui il mondo è una polveriera accesa, le persone continuano a morire sotto le bombe, i popoli europei si chiedono se investire in armi mentre migliaia di bambini vengono privati di vita e futuro, ho voluto lanciare un appello a tutti senza alcuna distinzione».

Soltanto lui con il suo entusiasmo e il suo carisma poteva riuscirci!

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