Terra dei Fuochi in Lombardia

Allarme lanciato dal ministro per l’Ambiente Sergio Costa. Numerosi incendi di rifiuti dopo lo stop cinese all’importazione di plastiche da smaltire
ANSA/ DANIELE BENNATI

«Il WWF  chiede più controlli preventivi da parte di ARPA, della polizia provinciale e delle forze dell’ordine in questi siti sospetti – ha detto il delegato regionale per la Lombardia, Paola Brambilla – , facili da individuare come hanno evidenziato le recenti indagini della magistratura», ma anche «l’applicazione seria del divieto di miscelazione dei rifiuti che la Corte Costituzionale ha ristabilito: questo vuol dire che regione e province devono rivedere vecchie autorizzazioni, che invece  consentono questa pratica che permette legalmente di annacquare rifiuti pericolosi con diluizioni e pratiche illegali, a danno di salute e ambiente».

Secondo l’organizzazione ambientalista esiste un cartello della malavita che dalle industrie del nord della regione, specie milanesi, si fa carico di smaltire rifiuti in modo illecito attraverso il deposito e lo stoccaggio irregolari in capannoni, centri di raccolta e simili, per poi appiccare il fuoco e confondere le tracce.

Sempre il WWF scrive che la destinazione finale dei rifiuti tossici, se non è il deposito incontrollato, spesso è il sottosuolo.

E la terra bresciana è la nuova “terra dei fuochi”, con quasi 80 siti contaminati concentrati in pochi comuni funestati dalla localizzazione di discariche.

Ma c’è anche lo smaltimento illecito dei rifiuti liquidi, che vengono sparsi nei campi mascherati da fanghi, in assenza di serie regolamentazioni.

Preoccupano la serie di incendi in Lombardia, 17 dall’inizio dell’anno. «La guerra dei rifiuti in Lombardia è una battaglia che intendiamo combattere con fermezza e risolutezza da subito. La Lombardia è terra dei fuochi come il resto di Italia, anche per la Lombardia stiamo scrivendo la norma Terre dei Fuochi»: così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa sui due ultimi incendi divampati nella notte a Milano e nell’hinterland.

Più cauta ma notevolmente preoccupata la vicesindaca di Milano, Anna Scavuzzo che dice: «Prima di fare un’affermazione del genere, è importante raccogliere tutte le informazioni utili e aspettare tutte le indagini necessarie».

Anche se i fatti pare confermino pienamente quella che è la definizione data dal Ministro.

Da quando la Cina ha chiuso le frontiere all’importazione di rifiuti plastici, gli stabilimenti italiani non riescono a smaltire le quantità che conservano e i roghi sono diventati più frequenti.

Diversamente rispetto al passato, non si trovano nelle indagini “tracce” di ‘ndrangheta e criminalità organizzata. Almeno per ora, anche se il recente arresto di sei persone nel Pavese tutte accusate di stoccare rifiuti illeciti in capannoni per poi darli alle fiamme, lascia presagire un traffico poco chiaro intorno a questa merce sempre più difficile da gestire.

La pensa così il presidente della Regione Attilio Fontana che ha dichiarato: «È un problema sicuramente grave, bisogna monitorarlo, bisogna fare in modo che siano presenti più incisivamente le autorità che combattono la criminalità perché molte volte, se non quasi sempre, dietro ci sono discorsi di criminalità organizzata»

 

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