Start-up a carattere familiare

Riprende la vita normale dopo la pausa natalizia. Tutto è come prima? Con qualche sorpresa. E l’impegno a re-inventarsi

Per la maggioranza degli italiani la giornata di oggi segna il ritorno alle normali occupazioni dopo la lunga pausa natalizia: ufficio, scuola, stadio (già ieri a dire il vero), bar con gli amici, palestra (la dieta comincia!)… Riprendiamo ad informarci: Israele “scopre” l’Isis (sembra), muore Rafsanjani (ipotetico “moderato” iraniano), Trump non si sa bene cosa voglia fare, Grillo lascia Farange, Gentiloni c’è ancora, il progetto Erasmus compie 30 anni, Higuain segna un’altra doppietta e Bacca ritorna a segnare…

Tutto come prima? Per certi versi sì, per altri no. Perché la lunga notte economico-politico-culturale che sta vivendo il nostro Paese da vent’anni in qua sta spingendo le coscienze civili di tanti italiani a “re-inventarsi”. È questo un verbo che negli Stati Uniti è normalità, ma non certo da noi, Paese di “una vita alle Poste”: ricordo un amico informatico che negli Usa, dall’oggi all’indomani, da grande manager della Silicon Valley si ritrovò per strada e mise su un ristorante di hamburger, cose che da noi fanno difficoltà ad accadere.

E tuttavia, di fronte alla disoccupazione e alla frustrazione crescente, tanti di noi sono “costretti” a ripartire dando spazio a quella gran qualità che è la creatività. Si parla tanto di start-up, cioè di società nascenti da un’idea più o meno geniale sul modello statunitense, ma le nostre “imprese staminali” hanno un carattere particolare: sono molto più familiari e si basano sul capitale risparmiato dalla gran parte dei nuclei sparsi equamente sul Paese, dal Nord al Sud.

Ecco, caro Gentiloni, ma anche cari Grillo e Berlusconi, guardiamo quest’anno alla famiglia. È forse l’unica vera risorsa che ci è rimasta in Italia. Prima che sia troppo tardi, diamo ad essa il fiato per respirare e per inventare, anche in campo economico. È l’investimento più sicuro che si possa fare, con buona pace di chi la vorrebbe vedere ridotta a poca cosa.

Innanzitutto guardiamo a quel quarto di famiglie italiane che non ce la fanno, e che hanno vissuto la pausa natalizia come un’enorme frustrazione. Poi favoriamo i suoi investimenti, sosteniamola nei servizi pubblici, lavoriamo perché l’enorme capitale risparmiato dalle famiglie entri maggiormente in circolo creando lavoro.

 

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