Storie di giovani

Due film “Falcon Lake” e “ Passages” esplorano con modi e sensibilità diverse gli anni dell’adolescenza e della giovinezza
giovani
Charlotte le Bon, regista del film "Falcon lake".

Vacanze nelle campagne del Quebec di fronte a un lago che la leggenda dice popolato da fantasmi. Due giovani, Bastien di 13 anni, goffo e timido, e Chloè, sedicenne più audace, si ritrovano insieme alle rispettive famiglie in un cottage. Esplorano la natura, lui timidissimo e alle prese con i primi turbamenti, taciturno e solitario, sensibile, lei che è più svelta eppure mantiene oltre una certa sfacciataggine le sue paure più nascoste. Soprattutto una: di rimanere sempre  da sola. Nasce un dialogo, un’amicizia, anche un primo sentimento che porta alla scoperta di un legame forte che attira e fa paura al tempo stesso.

Il mondo degli adulti si rivela rozzo in contrasto con la sensibilità accesa dei due (bravissimi) protagonisti,  in mezzo ad una natura un poco sfatta, inquietante, misteriosa che dice molto con la sua sola presenza grazie alla fotografia chiaroscurata che ama le ombre e i cieli notturni più che il pieno giorno, favorendo il mistero della attrazione fra i due ragazzi.

Lui prova le prime esperienze: l’alcol, il fumo, forse una “prima volta” con lei in modo pudico, sospeso e ingenuo. In lui rimane qualcosa di profondo come pure anche in Chloè. Gli adulti non capiscono, non se ne accorgono, vivono su un altro pianeta. I ragazzi sono soli. Lei poi sparirà alla fine delle vacanze come il lago e il fantasma inquietante, se c’è. Delicato e introverso, il film Falcon Lake diretto da Charlotte Le Bon è un dramma romantico certamente con qualcosa di sospeso, di indeciso, come se dovesse accadere chissà cosa nella vicenda dei due adolescenti che la regista accarezza con una nostalgia di giorni perduti, di ricordi forse personali per il mistero che questa età della vita racchiude.

Altra cosa è Passage – in uscita il 17 e presentato al Festival di Berlino. Nella Parigi di oggi, tre vite, tre giovani – due uomini una donna – si trovano ad incontrarsi, prendersi, lasciarsi e forse riprendersi. 

Tomas è un regista che ha terminato il suo primo film, è lunatico, narciso, ama il suo amico Martin, anzi psicologicamente lo soggioga. S’innamora di Agathe, alla follia, e i tre vivono insieme. La cosa non funziona, Agathe rimane incinta, vorrebbe tenersi il bambino, Tomas è insicuro, instabile, irresponsabile. In crisi pure con Martin.  Bugiardo, costringe Agathe ad abortire, Martin a rifarsi una vita e lui vaga da solo e smarrito per le strade di Parigi. Quello che il film diretto da Ira Sachs racconta è la sconcertante fluttuazione emotiva e sentimentale dei giovani, la libertà sessuale, l’indecisione e la grande voglia di felicità, impedita da un egocentrismo quasi insopprimibile. Ma non in tutti. Se Tomas rimane sé stesso, Agathe e Martin hanno il coraggio di pensare e di cercare forse un amore più vero. La fotografia è raffinata, le scene sono talora crude, la recitazione credibile. In fondo, si tratta di un dramma  molto intimo nel mondo giovanile, di cui il film vuol essere un racconto e uno specchio, ma non una risposta, lasciata allo spettatore.

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