Sport e legalità a Scampìa

Il rispetto delle regole, ma anche di sé e dell’avversario, il sacrificio, il senso di appartenenza, l'impegno per il bene comune: le attività sportive possono insegnare questo ed altro ai giovani, anche a quelli che vivono nei quartieri più disagiati. Una testimonianza
vele di scampia

Una provocazione: organizzare un convegno su “Sport e legalità” a Scampia. Parola che evoca, in chi si limita a letture superficiali e parziali della realtà, tutt’altro che legalità, rispetto delle regole, valori positivi. La scelta del sovrintendente scolastico della provincia di Napoli Lucia Franzese, che ha fortemente voluto l’evento lavorando di sponda col collega della regione, è stata ardita, ma azzecchatissima.

C’erano tutte le autorità civili: il presidente della municipalità, dirigenti dell’esercito e della marina, il dirigente scolastico ospitante, ma soprattutto chi quotidianamente contrasta la criminalità. Figure non così conosciute dalla foltissima platea dei giovani convegnisti, ma che della dignità e dell’impegno civico e del rispetto della legalità ha fatto l’opzione fondamentale della propria vita, anche mettendola a rischio: l’ex procuratore capo della procura di Napoli Giovandomenico Lepore e il neoprocuratore di Reggio Cafiero De Raho. Con la loro testimonianza e la loro presenza hanno assicurato che lo Stato è presente e che sta vincendo la sua battaglia contro le organizzazione malavitose. Ho provato un sussulto di orgoglio al sentire tali affermazioni: lì, in quella realtà sociale e alla presenza di centinaia di liceali.

Poi è stata la volta di personaggi che hanno scritto la storia e scrivono il presente dello sport italiano. Adriano Panatta, Pino Maddaloni e Clemente Russo. Campioni nello sport, ma soprattutto nella vita. In maniera diversa hanno raccontato come il sacrificio quotidiano, la dedizione agli obiettivi in cui hanno creduto, ma soprattutto i valori positivi sperimentati nella pratica delle loro discipline sportive li abbiano aiutati a crescere come uomini e cittadini attivi. Modelli eccezionali e prossimi ai nostri ragazzi. Maddaloni e Russo, due scugnizzi che continuano a vivere e spendersi per il bene della loro gente. Non posso che condividere, poi, il grido disperato del padre di Pino Maddaloni, suo allenatore, che assieme al figlio olimpionico gestisce una palestra di judo che ora rischia di chiudere che per l’impossibilità di pagare le bollette delle utenze. Palestra che letteralmente toglie dalla strada centinaia di ragazzi, ospitandoli gratuitamente o con rette simboliche, accompagnandoli nel difficile e burrascoso viaggio della vita. Ragazzi affidati loro dal tribunale per scontare pene alternative, figli di immigrati, ecc. Ragazzi con un passato, un presente e un futuro difficile che i Maddaloni formano sportivamente ed educano umanamente.

Dicevo del convegno. Mi ci sono sentito a casa. Da anni condivido le aspirazioni, i sogni e le passioni degli aderenti alla rete di Sportmeet. Siamo convinti che lo sport possa dare un contributo determinante alla costruzione di una società dove il principio di fraternità sia il sale delle relazioni umane. Per questo, da tempo, con tanti altri che credono che ciò sia possibile, incontriamo e giochiamo con i ragazzi e i giovani dei quartieri di Scampia e Chiaiano. Con loro cresciamo e sperimentiamo che il rispetto delle regole, il rispetto di sé e dell’avversario, il sacrificarsi per un obiettivo positivo, il senso di appartenenza ad una squadra e il lottare perché vinca, possa poi trasformarsi, in futuro, nel lottare per il bene comune. E qui la politica deve prendersi tutte le sue responsabilità affinché le speranze che nascono nei ragazzi e nei giovani di questi territori, che scelgono coscientemente un percorso virtuoso e d’impegno tanto più faticoso qui che altrove, non si infrangano contro la mancanza di opportunità e siano così facili prede delle associazioni malavitose. Penso al lavoro, che nelle nostre terre manca disperatamente! 

Quanto è difficile credere in un domani migliore, che si possa costruire una civiltà dell’amore, appassionandosi alla legalità, in mancanza di opportunità future? Alla politica, alle istituzioni è deputato il compito di crearle, ma al di fuori da logiche clientelari e assistenziali. Opportunità lavorative per i nostri giovani, opportunità di realizzazione umana, di impegnarsi per un futuro possibilmente felice. Solo così la legalità, grazie anche alla funzione specifica che lo sport assicura, sarà convincente e appassionante per le nuove generazioni delle nostre terre. Solo così la legalità potrà essere vincente!

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