Tour, mon amour

Dopo nove tappe i ciclisti riposano a Pau in terra di Francia. Si ricomincia martedì con il primo vero arrivo in salita («Quando la strada sale non ti puoi nascondere»). Froome (il più in palla), Nibali (il generoso), Contador (il furbastro) e Quintana (la sfinge) sono pronti a dare battaglia. Al loro fianco tanti corridori e tante storie da raccontare. Il sogno a pois dell’eritreo Teklehaimanot
Tour

Tour de France 2015, 102esima edizione. Hashtag ufficiale #TDF2015. In termini di portata globale il terzo evento sportivo più importante al mondo dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio.

 

Oggi la corsa è ferma ai piedi dei Pirenei. Martedì si riparte, naso all’insù verso La Pierre-Saint-Martin, il primo arrivo in salita: 15,3km, pendenza media 7,4 per cento. «Quando la strada sale non ti puoi nascondere», disse il grande Eddy Merckx. I quattro tenori di questo Tour de France dovranno “aprire il gas” per cercare di stanare gli avversari.

 

Froome è il più in palla. Frulla le gambe con facilità, ha la maglia gialla sulle spalle ed una squadra che sembra avere la meglio su ogni terreno.

 

Nibali è il generoso. Grande voglia di mettere dietro gli avversari, ma nelle gambe (speriamo di no) manca ancora qualcosa. Poco o tanto che sia, manca quel che serve per fare la vera differenza.

 

Contador è il furbastro. Non si vede, non graffia, non arranca e intanto, dopo aver vinto il Giro, è ad 1’ e 03’’ dalla maglia gialla di Froome. Ce la farà ad agguantare la mitica doppietta Giro-Tour?

 

Quintana è e rimane una sfinge, alla stregua di uno dei suoi migliori soprannomi: imprevedibile, impenetrabile, indecifrabile. Paga un minuto in più di Contador in classifica generale, ma non si sa cosa può far uscire dal suo cilindro. Sarà un trionfo o una magra consolazione?

 

In attesa di conoscere quel che sarà, abbiamo una certezza. Man of the race, l’uomo del Tour fino a questo momento è lui: Daniel Teklehaimanot, 26 anni, corridore eritreo in forza al team sudafricano MTN-Qhubeka, dorsale 219. È il primo africano ad indossare la maglia di leader in una delle quattro speciali classifiche previste dal regolamento. In questo caso la sua maglia è a pois rossi su fondo bianco e sta ad indicare il miglior scalatore della corsa.

 

Non sarà facile scucire dalle spalle dell’eritreo l’effige del primato, un po’ perché assieme a Daniel pedala tutta l’Africa, un po’ perché al recente Giro del Delfinato, una sorta di anteprima del Tour, la maglia di miglior scalatore è andata proprio a Teklehaimanot. Primo lui, secondo un certo Froome che di certo non va al risparmio.

 

«Ho realizzato il sogno che coltivavo fin da bambino», ha dichiarato a caldo Daniel. «Sono orgoglioso di essere eritreo, di avere un compagno di squadra eritreo (Merhawi Kudus n.d.r.). Nel mio paese il ciclismo è seguito, ci sono molti corridori e la bici è un mezzo di trasporto molto usato. La geografia e la possibilità di vivere in quota ci aiuta, certo, ma non basta. Ho cominciato a correre a 11 anni, a 16 guardavo il Tour trasmesso dalla tv del paese. È lì che ho cominciato a sognare». Un sogno che finisce e continua a Parigi, un sogno a pois per dire che è possibile anche se sei nero, anche quando la strada è sempre e comunque in salita.

 

Classifica provvisoria:

1. Christopher Froome (Gbr, Sky) in 31h34'12"

2. Tejay Van Garderen (Usa, Bmc) a 12"

3. Greg Van Avermaet (Bel, Bmc) a 27"

4. Peter Sagan (Svk) a 38"

5. Alberto Contador (Esp) a 1'03"

6. Rigoberto Uran Uran (Col) a 1'18"

7. Alejandro Valverde (Esp) a 1'50"

8. Thomas Geraint (Gbr) a 1'52"

9. Nairo Quintana (Col) a 1'59"

10. Zdenek Stybar (Cze) a 1'59"

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