Tra i banchi, ma con precauzione

Crolla il tetto di una scuola a Pordenone, mentre a Campobasso il sindaco ha chiuso gli edifici insicuri. L'anno scolastico comincia tra le difficoltà, ma con grande entusiasmo

Una vignetta molto cliccata su Facebook negli ultimi giorni mostra una donna con i suoi quattro figli. In alto c'è un cartello: "Si torna a scuola". Sotto, la mamma fa i salti di gioia mentre i ragazzi più grandi hanno il broncio e i piccoli sorridono. La scena rispecchia bene il vissuto di molte famiglie: genitori dissanguati da corsi pre-scuola e baby sitter, adolescenti addolorati per la fine delle vacanze, bimbetti gioiosi di ritrovare gli amici di classe.

Ma quando si apriranno i cancelli degli istituti scolastici per i nove milioni di studenti italiani? Quelli del Nord Italia sono tutti già in classe. Il 13 settembre entreranno anche quelli di Lazio e Campania, mentre il 14 toccherà ai siciliani e il 17 agli alunni di Liguria, Calabria, Abruzzo, Puglia, Sardegna, Basilicata ed Emilia Romagna.

Tutto è pronto, dunque. Anzi no. Partiamo dall’edilizia scolastica. A Campobasso, tanto per fare un esempio, le scuole materne, elementari e medie sono rimaste chiuse. Dopo aver chiesto ai ministeri interessati di intervenire per mettere in sicurezza le strutture scolastiche della città, prive tra l’altro dei certificati antincendio, il sindaco Luigi Di Bartolomeo ha deciso di lanciare un segnale forte e non ha dato l’ok all’apertura dei cancelli, ricevendo la solidarietà del mondo scolastico e una marea di critiche da tutti gli altri. Il problema, tuttavia, è reale. Le scuole italiane sono in larga parte insicure. Meglio provvedere prima alla messa in sicurezza che piangere dopo, avrà pensato il primo cittadino.

Tragedia sfiorata invece a Cordenons, in provincia di Pordenone, dove poche ore prima dell’apertura delle scuole è crollato il tetto della scuola elementare del paese. Il soffitto si è frantumato, senza ragioni apparenti: né pioggia né neve hanno infatti provocato il danno. Qualche ora più tardi e le macerie, invece di precipitare sul pavimento, sarebbero potute cadere sulle teste degli alunni.

In Emilia, nei comuni danneggiati dal terremoto, le lezioni cominceranno solo per una parte degli studenti. Le scuole prefabbricate ancora non sono pronte: forse, saranno allestite per ottobre; fino ad allora ci si arrangierà nei tendoni o all’aperto.

Continuiamo con il materiale scolastico. Le associazioni dei consumatori hanno lanciato da settimane l’allarme “caro-scuola”: quest’anno, studiare, costerà molto di più: i prezzi di libri, quaderni, zaini e quant’altro sono in aumento. Saranno dunque l’ennesima mazzata per le stremate famiglie italiane, che già sono andate a caccia di “occasioni” e di libri usati.

E gli insegnanti? I precari sono ancora in attesa. Ci racconta Francesca, insegnante napoletana: «Sto aspettando la nomina per l’incarico annuale. Fino al 2010 iniziavo l’anno scolastico già sapendo la mia destinazione. Dal 2011, invece, c’è stata una grande confusione, tanto che ancora oggi non so dove lavorerò. Ma non è solo questo a demoralizzarci: non avremo le tredicesime, e a questo siamo rassegnati, perché il ritardo dei pagamenti ci è stato comunicato in anticipo e riguarderà tutti gli statali. L’Inps però non ci ha ancora pagato la disoccupazione estiva. Da quando è stata avviata la procedura online non si sa quando viene erogato il sussidio, mentre prima ci pagavano ogni quindici giorni».

Sempre sul fronte degli insegnanti, meglio non parlare della confusione che ha regnato sovrana in occasione delle prove Tfa, con i quiz sbagliati, e dei dubbi e delle polemiche che già accompagnano il concorsone pubblicizzato dal ministro Profumo, le cui modalità saranno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale tra una decina di giorni.

Ma almeno la scuola sarà ringiovanita, rinnovata, visto il ricorso alle nuove leve? Anche in questo caso, pare di no. Risalendo graduatorie e scorrendo elenchi, infatti, sono stati chiamati, per la prima volta, anche insegnanti nati ben oltre cinquant’anni fa. Qualche impiegato, nei provveditorati, si è lamentato di non aver ricevuto risposte: forse, dopo tanti anni, quei maestri avranno deciso di cambiare mestiere…

La confusione purtroppo riguarda anche i presidi: il personale necessario al funzionamento delle scuole c’è, ma tra sentenze incrociate e disorganizzazione capita anche, ad esempio in Piemonte e in Lombardia, che le scuole restino prive del dirigente scolastico, con le prevedibili conseguenze sull’organizzazione degli istituti, degli insegnanti, delle lezioni…
E le famiglie? A Marino, mi racconta Mirella, nelle scuole hanno deciso di comunicare la formazione delle classi e i nomi degli insegnanti solo il giorno prima. Il risultato? «Il ritardo ci ha fatto prevedere sorprese sgradite, perciò – aggiunge –, in molti siamo pronti a far cambiare classe ai nostri figli».

La preoccupazione principale dei genitori, già chiamati a sborsare decine di euro per “contribuire” all’acquisto di penne, fogli, colori, riguarda la formazione che riceveranno i loro figli e l’ambiente in cui trascorreranno tante ore, spesso insicuro, e non solo dal punto di vista strutturale. Il bullismo, infatti, è una piaga ancora aperta e i metodi più duri non producono i risultati sperati. Lo sa bene un’insegnante siciliana che è stata condannata dalla Cassazione per “aver fatto violenza” a un alunno, costringendolo a scrivere cento volte sul quaderno “sono un deficiente”, al fine di punirlo per aver impedito, insieme a un amico, di entrare in bagno ad un altro studente, accusandolo di essere una femmina.

Ma allora, questa scuola va bocciata prima ancora che la campanella suoni? Crediamo proprio di no. Ci sono tanti insegnanti e dirigenti motivati che vanno avanti nonostante la ristrettezza delle risorse, famiglie che continuano a scegliere la scuola pubblica, anche contribuendo economicamente all’acquisto del materiale scolastico, ci sono studenti che hanno lavorato d’estate gratuitamente per ripulire e migliorare le classi. Resta anche un patrimonio culturale immenso, che tutto il mondo ci ammira, e restano nove milioni di studenti che aspettano solo di essere affascinati dalla cultura e dalla possibilità di apprendere cose nuove: vogliono conoscere per cambiare, in meglio, la propria vita e il mondo che li circonda.

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