«Sono Rosa, figlia di una vittima innocente di mafia…»

Giovani in prima linea contro la criminalità alle Settimane sociali. Un impegno che continua.
Settimane sociali

La serata conclusiva della Settimana Sociale 2010 è stata organizzata dai giovani della Pastorale Giovanile della Diocesi di Reggio Calabria. In piazza, sopra un palco ricco di colori e di immagini, davanti ad un pubblico variegato, si sono alternate musiche e parole, con la testimonianza di tanti giovani capaci di andare avanti oltre ogni sfida. Tra questi anche Rosa, che ha perso il padre – innocente –  in un agguato di mafia. Ecco le sue parole, pronunciate con forza, e accolte in più momenti da caldi applausi.

 

«A quasi vent’anni dalla morte di mio padre, e nonostante il riconoscimento di vittima innocente della criminalità organizzata, i mandanti, gli esecutori e i motivi di questo omicidio sono a tutt’oggi avvolti nel mistero di un caso archiviato. Io avevo solamente 14 anni ed è solo grazie alla forza e al coraggio di mia madre che io ed i miei fratelli più piccoli siamo cresciuti in una maniera normale. Dico questo perché a quel tempo la città non è riuscita a rompere il velo di paura e omertà per darci vicinanza e solidarietà e soprattutto per riconsegnare a sé stessa, nel tempo, la memoria ed il ricordo di un suo cittadino.

 

Oggi si rivive un clima di paura simile a quello già provato negli anni novanta, con un’escalation crescente di attentati verso le istituzioni e i componenti di esse. Non voglio dire che queste sono persone che lottano contro le mafie, ma semplicemente che sono persone che fanno unicamente il proprio dovere con impegno e dedizione. Oggi, a differenza di allora, si avverte finalmente un segnale di ribellione sociale. Però, oltre ad essere espresso con le manifestazioni e gli attestati di solidarietà, dovrebbe manifestarsi anche in azioni costanti e concrete perché pervenga ai magistrati, alle forze dell’ordine e alle cariche istituzionali che quanti chiedono a voce sempre più alta giustizia e legalità sanno che queste devono essere irrinunciabili per la vita di ciascuno di noi, nel nostro piccolo e nel nostro ambito lavorativo.

 

Io stessa per la mia tesi di laurea in Architettura ho scelto di affrontare il tema del riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata ed assegnati al comune di Reggio Calabria. Questa scelta mi ha permesso di incontrare l’Associazione Libera, con la quale ho collaborato per la stesura del mio lavoro. È stato così che ho conosciuto la realtà e l’impegno di questa associazione, che da anni collabora nel territorio con tutti i cittadini, ed ho deciso di farne parte, per lavorare con loro, sapendo che anche così la memoria ed il ricordo di mio padre resteranno sempre vivi».

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