Testimonianza e dialogo. Un documento storico

Firmato a Ginevra dai rappresentanti del 90 per cento delle comunita cristiane chiarisce anche equivoci sulle conversioni e sulle violenze imputate alla fede    
Firmatari del documento testimonianza e dialogo
Si sono conclusi da un anno i festeggiamenti per il Congresso di Edimburgo che nel 1910 diede il via a quello che divenne il movimento ecumenico, riunendo missionari di diverse Chiese protestanti, che si interrogarono sulle modalità ed esperienze dell’annuncio della Buona Novella nelle varie parti del mondo. Si può, quindi, dire che era stata la missione a stimolare una riflessione che portò, di fatto, al vero atto di nascita e al successivo sviluppo del Movimento Ecumenico. La grande valenza di Edimburgo era legata al fatto che la cristianità si cominciava a rendere conto che annunciare agli altri il vangelo di Cristo era molto problematico senza una unità fra i suoi seguaci. Il cammino nel corso del XX secolo e nel primo decennio del nuovo millennio non è stato facile, ma, non lo si può negare, il movimento ecumenico è andato avanti ed oggi le Chiese sono molto più vicine alla comunione di quanto non lo fossero all’alba dello scorso secolo.

 

A conferma di questo, un fatto molto significativo, che non ha trovato il dovuto riscontro a livello di informazione, è stata la firma di un documento comune da parte di tre organismi che, insieme, rappresentano il 90% dei cristiani nel mondo. Si tratta dell’Alleanza Evangelica Mondiale (WEA), del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC) e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (PCID). Il documento a firma congiunta dimostra quanto possa essere importante la collaborazione fra le Chiese anche in un momento da molti considerato di impasse, se non di crisi, per l’ecumenismo.

 

I leaders delle tre organizzazioni si sono incontrati a Ginevra, a fine giugno, per la presentazione del testo finale, che porta un titolo significativo: “La Testimonianza Cristiana in un Mondo Multireligioso: Raccomandazioni per la Condotta”. Si tratta del frutto di vari anni di lavoro comune.

 

Già il titolo porta due parole chiavi – testimonianza e interreligioso. Ad una lettura attenta dei vari punti sono questi, infatti, i termini attorno al quale ruota quella che potrebbe essere definita una raccomandazione ai cristiani del mondo.

 

La testimonianza resta, infatti, un elemento imprescindibile, che deve accompagnare la parola per realizzare pienamente ed efficacemente il mandato di Cristo per l’evangelizzazione. Ma, d’altra parte, non si può prescindere dal fatto che oggi tale annuncio avvenga in un mondo sempre più caratterizzato da rapporti interculturali ed interreligiosi a tutte le latitudini, non solo quelle che erano un tempo definite, da una prospettiva cristiana, terre di missione. Si riconosce come le tensioni che portano alla violenza e alla perdita di vite umane siano, spesso, di carattere religioso. I cristiani ne sono parte, come vittime, senza dubbio, ma anche, e qui sta una ammissione sincera ed ardita, come «coloro che partecipano negli atti di violenza». Si tratta, quindi, di «proclamare e testimoniare la parola di Dio, aspetto essenziale per ogni cristiano, ma di farlo, al contempo, secondo i principi evangelici, con pieno rispetto ed amore per tutti gli esseri umani».

 

Il documento è suddiviso in tre parti. La prima mette in rilievo come, nell’annunciare la Buona Novella, sia fondamentale per i cristiani seguire l’esempio e gli insegnamenti di Gesù Cristo e della prima chiesa “nella loro testimonianza”. Si sottolinea come la conversione non sia tanto opera dell’uomo, ma “dello Spirito Santo”. La seconda parte delinea 12 principi per poter dare testimonianza di Cristo in modo coerente con il vangelo. Tra questi vengono in rilievo l’agire con l’amore di Dio; il vivere con integrità, compassione e umiltà; il rigettare qualsiasi forma di violenza ed il rispetto di ogni persona. Il documento termina, poi, con sei raccomandazioni rivolte a tutti i cristiani, organismi ecclesiastici, missioni, organizzazioni ed agenzie.

 

Si tratta di studiare il documento per stabilire rapporti di rispetto e fiducia con persone di altre fedi e non a scapito della propria identità religiosa, che deve essere rafforzata, approfondendo, allo stesso tempo, la conoscenza e la comprensione delle diverse religioni. Infine, nella situazione attuale del mondo, è necessario lavorare per la giustizia, il rispetto ed il bene comune; pregare per il bene comune, tenendo presente che la preghiera è parte integrante della vita cristiana e della missione.

 

«È un documento storico, un momento storico, e un tempo per i cristiani di destarsi ancora una volta alla chiamata alla missione e all’unità, consapevoli anche dei modi in cui Gesù ci insegna a farlo» ha affermato il dott. Geoff Tunnicliffe, segretario generale della WEA, nel corso di una conferenza stampa nel Centro Ecumenico di Ginevra. Ha, inoltre, sottolineato come il documento sia un’importante conquista, perché mostra che tutti i cristiani del mondo, di diversa provenienza e tradizione, possono lavorare insieme. Da parte sua, il dott. Olav Fykse Tveit, segretario generale della WCC, ha commentato: «Invieremo il documento a tutti i nostri associati nella speranza che questi possano considerare queste raccomandazioni una fonte d’ispirazione per il loro codice di condotta, a seconda dei rispettivi contesti».

 

Il documento si propone di chiarire anche alcuni equivoci spesso divenuti luoghi comuni pericolosi, come il problema scottante, soprattutto in Asia, delle conversioni. Il cardinale Jean-Louis Turan precisa che «le raccomandazioni potranno aiutare a diminuire le tensioni e presentare la verità di Dio in maniera credibile al mondo che ci circonda». Il presidente del PCID assicura che il testo non vuole nascondere nessun secondo fine, ma desidera piuttosto «incoraggiare le persone in un mondo pluralistico a vivere insieme in un migliore clima di dialogo nel rispetto reciproco e nella sincera amicizia». «Non si può imporre la conversione ad alcuno – sottolinea Tveit – questo è il chiaro messaggio che intendiamo affermare con questo documento».

 

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