Sulle ali dello spirito

Ravenna Festival 2006 Se c’è una persona che io vorrei incontrare, per vedere in faccia chi era quest’uomo che racchiudeva in sé tanta sconfinatezza… non chiederei Bach, Leonardo, Michelangelo, ma Mozart. Egli ti dà l’idea di qualcosa in più che esiste da qualche parte e che in lui si è fatta musica, si è fatta umana. Dice questo Riccardo Muti, e accenna pure all’inconsapevole senso della trascendenza innato nel Salisburghese. Sono affermazioni forti. Ma osservando Muti con i suoi giovani dell’Orchestra Cherubini durante le prove del concerto su Mozart sacro al Teatro Alighieri si ha la riprova della sincerità di questa convinzione e di come la sappia infondere, con un amore affettuoso e fermo ad una compagine dove – a differenza di altre formazioni analoghe – le prime parti non sono solisti di fama ma esclusivamente giovani. Così, in un’atmosfera che il maestro raccomanda di raccoglimento, in quel silenzioascolto dove può passare l’anima del genio e regalarci una goccia di quel paradiso di cui sentiamo la necessità in questi tempi di arsura,Mozart canta l’Ave verum, dipanato come una preghiera dolcissima; poi, l’Exsultate, Jubilate (gioioso ma non brillante, come sembra l’abbia inteso il soprano Adriana Kucerova), e – dopo il Te Deum di Haydn – i Vesperae solemnes de confessore in cui il quartetto di solisti (la qui brava Kucerova, il fervido contralto Marianna Pizzolato, l’elegante tenore Juan Francisco Gatell e il denso basso Maurizio Lo Piccolo) si è espresso con precisione e affiatamento, insieme all’orchestra vibrante dietro il gesto cantabile del direttore e con i coristi del Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor, che hanno Mozart nel sangue. Una bellezza rara. Tanto che Muti ha voluto concludere il concerto riproponendo l’Ave verum, che è secondo alcuni il punto massimo artistico raggiunto dal compositore. Certo è che il direttore conosce, perché ama,Mozart come pochi e il premio offertogli, a sorpresa, dal prestigioso Coro viennese non ha solo significato un’amicizia consolidata, ma la riconoscenza per un interprete che da anni esplora un musicista che, a parer suo, è espressione di altri mondi, di altre possibilità che in lui si rivelano. Altra atmosfera, ovviamente il giorno prima nei colori fiammeggianti di Rimskij-Korsakov (La grande Pasqua russa, suite dal Gallo d’oro) e barbarici di Stravinskij (La sagra della primavera) eseguiti con ardore straripante dall’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, diretta dal sempre raffinato Jurij Temirkanov. Un’immersione terrestre per passare poi con Mozart a volare sulle ali dello spirito.

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