Lo sconosciuto
Mentre svolgeva il suo lavoro volontario di utilità per la comunità, il pensionato Gino si sentiva rivolgere espressioni offensive da uno sconosciuto che passava saltuariamente. Non gli rispondeva, ma all’inizio la cosa gli faceva male; solo dopo riusciva a comprendere che quell’uomo doveva avere in animo qualcosa che gli rendeva impossibile vivere in serenità, o almeno con umanità.
Pensava spesso a quell’uomo ben vestito ma con un’ombra truce nello sguardo, e si chiedeva perché avesse questo atteggiamento nei suoi confronti, senza alcun motivo. La cittadina era pur piccola ma nessuno lo conosceva bene e Gino restò con i suoi dubbi, certo che qualcosa occorresse fare.
Un giorno si decise e, apostrofato di nuovo con malagrazia dall’uomo, Gino prese a rispondere con un disarmante saluto, comunque. Dopo qualche tempo, lo “sconosciuto” non lo aveva più importunato, ma rispondeva con un cenno distaccato al saluto… Fino a quel giorno, quando se lo era ritrovato alla porta di casa, con una richiesta di aiuto.
Contro ogni considerazione umana
Gli aveva chiesto, con una certa umiltà, di potergli somministrare le iniezioni prescritte per la sua malattia. E non aveva accennato per nulla al pessimo comportamento usato nei suoi confronti. Non una espressione di scusa, non una spiegazione.
Gino era molto stupito, ma aveva riconfermato la sua disponibilità a far posto in cuore suo a quell’uomo burbero e dallo sguardo duro… così solo da fare una richiesta delicata ad una persona che di recente aveva offeso. Pensò che la sua domanda fosse suggerita da un vero bisogno impellente e, facendosi trasportare solo dalla comprensione contro ogni considerazione umana, aveva eseguito le iniezioni.
Il saluto dello sconosciuto era diventato una risposta più convinta e pareva che la gratitudine avesse levigato la durezza del carattere.
Da sconosciuto a fratello
Qualche mese era passato e la notizia che lo “sconosciuto” era in ospedale, abbandonato da tutti, era rimbalzata fino a Gino. Si era interessato e, avendo saputo che le condizioni erano assai gravi, si era recato a trovarlo in tempi difficili, a causa della pandemia. Lo aveva trovato completamente debilitato e ormai senza speranza.
Dopo qualche giorno di visite, aveva condiviso con lui un’Ave Maria provvidenziale, che aveva introdotto poi a un breve percorso di riconciliazione con un sacerdote. Erano decenni che lo “sconosciuto” non pregava e non si avvicinava a un sacramento, ma la tenacia e il grande amore per l’umanità di Gino aveva vinto e il malato aveva chiuso gli occhi sereno.
Lo “sconosciuto” era deceduto da “fratello”, e la dignità ritrovata aveva il sapore dell’amicizia spirituale.
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