#SofaGate, lo sgarbo di Erdogan a Von der Leyen e all’Unione europea

Nel corso di un delicato incontro tra i rappresentanti di Turchia e Unione europea, che doveva servire a discutere, tra l'altro, di migranti e diritti delle donne e dei bambini, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è stata esclusa dalle sedute ufficiali. Critiche al presidente della Turchia Erdogan e al presidente del Consiglio europeo Michel per quello che è stato definito "sofa-gate". Il governo turco si difende spiegando: il cerimoniale era stato concordato con l'Unione europea. E scoppia il "caso Draghi"

Un incidente diplomatico ha caratterizzato l’ultimo, difficile, incontro tra i rappresentanti dell’Unione europea e il presidente della Turchia, Tayyip Erdogan. Ursula von del Leyen, presidente della Commissione europea, è stata lasciata in piedi dal leader turco e da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, che con lei si era recato in visita ad Ankara. Di fronte ai due uomini seduti e incuranti della sua esclusione, von der Leyen ha esclamato un incredulo «Ehm», ha allargato le braccia e si è poi seduta su un divano, di fronte al ministro degli esteri turco.

In politica e in diplomazia le dimenticanze non esistono. Esistono i gesti simbolici e in questo caso l’insulto di Erdogan è stato deliberato e perciò tanto più deprecabile. Ma deplorevole è stato anche il comportamento di Michel, presidente del Consiglio europeo, l’organismo che raccoglie i capi di Stato o di governo dei 27 Stati membri dell’UE. Di fronte allo sgarbo, si è seduto, mentre avrebbe potuto rimanere in piedi con la collega. Non si è alzato per farle posto e non ha sollecitato una seduta di pari importanza per lei, avallando così la grave mancanza del cerimoniale turco. Un gesto grave al di là della maleducazione: non si è trattato solo di insultare una donna, nel Paese che per volere del presidente Erdogan è uscito dalla Convenzione di Istanbul, contro le violenze sulle donne.

Ignorare una rappresentante istituzionale, qual è la presidente della Commissione europea, significa offendere la stessa istituzione e gli Stati e le persone – dunque i cittadini europei – che essa rappresenta. È come, per capirci, se i presidenti Mattarella e Draghi, ricevuti in visita ufficiale in un altro Paese, trovassero una sola seduta d’onore ad accoglierli e uno dei due fosse costretto a trovare un posto alternativo e di minore importanza. Ecco perché ne è nato un caso diplomatico e lo stesso Michel – che col silenzio ha avallato l’insulto – è stato messo sotto accusa e sui social network ne sono state chieste ripetutamente le dimissioni.

Quando il “sofagate”, com’è stato definito, è scoppiato, il portavoce della presidente von der Leyen ha provato a minimizzare. La presidente – ha affermato Eric Mamer – era chiaramente sorpresa, come si vede dal video. Avrebbe dovuto sedersi allo stesso livello del presidente del Consiglio europeo e del presidente turco, ma ha preferito dare la priorità alla sostanza delle questioni affrontate rispetto al protocollo e alle forme.

A Bruxelles, però, pare che i due organismi istituzionali siano ai ferri corti e von der Leyen ha chiesto allo staff di fare in modo che episodi simili non si ripetano più. Anche il Ppe, Partito popolare europeo, si è espresso con durezza in un tweet: «Mettiamo le cose in chiaro. Qualcuno dovrebbe vergognarsi a causa della mancanza di un posto adeguato per Ursula von der Leyen nel palazzo di Erdogan». Da Ankara fonti del governo hanno provato a scusarsi, spiegando di aver ricevuto accuse infondate e che il cerimoniale era stato concordato con l’Unione europea.

Chiamato a esprimersi sulla vicenda, il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha affermato: «Non condivido assolutamente Erdogan, credo che non sia stato un comportamento appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dovuto subire. Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio». Le dichiarazioni del premier Draghi hanno molto irritato il governo turco. Ieri sera il capo della diplomazia turca Cavusoglu ha convocato l’ambasciatore italiano per esprimere il proprio disappunto.

