Tra speranze di pace e minacce di guerra

7 giorni, 7 notizie poco conosciute: treni privati in India; la Colombia cerca la pace; inondazioni in America del Sud; Ebola in Sierra Leone; legge marziale in salsa thai; telefonini in Africa e Libia nel caos
Viaggio in treno in India

Mercoledì 9 luglio: ferrovie indiane
Chi ha visitato l’India non può non avere ben impresse nella mente le immagini di un qualche vagone ferroviario stracolmo di passeggeri, persino sui tetti. La rete ferroviaria indiana ora si modernizza: l’eredita coloniale britannica, che aveva fornito il Paese di ferrovie all’epoca all’avanguardia, ora segna il tempo, reclamando una forte innovazione per riuscire ad ottemperare ai propri doveri di fronte ad una popolazione che si avvia a superare quella cinese. Una delle risposte è l’apertura gli investimenti privati, ricordando che la Indian Railways ha 1.300.000 dipendenti!

 

Giovedì 10 luglio: Farc e governo a colloquio
Continuano le trattative, a L’Avana, tra le Farc e il governo colombiano per risolvere le questioni ancora in sospeso e favorire così un ritorno alla pacificazione nazionale. In particolare restano sul tappeto il tema delle vittime della guerra da risarcire, il riconoscimento dei loro diritti, il loro accesso alla giustizia. Le trattative sono aiutate da una grande consultazione nazionale avviata dall’Onu in collaborazione con l’Università Nazionale Colombiana.

 

Venerdì 11 luglio: inondazioni in Brasile, Uruguay e Paraguay
Tutti concentrati sulle fasi finali del Mondiale di calcio brasiliano, è passata sotto silenzio una notizia grave riguardante il Sud del Brasile, in particolare lo Stato del Rio Grande do Sul, l’Uruguay e il Paraguay, colpiti da gravissime inondazioni che hanno fatto straripare decine di fiumi. Si parla di una decina di morti, di 250 mila persone evacuate, di scuole chiuse, di regioni isolate, in particolare nel Chaco paraguayano, dove la popolazione colpita dalle inondazioni non è stata raggiunta che in piccola parte.

 

Sabato 12 luglio: pericolo Ebola
In soli tre giorni, tra il 6 e l’8 luglio, 44 nuovi casi di malattia provocata dal virus Ebola sono stati monitorati in Guinea, Liberia e Sierra Leone. 888 sono i casi finora segnalati in quest’ultima esplosione del contagio, con ben 539 decessi. Preoccupa soprattutto la virulenza dell’epidemia in Sierra Leone. A Conakry è stato aperto un centro di coordinamento degli aiuti provenienti dal resto del mondo.

 

Domenica 13 luglio: legge marziale alla thai
Sul fronte thailandese, la giunta militare capeggiata dal generale Prayuth Chan-ocha, che dal 22 maggio scorso è al potere con uno dei consueti colpi di Stato atti a riportare all’ordine il Paese per poi ridare la parola agli elettori, ha fatto sapere di non essere ancora disposta a togliere la legge marziale finché «il processo delle riforme non sarà completato». È la società civile a reclamare la fine delle leggi speciali, per permettere un riavvio delle attività del turismo e favorire gli investimenti. Sembra invece che verrà presto varata la nuova costituzione.

 

Lunedì 14 luglio: telefonini nell’Africa nera
Rwanda, Uganda e Kenya hanno raggiunto un accordo in modo da avere una sola rete telefonica nei loro territori, in una avventura comune chiamata “One-network-area” che dovrebbe permettere di abbattere i costi per gli utenti fino al 60 per cento delle tariffe attuali. Gli operatori telefonici dovranno rinegoziare con le autorità dei tre Paesi i loro contratti, sapendo che anche le telefonate estere all’interno di questa zona verranno considerate come chiamate locali. Un passo in avanti per un’ulteriore diffusione della telefonia mobile nel cuore dell’Africa sub sahariana.

 

Martedì 15 luglio: Libia che scoppia
La situazione in Libia peggiora di ora in ora. Una serie di decine di razzi sono stati lanciati contro l’aeroporto di Tripoli, che sin dalla settimana scorsa è chiusa. Il Paese si trova così isolato, se si escludono un paio di aeroporti minori ancora aperti. Le regioni orientali del Paese, attorno a Bengasi, sono ormai vietate alla presenza straniera. Torna in campo in questi giorni anche la milizia salafita Ansar al-Sharia. Il governo medita di chiedere aiuto internazionale per il ristabilimento dell’ordine del Paese che sta sprofondando in una guerra tra milizie difficilissima da controllare.

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