Sicurezza e difesa condivise nell’Unione europea?

Il Documento di riflessione sulla difesa europea fa parte del lavoro intrapreso dalla Commissione europea per riflettere sul futuro dell’Europa, rispondendo alle necessità di integrazione nel sistema della difesa riconosciuto necessario dagli Stati membri

L’Unione europea (Ue) continua a riflettere sul suo futuro e si concentra sul tema della difesa comune. Infatti, la Commissione europea ha pubblicato un documento di riflessione sul futuro della difesa europea, delineando tre possibili scenari che non si escluderebbero a vicenda. La Commissione europea, seppure abbia più volte manifestato il fatto di voler essere una Commissione più politica rispetto alle precedenti, nel senso di guidare i processi politici, non esprime nessuna preferenza di scenario e demanda ogni decisione agli Stati membri.

Nello scenario di cooperazione in materia di sicurezza e difesa, i paesi dell’Ue deciderebbero su base volontaria e caso per caso circa la cooperazione in materia di sicurezza e difesa, mentre l’Ue continuerebbe ad essere complementare alle varie iniziative nazionali. Sarebbe comunque rafforzata la cooperazione in materia di difesa, ma la partecipazione dell’Ue alle operazioni più impegnative rimarrebbe limitata. Il nuovo Fondo Europeo per la difesa potrebbe aiutare a sviluppare alcune nuove capacità comuni, ma i paesi dell’Ue continueranno a gestire autonomamente la maggior parte degli sviluppi e dell’acquisizione delle rispettive capacità di difesa. Infine, la cooperazione tra l’Ue e la Nato conserverebbe il formato e la struttura attuali.

Nello scenario che immagina sicurezza e difesa condivise, i Paesi dell’Ue riunirebbero alcuni asset finanziari e operativi per aumentare la loro solidarietà nella difesa. Anche l’Ue si impegnerebbe nella protezione dell’Europa all’interno e all’esterno dei propri confini, assumendo un ruolo di maggiore responsabilità in settori come quello cibernetico, quello della protezione delle frontiere e quello della lotta al terrorismo, mentre rafforzerebbe la dimensione della difesa e della sicurezza delle politiche interne dell’Ue in ambiti quali l’energia, la salute, le dogane e lo spazio. Però, tutto questo presupporrebbe un maggiore coordinamento politico e un processo decisionale adatto a un contesto in rapida evoluzione. Infine, l’Ue e la Nato aumenterebbero la loro cooperazione e il loro coordinamento in un numero crescente di questioni.

Lo scenario di una difesa e sicurezza comuni, che la stessa Commissione europea definisce quello «più ambizioso», contempla l’elaborazione progressiva di una politica comune di difesa basata sull’articolo 42 del trattato Ue. Secondo tale ipotesi, i paesi dell’Ue vorrebbero assumerebbero maggiori impegni per la condivisione di scelte e azioni in materia di sicurezza, rendendo la protezione dell’Europa una responsabilità condivisa dell’Ue e della Nato. L’Ue, allora, sarebbe in grado di gestire operazioni di sicurezza e di difesa di rilievo, sostenute da un certo livello di integrazione delle forze armate degli Stati membri. L’Ue appoggerebbe i programmi congiunti di difesa con il Fondo Europeo per la Difesa, nonché istituendo un’Agenzia europea di ricerca sulla difesa.

Secondo un sondaggio di Eurobarometro di marzo 2017, il 68% degli europei vorrebbe che l’Ue facesse di più in materia di difesa. Indubbiamente, un’integrazione nel settore della difesa europea appare auspicabile nonché necessaria. Infatti, le numerose crisi in giro per il mondo, la minaccia terroristica in Europa e le dinamiche di una comunità internazionale sempre più multipolare e conflittuale mostrano quanto le questioni geopolitiche siano ancora fortemente legate alla forza militare. Inoltre, finora gli Stati europei hanno goduto del forte impegno degli Stati Uniti nell’ambito della Nato, ma la nuova amministrazione statunitense guidata da Donald Trump, oltre che essere interessata ad altri scenari geopolitici, ha anche messo in chiaro che i Paesi europei debbano essere più autonomi nella loro politica di difesa e, soprattutto, contribuire con maggiori investimenti. Questo significa maggiori spese militari ma anche e soprattutto migliori spese militari: integrare la ricerca, gli armamenti, anche le forze armate, significherebbe non avere una frammentazione tra i 27 Stati membri dell’Ue che è economicamente svantaggiosa e poco funzionale. Inutile dire che, come affermato da tempo e da molti, un’Europa della difesa presuppone un’Europa politica, cioè un’integrazione tra i paesi dell’Ue affinché le decisioni di politica estera e di difesa vengano prese di comune accordo e nell’interesse generale.

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