Tonino il gigante buono

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Per la verità Tonino non era proprio un gigante, ma solamente un uomo molto alto e robusto. Viveva solo in una bella casetta di montagna, vicino al paese. Ogni mattina si alzava presto per dar da mangiare a tutti i suoi animali: galline, maiali, pecore, capre, mucche, l’asinello e la sua fedele Lella, una cagnolina color chicchi di grano. Ogni giorno scendeva in paese per comprare il pane, e tutte le volte che lo attraversava, qualcuno lo chiamava per chiedergli dei favori: Tonino, tu che sei alto, mi metteresti sul fienile quel mucchio di fieno?, Tonino, tu che sei forte, mi sposteresti quel tronco da un’altra parte?, Tonino, tu che vai dal fornaio, prenderesti il pane anche per me?, e così via. Tonino si prestava volentieri a fare tutti i favori che gli chiedevano e lo faceva con gioia. Un giorno fu lui ad aver bisogno di un favore. Andò da quella famiglia che tante volte aveva aiutato, pensando: Saranno più disponibili!. Si rivolse alla moglie del falegname e, con la sua solita voce rauca, gli chiese: Per favore mi potresti aggiustare dei calzini?. Ma Tonino, grande e forte come sei, non sai aggiustarti dei calzini?. Tonino riprese timidamente: Il fatto è che ho le dita grosse e non riesco a tenere l’ago e poi la mia mamma non mi ha mai insegnato come fare. Tonino, proprio oggi che devo andare via! Prova, piuttosto, ad andare dalla sarta, lei certamente te li aggiusterà. Un po’ dispiaciuto da quella risposta, se ne uscì dalla casa del falegname. Fiducioso, andò dalla sarta. Tonino, proprio oggi? Devo finire il vestito da sposa, passa un altro giorno. Con i calzini, bucati come il suo animo, sperando di trovare qualcuno che glieli sistemasse, si diresse giù, verso il centro del paese. Arrivato nella piazza, incontrò alcuni bambini che bighellonavano sfaccendati; questi, per farsi due risate alle spalle del buon Tonino, iniziarono a prenderlo in giro e, in coro, gli gridarono: Tonino è tutto muscoli e niente cervello. Uno di loro, per difenderlo, disse: Ma è buono, e gli altri, dopo aver fatto una fragorosa risata, risposero: Tonino buono buonino non sa aggiustarsi nemmeno un calzino, e ridendo se ne andarono, imitando la sua camminata un po’ goffa. Sorpreso dal loro atteggiamento, non disse nulla. Solo la sua cagnetta Lella, lo consolava con i suoi guaiti e le festose corse attorno alle gambe. Con lo sguardo abbassato, Tonino stava facendo ritorno a casa, quando si sentì chiamare ad alta voce: era quel ragazzo che aveva cercato di difenderlo. Ciao, Tonino – esclamò il ragazzo -. Mi dispiace che i miei amici ti abbiano preso in giro, ma non farci caso, prendono in giro anche me che sono in carrozzina. Tonino stupito, guardò il ragazzo e gli chiese: Come ti chiami?. Il ragazzo rispose: Mi chiamo Carlo, ma tutti mi chiamano Carletto, perché sono piccolo e magro. Vuoi venire a casa mia? mia madre è molto brava ad aggiustare i calzini. Davvero? – esclamò Tonino -. Vengo subito!, riacquistando la serenità. La mamma di Carletto accolse Tonino con un gran sorriso, un sorriso cosi bello e dolce che al gigante buono ricordava tanto quello della sua vecchia mamma. E senza troppi preamboli si mise subito a rattoppargli i calzini. Lui, felice e contento, per ricambiare la disponibilità e l’ospitalità ricevuta, propose a tutta la famiglia di passare una domenica a casa sua, per far assaggiare loro tutte le leccornie che aveva imparato a fare tanto bene dalla sua mamma. Tonino e Carletto diventarono ben presto grandi amici e quando potevano passavano ore intere a parlare fra loro. Un giorno, passeggiando per i boschi, si avvicinarono a dei fiori. Tonino invitò Carletto ad osservarli: Vedi, pur rimanendo fermi riescono ad attirare, con la loro bellezza, l’attenzione di tanti insetti. Cosa vorresti dire? – rispose Carletto -. Che nonostante la mia infermità posso far avvicinate tante persone? . Sì, proprio così – rispose Tonino -. Però per riuscirci devi essere bello come loro. La natura, se la osservi e la rispetti, t’insegna tante cose. Si diressero poi verso un bel sentiero che portava alla montagna. Carletto obbiettò che il sentiero non era adatto per passarci con una carrozzina, ma Tonino, a sua volta, mostrando scherzosamente tutti i suoi muscoli replicò: Vedo che ti sei dimenticato che sono alto e robusto e poi non sei mica tanto pesante, ti caricherò sulle spalle e così potremo andare dove vuoi. La gioia di Carletto di riuscire, in qualche modo, ad andare per i sentieri della montagna fu grande. In un momento di pausa, manifestò il desiderio di andare nella parte più alta della montagna per vedere da lassù com’era il panorama. Tonino, che aveva un cuore grande come le sue spalle, lo accontentò e s’incamminò verso la cima. Lo spettacolo era bellissimo, tanto che Carletto, con la bocca ancora aperta per lo stupore, ebbe a dire: Ora capisco gli amanti della montagna perché sono disposti a faticare tanto per vedere questi panorami. In fin dei conti io sono stato fortunato a venir fin quassù senza far fatica. Tonino lo osservò e, dopo aver preso fiato, rispose: Anch’io sono stato fortunato, perché se non ti avessi portato fin quassù ora non avrei potuto assistere al più bel panorama del mondo che consiste nel vedere il tuo meraviglioso sorriso e il tuo cuore stracolmo di gioia. Soddisfatti dell’impresa, ritornarono verso casa. La mamma di Carletto, preoccupata del ritardo, fece una solenne sgridata a tutti e due, ma Tonino, in quel rimprovero, avvertì di non essere più solo, ma considerato uno della famiglia.

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