La guerra mutante

Il bombardamento di Toropets, nel Tver russo, da parte di uno sciame di droni ucraini, e l’esplosione di migliaia di cercapersone e di walkie-talkie degli Hezbollah libanesi confermano che le guerre stanno cambiando radicalmente
Un'immagine dei funerali di una delle vittime delle esplosioni dei cercapersone in dotazione a Hezbollah, Beirut, 19 settembre 2024. Foto EPA/WAEL HAMZEH

Settimana calda sui fronti delle due guerre alle porte dell’Europa: quella d’Ucraina, che s’avvia verso i tre anni di durata, e quella tra israeliani e palestinesi, che invece tra qualche giorno “festeggerà” il suo primo compleanno di tragedia continua. Sia il bombardamento da parte delle forze ucraine del sito di immagazzinamento dei missili Iskander a settecento chilometri dalla frontiera di Kiev, sia lo scoppio di migliaia di cercapersone e walkie-talkie nelle mani dei miliziani di Hezbollah in Libano e Siria, suscitano non poca sorpresa per le modalità in cui sono avvenuti. In un articolo precedente s’era sottolineato come le due guerre alle porte dell’Europa stessero mutando pelle, e che le vie percorse fossero inedite nella forma (forse meno nella sostanza, la guerre c’est la guerre): gli eventi ultimi sembrano proprio confermarlo.

Emerge chiaramente come i due eventi citati traggano origine dai progressi tecnologici nelle comunicazioni, dovuti alla rivoluzione digitale, e in questo senso credo ci si debbano aspettare ulteriori sviluppi ancora più sorprendenti. Appare evidente come questi nuovi strumenti che operano in modalità digitale siano gestibili anche da entità militari non eccelse, come quella ucraina, o da singoli servizi segreti che non operano in modo tradizionale. Tali operazioni sembrano, comunque, avanzare sulla “messa in opera” di strumenti e azioni che mirano a colpire “chirurgicamente” i nemici, cercando di evitare i “danni collaterali” (detestabile eufemismo) sui civili. È chiaro, queste operazioni non potranno mai evitare completamente tali conseguenze nefaste sugli innocenti, ma fa impressione da una parte la “personalizzazione” delle azioni belliche non tradizionali offensive (i cercapersone esplosi hanno colpito in modo precipuo i loro affidatari) e la loro capacità di creare danni enormi con azioni in fondo a buon mercato (i droni che costano poche migliaia di euro, o dollari, hanno fatto danni calcolabili in centinaia di milioni di dollari, o euro).

Questi eventi aprono anche un grave problema politico ed etico: qual è la frontiera tra guerra e terrorismo? Iran ed Hezbollah hanno non a caso accusato Israele di usare strumenti e tattiche terroristiche: le migliaia di esplosioni avvenute in Libano e Siria avevano effettivamente una “filosofia terroristica”, come testimoniano le esplosioni “in seconda battuta” avvenute nel corso dei funerali delle vittime della prima serie di esplosioni della vigilia. Mentre il Cremlino, di fronte all’invasione della regione di Kursk e del bombardamento del deposito di Toropets, ha reagito col silenzio o con accenni volanti a “minacce di natura terroristica” che testimoniano la difficoltà di reagire a manovre non militari che hanno effettivamente lo stesso effetto delle operazioni terroristiche.

Non si finirà mai di sottolineare la gravità del momento. Non sappiamo dove questa escalation porterà, anche perché la frustrazione generata da tali operazioni nella mente e nell’orgoglio delle vittime può in queste ultime provocare uno smisurato desiderio di vendetta “poco razionale”, e dopotutto “poco rispettoso” delle convenzioni delle guerre tradizionali. Tantopiù che le nuove armi digitali non sono ancora regolate da nuove e adeguate convenzioni internazionali. I futuri sviluppi delle due guerre del Donbass e della Terra Santa non si giocheranno tanto nei campi tradizionali e “analogici”, e perciò non è possibile prevederli più di tanto.

Fatto sta che nel frattempo lievita non solo la violenza ambientale, ma anche il bollettino delle morti provocate dalle due guerre, talvolta con numeri eccessivi, come la recente ricerca che valuta a più di un milione le vittime nel Donbass dal 2021, ma comunque sempre in crescita. E crescono anche i morti, i feriti e i profughi per i famosi danni collaterali che colpiscono gli innocenti, i minori, le donne, i disabili, i poveri.

La guerra è sempre sporca e menzognera: sta diventando addirittura sozza.

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