“The artist”, il chiaroscuro non è fuori moda

Sul grande schermo torna il bianco e nero e il "muto" americano degli anni venti 
The artist

Finalmente un film in bianco e nero, e muto. Siamo tornati agli Anni Venti del cinema hollywoodiano, gli anni del “muto” americano, proprio oggi in tempi di Blockbuster e dvd. Si respira. Immagini splendide, interpreti grandiosi, in particolare Jean Dujardin, stella del cinema francese attuale, purtroppo quasi ignota da noi (il solito provincialismo).

 

La storia, se si vuole, è sempre la stessa: l’attore di fama aiuta i primi passi di una stellina,   si rifiuta di passare al “sonoro” e orgoglioso com’è, cade in depressione. Ma la stellina (Berenice Bejo, splendida) lo soccorre e l’amore fa rinascere entrambi. Tutto qui?. Ma che ritmo, che musiche scintillanti, che fotografia luminosa anche negli scuri che esaltano corpi e ambienti, in un racconto dove non c’è un attimo per stancarsi, per oziare mentalmente, come succede spesso nei “capolavori” d’oggi.  Sì, perché a forza di colori, di dvd, di “azione”, di sesso,  di spie e di politica, non ne possiamo più. Michel Hazanavicius ha fiutato l’aria ed ha inventato un film ottimista – una volta tanto – ma non superficiale, né furbetto.

 

Lieve come una piuma, perfetto in ogni inquadratura, che sa cosa dire e cosa evitare- fatto rarissimo oggi tra i registi -, e con una sua morale non noiosa, ma semplice. Che alla fine è attuale, perché tutti si attendono il finale tragico. Ma chi l’ha detto che un buon finale dev’essere per forza mieloso? Un film come questo dice il contrario. Andare a vederlo è incontrarsi con un artista: non solo quello del titolo, ma l’attore – che ha vinto il premio a Cannes 2011 – e il suo regista. Da non perdere.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons