Termini Underground

La scuola di danza sotto la stazione di Roma recupera dall’esclusione centinaia di ragazzi italiani e migranti

Angela è ballerina, regista e coreografa. Ha anche appena compiuto cinquant’anni e, diciamocelo, li ha festeggiati con una certa soddisfazione, perché guardandosi indietro, si è resa conto di essere riuscita a tener fede a quell’impegno preso tanti anni prima…

Era il 2005, il mese di giugno per la precisione. Angela Cocozza, foggiana, mentre collabora con un coreografo hip hop per la messa in scena di uno spettacolo, nota che una sua giovanissima ballerina, d’origine cubana, salta frequentemente le prove. Scopre che gli altri ragazzi la ritrovano spesso, al mattino presto, alla Stazione Termini, ubriaca e “fatta”.

«Una mattina, saranno state le quattro, mi chiamano chiedendomi di aiutarli a recuperarla perché è in un brutto stato. Non so perché, ma non ci ho pensato un attimo. Mi sono vestita e sono uscita nel buio di Roma. Così, sono andata per la prima volta alla Stazione Termini ed ho visto con i miei occhi».

Tra quei ragazzi strafatti, all’alba, dopo una nottata di baldorie, Angela riconosce anche la figlia di una sua cara amica. «Forse, sarebbe stato più facile voltarmi e farmi gli “affari miei”, ma non ce l’ho fatta. Ho pensato: cosa posso fare? Cosa so fare veramente che posso mettere a disposizione di questi ragazzi? Non sono ricca, non sono potente, non sono importante, sono una donna sola che costruisce la sua vita giorno dopo giorno per offrire un futuro a suo figlio. Però, so ballare e il teatro è la mia casa. Così, ho aperto le porte del mio mondo e loro sono entrati!».

Angela si accorge che tra quei ragazzi “bradi”, come li definisce lei, c’è tanto talento: «Solo che, se non hai neanche i soldi per vivere, è difficile dedicarsi alla danza e all’arte». Così, decide di portare il primo gruppo di giovani nella palestra dove insegna, in via Cavour.

«Penso che la mia abilità sia stata solo quella di trattarli normalmente. Li facevo danzare e basta. Io non avevo una preparazione da educatrice, li ho sempre trattati da persone. Niente danzaterapia. Di terapie ne facevano già troppe. Solo danza».

Dopo due anni, arriva la proposta di usare i locali dell’ex Dopo Lavoro Ferroviario della Stazione Termini: locali “underground”, proprio sotto terra, sotto il binario 23. Pareti rosse, pavimento a scacchi bianchi e rossi, è lì che nasce Termini Underground, scuola di hip hop, breakdance, dance hall, afrobeat e di tanti altri stili. Soprattutto, progetto sperimentale di prevenzione per giovani a rischio di esclusione sociale aperto anche ai loro coetanei provenienti da situazioni familiari più stabili e sicure.

«Li ho sfidati a formarsi, a vedere la danza e l’arte, come un lavoro, non solo come un divertimento,» spiega Angela «con il talento ma senza disciplina non si ottiene nulla. Se non vengono a lezione io non li faccio ballare a teatro. La danza è un’arte faticosa… La disciplina copre il resto. Così, hanno intravisto un’altra possibilità per se stessi, una speranza». Ora, i primi ragazzi con cui ha cominciato dodici anni fa si sono emancipati e insegnano a loro volta dentro Termini Underground.

Negli anni sono stati coinvolti centinaia di ragazzi tra cui tanti immigrati di prima e seconda generazione, profughi, ragazzi usciti da comunità per il recupero di tossicodipendenti. Con Termini Underground è nata anche ALI (Arte, Lavoro, Integrazione Associazione Onlus) compagnia integrata di arte e di educazione, specializzata in progetti artistici a sfondo sociale. Oggi, intorno alla scuola, gravitano circa cinquecento persone, anche persone “normali”, con la passione della breakdance o dell’hip hop.

«Termini Underground è diventato un microcosmo che rispetta il macrocosmo. Qui vengono ragazzi italiani e migranti, loro non sentono la differenza, sono già “integrati”, sono già amici, sono avanti. Le speculazioni sull’integrazione, anche delle seconde generazioni non rispecchiano la realtà dei giovani. Sono gli adulti, siamo noi ad averne bisogno, a dover essere integrati».

L’unica preoccupazione di Angela, mentre soffia le candeline, è l’avviso di sfratto che pende su Termini Underground: «Io ho fatto la mia parte, ho tenuto fede all’impegno preso. Altri no, e così adesso siamo in questo stato di sospensione». Per il suo impegno a favore dei giovani, nel 2007, Angela Cocozza ha ricevuto dalle mani dell’allora presidente Ciampi, la medaglia d’argento al valore civile.

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