Draghi

Di fronte alle critiche ricevute, invece, il presidente del Consiglio europeo Michel ha scritto un lungo post su Facebook in francese e in inglese spiegando che: «Le poche immagini che sono state mostrate hanno dato l’impressione che io sia stato insensibile a quella situazione. Niente è più lontano dalla realtà né dai miei sentimenti profondi. Né, infine, dai principi di rispetto per me essenziali. Pur percependo la natura deplorevole della situazione – ha aggiunto Michel – abbiamo scelto di non peggiorarla con un incidente pubblico, e di privilegiare la sostanza della discussione politica che stavamo per iniziare».

Come ha ricordato nel suo discorso von der Leyen, all’ordine del giorno dell’incontro c’erano quattro punti importanti. Primo: i rapporti economici. Per stimolare ulteriormente il commercio tra Ue e Turchia, «lavoreremo per modernizzare il quadro della nostra unione doganale».

Secondo punto: il confronto su temi ambientali, salute pubblica e Covid 19. Il terzo ha riguardato i possibili modi per rafforzare la cooperazione. «La partecipazione della Turchia ai programmi dell’Unione europea come ad esempio Erasmus + o Horizon Europe si è dimostrata molto preziosa in passato. E questa è una collaborazione che ci interesserebbe estendere nei prossimi anni», ha detto la presidente della Commissione europea.

L’ultimo punto ufficiale ha riguardato la cooperazione su rifugiati e migranti. Periodicamente, l’Unione europea ha elargito grossi fondi alla Turchia affinché bloccasse i flussi migratori, ritrovandosi di fatto in una posizione di debolezza di fronte al presidente Erdogan.

«La dichiarazione UE-Turchia del 2016 – ha affermato von de Leyen – resta valida e ha portato risultati positivi. Ciò riguarda principalmente i rifugiati siriani e le loro comunità ospitanti in Turchia. Ma vale anche per la lotta alla tratta e al contrabbando di esseri umani. Pertanto, ci aspettiamo che la Turchia mantenga i suoi impegni. Ciò include la prevenzione delle partenze irregolari e la ripresa senza indugio delle operazioni di rimpatrio dalle isole greche alla Turchia. Questo è per noi un impegno cruciale e sarebbe una grande dimostrazione di buona volontà che questa cooperazione in materia di migrazione funzioni. Da parte nostra, continueremo a sostenere i rifugiati e le comunità di accoglienza… Ma in futuro i finanziamenti dell’UE dovrebbero fornire sempre più opportunità per i rifugiati di guadagnarsi da vivere da soli».

Si è inoltre parlato di diritti umani. «Un partenariato tra l’UE e la Turchia ci consente di rafforzare ciò che ci avvicina, ma anche di essere molto franchi e di affrontare ciò che ci divide. Il rispetto dei diritti fondamentali e lo Stato di diritto sono fondamentali per l’Unione europea. La Turchia deve rispettare le regole e gli standard internazionali sui diritti umani».

Von der Leyen si è anche detta «profondamente preoccupata per il fatto che la Turchia si sia ritirata dalla Convenzione di Istanbul. Si tratta di proteggere le donne e proteggere i bambini dalla violenza. E questo è chiaramente un segnale sbagliato. L’Unione europea non esiterà mai a segnalare ulteriori sviluppi negativi. Ciò vale anche per un’azione unilaterale contro Stati membri dell’UE, come la Grecia o Cipro», riferendosi alle operazioni militari contro lo Stato cipriota, alle mire nei confronti del gas presente nel mare Egeo e agli altri scontri avuti col governo greco.

«Vogliamo andare avanti verso relazioni migliori in futuro. Ma – ha concluso von der Leyen – siamo all’inizio e le settimane e i mesi a venire mostreranno fino a che punto possiamo procedere su questa strada insieme». Su punti come i migranti e le intemperanze turche nei confronti di Grecia e Cipro, l’incontro ha mostrato ancora una volta la debolezza dell’Unione europea. Visto l’incidente diplomatico che si è verificato, il dialogo forse non è ripartito nel modo migliore, ma ha anche evidenziato l’intelligenza di chi ha saputo andare oltre e ha fatto capire alle parti in causa che lo scontro non è utile a nessuno.

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