Sogna ragazzo, sogna…

La storia di Alessandro Florenzi, ormai famoso dopo l’incredibile gol al Barcellona. Un ragazzo sobrio, educato, che non si è montato la testa e non dimentica. Mentalità da grande, polmoni inesauribili e cuore da bimbo appassionato
Florenzi

Questa nostra copertina settimanale sportiva è dedicata ad una figura che concorre al “Bello del calcio”: ci sono volti, gesti, caratteristiche che portano questo sport #OltreLaBarriera, per usare una categoria da social network per noi particolarmente significativa. Ci piace guardare oggi ad Alessandro Florenzi, che rende merito alla felicità di questo sport: un collante di gioia collettiva, di unità, oltre barriere di ostilità, competizione esasperata, cifre faraoniche per pochi eletti.

Tutto vero!

«Avevo visto il portiere fuori dai pali: ho visto la palla avvicinarsi piano piano. Non so esattamente quando ho guardato la porta. È stata una grande emozione, sono felice di aver segnato un goal che è valso anche dei punti per la Roma. Tanta gente, come me, non se l’aspettava ed ha esultato come me, quasi incredulo. Ha capito che ho fatto una cosa importante: il primo è stato De Rossi (capitano, ndr) che ha messo le mani sulla testa e poi è corso da me». Cominciamo da queste parole, pronunciate da “Sandrino” Florenzi al canale Youtube ufficiale della AS Roma, dopo un gol da 45 metri contro i campioni d’Europa del Barcellona, la scorsa settimana: «Potevo esultare diversamente, magari avrei fatto il giro dell’Olimpico 3-4 volte, poi però sono stato sommerso dagli abbracci dei compagni e forse è questa la migliore esultanza. Il primo pensiero è stato: è entrata davvero? Poi quando ho sentito esultare tutti ho capito che era tutto vero».

Florenzi chi?

Forse serviva un gol straordinario, perché il nostro calcio si accorgesse di ciò che lo rende bello. Romano nel cuore da sempre, classe 1991, Sandrino è nato e cresciuto a Vitinia, rione a sud ovest della capitale, sulla Via del Mare. Un quartiere che nella stagione 2011-12, il sabato alle 15, si svuotava: “tutti avevano fatto l’abbonamento a Sky per vederlo giocare in Serie B con il Crotone”, raccontano da queste parti. Non è il primo, e speriamo non sarà l’ultimo volto del nostro grande calcio, ad essere giudicato “un ragazzo tranquillo, a modo, molto educato”, come dicono di lui. Ci sono noti due aneddoti che quello “zio” Pietro, affettuosa figura che lo ha visto crescere nel palazzo di quello stesso quartiere in cui vive, riportò alcuni anni fa ai colleghi di www.ilromanista.it: «Ricorderò sempre quando all’età di 4 anni, vestito con il completino della Roma e il pallone sottobraccio, lo vidi scendere le scale. Lo fermai è gli chiesi: ‘Dove stai andando? Vai a giocare?’. Lui rispose: ‘No zio, vado a lavora’. Alle medie andava a scuola con mia figlia, sono coetanei. Spesso mia moglie lo accompagnava a scuola con la sua macchina, dato che doveva portare anche lei: ogni volta scendendo dall’auto Sandrino la ringraziava per il passaggio. Un giorno mia moglie gli disse: ‘Non c’è bisogno che mi ringrazi ogni volta’. Lui rispose: ‘Zia, non sei mica obbligata a portarmi a scuola, quindi è giusto che ti ringrazi’».

Dai quartieri alla ribalta

Un ragazzo sobrio ed educato, il cui merito va certo alla famiglia: un ragazzo che non si è montato la testa e non dimentica, fino ad oggi, Sandrino Florenzi, che dopo avere mosso i primi calci nell’Atletico Acilia e nella Lodigiani iniziò a militare nella Roma, ad 11 anni. Francesco Rocca, il primo allenatore che lo convocò nelle nazionali giovanili, lo definì “nato per giocare a pallone”. Sempre molto corretto e praticamente mai falloso, lo si vede non di rado aiutare a rialzarsi i giocatori avversari dopo un contrasto. Anche l’esperienza in Calabria, dove ha lasciato molti amici che spesso vengono a Roma a trovarlo, sembra avere concorso a farne un giocatore di grande mentalità. Mentalità da grande, polmoni inesauribili e cuore da bimbo appassionato, da cui l’Italia sportiva era già stata colpita esattamente proprio il 21 Settembre di un anno fa, subito dopo il 2-0 firmato da Sandrino all’Olimpico contro il Cagliari: un’uscita dal campo a scavalcare le barriere pubblicitarie per arrivare in tribuna, per farsi largo tra i presenti a abbracciare la nonna, perché «non era mai venuta, neppure quando ero bambino», avrebbe spiegato fine gara.

Sogna ragazzo, sogna… e facci sognare

Il ragazzo che non ha mai nascosto di “sognare di rimanere qui, a Roma” dove ancora torna talvolta a trovare i ragazzini della scuola calcio dell’Acilia. Nella Roma, l’allenatore Rudi Garcia lo ha impiegato sostanzialmente da esterno difensivo, offensivo e da mezzala di centrocampo; l’allenatore della nazionale, Antonio Conte, ne ha fatto intanto ovviamente un punto fermo quanto meno tra i convocati, sempre in lizza per una maglia da titolare in vista dei prossimi Europei 2016, grazie anche alla sua versatilità. Alessandro Florenzi è per noi #OltreLaBarriera: sogna ragazzo, sogna… e facci sognare ancora il volto più bello del calcio.

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